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I Nattravnen ci regalano uno dei migliori debut album degli ultimi anni I Nattravnen ci regalano uno dei migliori debut album degli ultimi anni Hot

I Nattravnen ci regalano uno dei migliori debut album degli ultimi anni

recensioni

titolo
Kult of the Raven
etichetta
Transcending Obscurity Records
Anno

PROVENIENZA: Svezia/U.S.A. 

GENERE: Death Metal 

FFO: Morbid Angel, (early) Amorphis, Wombbath, Sulphur Aeon 

LINE UP: 
Kam Lee - vocals 
Jonny Pattersson - all instruments 

TRACKLIST: 
1. The Night of the Raven [04:12] 
2. Suicidium, the Seducress of Death [04:00] 
3. Corvus Corax Crown [03:56] 
4. Upon the Sound of Her Wings [04:00] 
5. Return to Nevermore [04:29] 
6. From the Haunted Sea [03:39] 
7. The Anger of Despair when Coping with your Death [05:55] 
8. Kingodm of Nattravnen [04:22] 
9. Kult av Ravnen [04:38] 

Running time: 39:11 

opinioni autore

 
I Nattravnen ci regalano uno dei migliori debut album degli ultimi anni 2018-12-10 19:25:05 Daniele Ogre
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Daniele Ogre    10 Dicembre, 2018
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

"Kult of the Raven" è l'album di debutto dei Nattravnen, band svedese-americana dietro cui abbiamo due musicisti la cui carriera parla per loro stessi: alla voce Kam Lee, primo batterista (e seconda voce) dei Death oltre che fondatore e primo vocalist dei Massacre, mentre la parte strumentale è affidata a Jonny Pettersson (Heads for the Dead, Wombbath, Gods Forsaken, Ursinne...). Due veterani che hanno dunque unito le forze sotto l'egida della leggenda del Night Raven - tratto da un racconto scritto dallo stesso Kam Lee -. Il concept scelto dai nostri si sposa alla perfezione con il sound del duo, ossia un Death Metal estremamente vario che partendo da una 'base' di vecchia scuola svedese si dirama in diverse direzioni a seconda dell'influenza che i Nattravnen prendono di pezzo in pezzo, dal Death/Doom centro-europeo, fino ad azzeccatissime tastiere à la Dimmu Borgir, per passare anche, nella fattispecie in "Corvus Corax Crown", al Black svedese. Complice anche una produzione pienamente soddisfacente, i Nattravnen attraggono l'ascoltatore in un vortice fatto di Death Metal spietato dalle atmosfere plumbee, oscure. Merito di ciò va però soprattutto a Pettersson, perfetto esecutore di tutte le parti strumentali di questo disco, e Lee, che dimostra come un buon vocalist sia un po' come il buon vino, migliorando invecchiando: tra i tanti progetti passati ed attuali, non credo di sbagliarmi se affermo che quella offerta in questo "Kult of the Raven" sia la miglior performance dell'artista statunitense. Pezzi come "Suicidium, the Seductress of Death" - primo singolo estratto da quest'album -, la già citata "Corvus Corax Crown" e la seguente "Upon the Sound of Her Wings", o ancora "From the Haunted Sea" e "Kingdom of the Nattravnen" lasceranno di sicuro soddisfatti i deathsters degni di tal nome che avranno a che fare con questo monolitico debut album. Ma tra tanti (praticamente tutti) brani riusciti, ce n'è uno che si erge non solo a migliore dell'intero lotto, ma anche probabilmente tra i migliori pezzi Death Metal di questa annata: "Return to Nevermore" vale praticamente da sola l'acquisto del disco: riff e sezione ritmica che riportano alla mente i Morbid Angel di "Formulas Fatal to the Flesh" e "Gateways to Annihilation" - un sound duro, roccioso, claustrofobico - su cui si stagliano le cupe vocals di Kam Lee, con una parte finale in cui le tastiere tornano protagoniste dando quel tocco atmosferico che rende ancor più un capolavoro questo brano.
Se amate il Death Metal nella sua più pura accezione del termine, allora amerete di sicuro "Kult of the Raven" dei Nattravnen. Il duo svedese/americano è riuscito a tirare fuori un unico imponente monolite di 40 minuti da ascoltare tutto d'un fiato, a cui è difficile resistere nel premere di nuovo PLAY arrivati alla fine. Una nota di merito va fatta alla Transcending Obscurity Records: la label indiana si appresta a chiudere un 2018 sontuoso, probabilmente l'annata migliore dalla propria nascita; un'annata che si chiude con dischi come quello che abbiamo già recensito dei Master o questo debutto dei Nattravnen e che proietta l'etichetta di Kunal Choksi verso un 2019 che, ne sono sicuro, la vedrà ancora una volta protagonista.

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