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Distruzione: Recensione dell'omonimo C.D. del 2015
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Ultimo aggiornamento: 05 Agosto, 2018
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Se vi state chiedendo che senso ha fare una recensione di un C.D. uscito tre anni fa ve lo spiego subito. Saputo che sarebbe arrivata in redazione copia dell’ultimo lavoro dei Distruzione (l’ E.P. “Inumana” uscito a marzo 2018) ho deciso che era tempo di recuperare ciò che dovevo a Dimitri (Corradini, bassista della band n.d.a.) ovvero la recensione del C.D “Distruzione” uscito per Jolly Roger Records nel 2015. I Distruzione, da Parma, sono uno dei gruppi più longevi della scena dell’Emilia Romagna. Dopo una carriera durata dal 1990 al 2007 la band ha subito uno stop e, nel 2011, ha ripreso il suo corso. Cosa si cela nelle 10 tracce del C.D si capisce sin dall’inizio affidato alla terremotante “Il signore Delle Mosche” . Il quintetto vi sbatte in faccia una violenza contrassegnata da una voce, quella di Devid Roncai, che urla rabbia e disperazione. Quello che colpisce andando avanti nell’ascolto è che le ritmiche si rifanno ai canoni del Death/Thrash con chiari riferimenti a Bulldozer, Slayer e Metallica. Se mi state dando del visionario perché ho tirato in ballo la band di Hetfield & compagni, provate a sentire gli intrecci delle chitarre di Massimiliano Falleri e Luca De Lillo. Di certo il suono non è quello patinato del “Black Album” ma le due asce si dibattono su terreni consoni al disco “Ride The Lightning”. Ho parlato di rabbia e violenza: sono le componenti che ritornano ossessivamente in brani come “Oltre La Soglia” dove, assieme a ritmi da cardiopalma, si alternano classiche fasi “tupa tupa” e chitarre down tuned. Non mancano alcune “sorprese” come lo stacco inaspettato presente su “Nel Tuo Nome” o alcuni bridges e cadenze che attenuano di poco la tracotanza dei pezzi. La conclusiva “I Tre Vivi e i Tre Morti” mi ha riportato alla mente il fumetto di Magnus “La Compagnia Della Forca” e, se conoscete bene l’opera del disegnatore bolognese, capirete il perché. A proposito di disegni l’artwork del libretto di “Distruzione” è a cura di Dimitri Corradini; sì, sempre lui, ed è un valore aggiunto ad un disco che non lascia adito a fughe per quanto è in grado di catturarvi e imprigionarvi in qualche segreta o, tanto per citare un altro pezzo, nel labirinto del “Minotauro”. Distruzione: un gruppo non adatto alle “mammolette” ma a chi combatte, si dispera e si rialza.
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