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Beldam: le streghe sono tra noi Beldam: le streghe sono tra noi Hot

Beldam: le streghe sono tra noi

recensioni

gruppo
titolo
Pasung
etichetta
Horror Pain Gore Death Productions
Anno

LINE UP:
Randall Guidry – vocals
Grahm Reynolds - Guitar
Addison Dodds - Bass 
Cullen Wade - Drums 

TRACKLIST
1.Vial Of Silence
2.Sunken Sorceress
3.Shed The Coil
4.One From The Stable
5.Carrion Fist
6.The Witch Consumes You

opinioni autore

 
Beldam: le streghe sono tra noi 2018-02-03 09:21:38 MASSIMO GIANGREGORIO
voto 
 
3.5
Opinione inserita da MASSIMO GIANGREGORIO    03 Febbraio, 2018
Ultimo aggiornamento: 03 Febbraio, 2018
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Il nome di questa macabra band deriva dalla contrazione della parola francese “belle – dame”, ossia “belladonna”. Questo epiteto, nel periodo immediatamente post rinascimentale, ha via via assunto una connotazione negativa, fino a giungere ad essere sinonimo di strega, megera. Non a caso, dalle bacche velenose della pianta di Belladonna, si estraeva un unguento mortale definito “unguento delle streghe”. La superstizione popolare ha fatto il resto e – unendosi in un sinistro connubio con leggende popolari e letteratura – ha portato alla creazione di un vero e proprio oscuro personaggio (appunto, Beldam) che era a capo di una triade di sirene/megere denominato “Trio delle Ombre”.
Ed in effetti, tutto, in questo secondo lavoro del combo doom/sludge in questione, formatosi nel 2013, trasuda incantesimo e maleficio, al punto che avrebbe potuto benissimo rivestire la funzione di soundtrack di Suspiria, il capolavoro di Dario Argento dedicato alla strega nera per eccellenza, la Mater Suspiriorum! La fatica discografica si compone di sole 6 tracce, tutte della durata media di circa 8 minuti che, alla fine, risultano forse un po’ eccessivi, specie nelle prime due tracce ("Vial of Silence" e "Sunken Sorceress") le quali scivolano via senza particolari guizzi né momenti degni di catturare l’attenzione dell’ascoltatore, ridotto in stato catatonico dal suono cupo e impastato dei nostri doomsters di Charlottesville, poi stabilitisi a Seattle. Dalla terza piece ("Shed the Coil") però, irrompe una filastrocca dannata che sembra canticchiata da una fattucchiera mentre prepara - con tutto l’odio del mondo - la sua pozione micidiale. Il vocalist Randall Guidry mena la danza macabra attraverso un mix di growl e voce da posseduto, in cui viene sorretto da un basso ultra compresso e drumming tritacarne, oltre che da un incessante lavoro d’ascia a sei corde. Nel quarto pezzo ("One from the Stable") spicca la parte centrale, in cui – ad interrompere il solito cadenzone – i nostri sembrano proprio presi dal famigerato “ballo di San Vito”, tanto in voga nel medioevo. Il party dei sortilegi prosegue con un "Carrion Fist" dalla intro psichedelicheggiante; un brano in cui sembra che la band abbia ingerito una pozione autoprodotta e sia in preda ai suoi devastanti effetti, al punto che la linee vocali sembrano dei veri e propri abbai canini che rendono complessivamente indigesto ma intrigante il pezzo. Si chiude con "The Witch Consumes You" che sembra estrapolata dalla colonna sonora di un thriller italiano anni ’70.
Un album mefistofelico, che ti cattura e ti imprigiona mentalmente in un loop soffocante e catacombale, facendoti desiderare solo di liberarti con tanto di previa estrema unzione.

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