Line Up:
Philip H. Anselmo - vocals
Mike DeLeon - guitars
Stephen "Schteve" Taylor - guitars
Walter Howard - bass
Jose "Blue" Gonzales - drums
Tracklist:
1. Little Fucking Heroes [03:46]
2. Utopian [03:41]
3. Chhosing Mental Illness [03:20]
4. The Ignorant Point [03:38]
5. Individual [06:49]
6. Delinquent [04:27]
7. Photographic Taunts [04:07]
8. Finger me [05:38]
9. Invalid Colubrine Frauds [04:01]
10. Mixed Lunatic Results [06:57]
Running time: 46:24
Una leggenda vivente ed il suo ultimo progetto: Philip H. Anselmo & the Illegals
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Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 2018
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Definire Philip Hansen Anselmo come un'icona, appare quasi riduttivo. Dal metallaro più scafato al ragazzino più imberbe, tutti conosciamo le gesta del cantante texano: la sua militanza nei Pantera, la band che più di tutte ha segnato l'ultimo decennio dello scorso secolo, i quattro anni nei Necrophagia come chitarrista, i Superjoint Ritual... e l'altra band che, insieme ai Pantera, ha segnato la carriera di Phil: i Down, che con il loro Southern Metal hanno dato vita a quello che è ormai universalmente riconosciuto come "New Orleans Sound".
Nel 2011 Phil Anselmo decide di tirare su l'ennesimo progetto: nascono così Philip H. Anselmo & the Illegals. Per chi ancora non ha avuto modo di ascoltarli e conoscerli, prima di tutto vorrei salutarli: ciao, com'è andata la vacanza su Marte? Poi c'è da informarli che con con i The Illegals (per comodità da adesso accorciamo il nome così) non c'è da aspettarsi un ritorno al passato per Phil. Il sound di questa sua ultima creatura è forse la cosa più brutale nell'intera carriera del cantante texano: c'è tanto groove dovuto alla componente Sludge del sound - e qui forse un richiamo ai Down può esserci -, ma c'è anche tanto, tantissimo Death Metal in pratica. Lo possiamo sentire nel cantato, mai così growl come in questa band e nell'album qui in esame, "Choosing Mental Illness as a Virtue", nei momenti in cui The Illegals spingono sull'acceleratore, con ritmi serrati e chitarre dure come granito.
"Choosing Mental Ilness..." inizia di gran carriera; dei quattro pezzi iniziali, infatti, nessuno arriva a superare i quattro minuti di durata, come se Phil e compari avessero deciso di tirar fuori l'artiglieria pesante da subito. Da subito, però, si nota anche quello che è probabilmente l'unico neo dell'album: il sound dei The Illegals risulta essere, spesso e volentieri, caotico. E' duro, è diretto, è il cazzotto in faccia che ci si aspetterebbe dall'iconico cantante, ma è anche vero che spesso si rischia di perdere il filo durante l'ascolto, cosa che accade ad esempio in "The Ignorant Point". Ecco, forse un po' troppa carne al fuoco tra gli stop'n'go di "Little Fucking Heroes", i momenti Black/Death (già..) di "Finger me", quelli più marcatamente Sludge di "Delinquent" e la spaccacollo "Photographic Taunts", mentre con "Invalid Colubrine Frauds" e, in parte almeno, la title-track, sembra di ritornare ai tempi di "The Great Southern Trendkill" - da molti anche addirittura bistrattato, ma sinceramente il mio preferito dei Pantera. Dite che messa così si ha come l'impressione di "già sentito"? Sì, in sostanza è così e ve lo può confermare chiunque abbia già avuto modo di ascoltare quest'album. Ma è anche vero che l'intera opera si tiene su quasi esclusivamente per l'operato di Phil Anselmo, mai così duttile vocalmente: l'adattabilità della sua ugola per i diversi frangenti di cui è composto quest'album è, diciamolo, incredibile.
Il primo album di Philip H. Anselmo & the Illegals è passato abbastanza in sordina: "Walk Through Exits Only" è stato un disco che possiamo definire, ad essere veramente molto buoni, mediocre. Con "Choosing Mental Illness as a Virtue" le cose migliorano sensibilmente: il sound è più maturo e ragionato nella propria violenza, con in più un Philip Hansen Anselmo ispiratissimo. Ammetto di esser stato anch'io tra quelli che, dopo aver ascoltato il debut album di questo progetto, han pensato che probabilmente l'iconico e carismatico artista americano non aveva poi più tanto da dire. Con questa nuova fatica invece - prodotta da Season of Mist, tanto per dire - Phil ci fa capire che ad andare in pensione non ci tiene minimamente e che anzi "Choosing Mental Illness as a Virtue" è l'inizio di un nuovo periodo della sua carriera.
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