Line Up:
Paolo Chiti - vocals
Mario Di Giambattista - guitars
Damiano Bracci - bass
Marco Coghe - drums
Tracklist:
1. Plagued by Obscurity [04:28]
2. Mutilation Above Salvation [04:03]
3. Of Maggots and Disease [04:35]
4. Malus Invictus [04:02]
5. Abominated Impurity of the Oppressed [04:12]
6. Condemned to Dismemberment [04:07]
7. Wretched Incantations [02:13]
8. Manifestation of Agony [04:06]
9. Decaying Suffering [04:08]
10. Asphyxiation Upon Phlegeton [04:48]
Running time: 40:42
Come esser gettati direttamente in un tritacarne: il secondo full dei romani Devangelic Hot
recensioni
opinioni autore
Ultimo aggiornamento: 23 Ottobre, 2017
#1 recensione - Guarda tutte le mie opinioni
E' "Phlegethon" dei Devangelic il disco più musicalmente bestiale uscito in Italia nel 2017? Dopo vari ascolti - ma credetemi, è bastato già solo il primo - la risposta non può che essere un gigantesco "sì!". Formatisi nel 2012, la band romana si è subito fatta notare come una delle più impressionanti realtà del panorama Brutal Gore nazionale (e non solo), accostabili sin dall'esordio con un promo di due tracce a giganti come Putridity e Corpsefucking Art. Due nomi non fatti a caso, visto la militanza dei due fondatori anche nelle suddette bands: il chitarrista Mario Di Giambattista nella storica band capitolina (oltre che negli Stench of Dismemberment e negli incredibili Vulvectomy), il vocalist Paolo Chiti sia nella spettacolare band torinese che nei CFA (ed è inoltre stato annunciato pochi giorni fa come nuovo vocalist dei compagni di label Antropofagus). Anyway, grazie a quel "Promo 2012", i Devangelic riuscirono a tirare su di loro l'interesse nientemeno che di Comatose Music, che ha pubblicato poi nel 2014 "Resurrection Denied", il devastante debutto della band capitolina.
Passano gli anni, Marco Coghe entra come batterista, esce l'EP "Deprecating the Scriptures", l'esperienza live diventa sempre più intensa come grandi sono i nomi dei festival a cui partecipano (Nice to Eat You Deathfest, Las Vegas Deathfest, co-headliner dei Dying Fetus all'indonesiano Hellprint Day, tanto per citarne qualcuno), così come i nomi con cui condividono il palco (Nile, Marduk, Napalm Death, Suffocation...), fino ad arrivare ai giorni nostri e a "Phlegethon", seconda opera per il quartetto romano, licenziato nuovamente da Comatose Music. E se già conoscete i Devangelic, già saprete che la loro proposta è quanto di più lontano possibile da quello che è il Brutal inteso nell'accezione moderna del termine: Di Giambattista e soci semplicemente se ne sbattono degli ipertecnicismi - nonostante sul piano tecnico non abbiano nulla da invidiare a chicchessia - e di melodie; da "Plagued by Obscurity" fino a "Asphyxiation Upon Phlegethon" i Devangelic si lanciano in quello che è il più classico Brutal dalle tinte Gore: blast beats incessante, doppio pedale a manetta, chitarre e basso che tirano su una muraglia sonora impressionante, growl estremamente gutturale, profondo, cavernoso... insomma, qui abbiamo tutto quello che può piacere ai brutallari più intransigenti, quelli votati soprattutto alla violenza più spietata. Pezzi come "Abominated Impurity of the Oppressed", "Manifestation of Agony", "Of Maggots and Disease" sono un puro concentrato di massacro sonoro all'ennesima potenza (ed il discorso si può benissimo ampliare a tutti i pezzi presenti in quest'album).
Per quaranta minuti i Devangelic tirano mazzate senza soluzione di continuità, tirando fuori una prestazione muscolare e monolitica. Tolta la piccola "pausa" con la marcissima "Wretched incantations", "Phlegethon" presenta nove bordate nove che compiono appieno il loro dovere: fare del male. Per cui sì, non posso che confermare la risposta data alla domanda d'inizio recensione: ora come ora, quello dei Devangelic è probabilmente il disco più letteralmente bestiale che mi sia capitato d'ascoltare in questo 2017. E la vedo dura, molto dura superarlo.