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The Black Dahlia Murder: quando si dice l'usato sicuro The Black Dahlia Murder: quando si dice l'usato sicuro Hot

The Black Dahlia Murder: quando si dice l'usato sicuro

recensioni

titolo
Nightbringers
etichetta
Metal Blade Records
Anno

Line Up: 
Trevor Strnad - vocals 
Brian Eschbach - guitars 
Brandon Ellis - guitars 
Max Lavelle - bass 
Alan Cassidy - drums 

Tracklist:
1. Widowmaker [03:21]
2. Of God and Serpent, of Spectre and Snake [03:49]
3. Matriarch [03:24]
4. Nightbringers [03:35]
5. Jars [03:37]
6. Kings of the Nightworld [03:13]
7. Catacomb Hecatomb [03:37]
8. As Good as Dead [03:34]
9. The Lonely Deceased [05:06] 

Running time: 33:16 

opinioni autore

 
The Black Dahlia Murder: quando si dice l'usato sicuro 2017-10-09 16:40:40 Daniele Ogre
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    09 Ottobre, 2017
Ultimo aggiornamento: 09 Ottobre, 2017
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Qualche tempo fa si discuteva con amici di come alcune percezioni cambino da band a band. Mi spiego: si parlava di come a volte il rimanere fedeli a se stessi di alcuni gruppi sia visto di buon occhio (vedi Obituary o Manowar), mentre per altri lo stesso discorso non vale, risultando alla lunga noiosi, ad essere buoni; lo stesso discorso è da fare per chi cambia il proprio stile con ottimi risultati (es. Incantation) e chi meno o per nulla (Sepultura, Morbid Angel). Ritornando alla prima casistica, i The Black Dahlia Murder ne rientrano a pienissimo titolo.
Formatisi in un periodo come i primissimi anni 2000, in cui l'ondata Nu Metal cominciava già a diventare stantia ed obsoleta (tradotto: la moda era bell'e che finita e la moltitudine di gruppi di quel periodo cominciavano ad essere quasi un peso sia sul mercato che per gli stessi fans), Trevor Strnad e soci arrivarono come un tornado con una soluzione semplicissima: un Melodic Death Metal totalmente devoto agli At the Gates in cui trova spazio la marcia violenza dei Carcass, il tutto condito con un'enorme tecnica strumentale. Sedici anni dopo ed arrivati all'ottavo album, TBDM non hanno cambiato di una virgola quella che è la loro proposta. Mai. Nemmeno per un secondo. Con tutti i pregi ed i difetti del caso.

Eccoci quindi a parlare di "Nightbringers", ottavo album, come detto, per la band di Detroit. Ed alla luce di quanto detto qui sopra, essendo un album dei TBDM si sa già cosa bisogna aspettarsi: il sound della band americana è ormai un marchio di fabbrica indissolubile, con pezzi che raramente arrivano ai 4 minuti, una rapidità d'esecuzione invidiabile, così come invidiabile è la tecnica del quintetto. E quest'ultimo è anche un po' il difetto dei TBDM, visto che questo oltranzismo alla tecnica spesso sembra "coprire" i momenti più orecchiabili. Ma comunque sia, tutto è come sempre: il susseguirsi incessante dei riff, la sezione ritmica frenetica, la produzione chiara e potente, il cantato di Trevor come sempre in alternanza tra screamin' e growlin' vocals... ma anche qualche pezzo che fa più fatica degli altri ad emergere rispetto agli altri. Insomma, tutto nella norma! Ma stiamo comunque parlando di una band che ha trovato la propria formula vincente e che quindi, al netto di qualche difetto qua e là come già detto, è ormai tra quelle una cui canzone è riconoscibilissima dopo pochi secondi. Ed è così quindi che ci ritroviamo tra una martellante "Matriarch" e l'indovinatissimo primo singolo, la title-track "Nightbringers" col suo riff portante così incredibilmente catchy, passando per l'opening "Widowmaker" ed il rullo compressore di "Of God and Serpent, Of Spectre and Snake", "Kings of Nightworld" - ultimo singolo lanciato prima della release dell'album - ed "As Good As Dead", ad ascoltare semplicemente quello che "Nightbringers" promette di essere dai primi secondi: un album dei The Black Dahlia Murder. Cosa che per le migliaia e migliaia di fans di quello che ormai è un colosso della scena estrema mondiale è tutto ciò che serve per avere l'ennesimo capolavoro targato Strnad/Eschbach.

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