Line Up:
Helmuth - vocals, guitars
Serpenth - bass, backing vocals
Bloodhammer - drums
Tracklist:
1. Baphomet [04:47]
2. The Devil's Son [04:20]
3. Swinefever - Regent Of Pigs [04:50]
4. Apophis - Black Dragon [06:12]
5. Totenkult - Exegesis Of Deterioration [05:43]
6. Totenbeschwörer [02:15]
7. Spell Of Reflection [05:21]
8. Embracing A Star [05:34]
9. Totenritual [02:46]
Running time: 41:48
Tornano i Belphegor con il loro probabile disco più violento in carriera
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Ultimo aggiornamento: 05 Settembre, 2017
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Sono ben lontani, lo so, i tempi di "Blutsabbath", "Necrodaemon Terrorsathan" e "Lucifer Incestus", terzetto d'album che ci consegnò uno dei più feroci e violenti gruppi in ambito estremo: gli austriaci Belphegor, con il loro Death/Black blasfemo e fortemente anticristiano. Una band, quella capitanata dal carismatico cantante/chitarrista Helmuth, che non si è mai seduta sugli allori e anzi tende ad ogni album a sperimentare qualcosa di nuovo; ed anche questo loro undicesimo studio album, che con la solita sobrietà dell'act austriaco s'intitola "Totenritual", ha infatti elementi diversi che lo caratterizzano rispetto ai predecessori.
Forti di un nuovo drummer, Simon "Bloodhammer" Schilling (ex-Paragon Belial), i Belphegor hanno in un certo senso "adattato" il songwriting al drumming tecnico e più votato al Death del neo-entrato. Ce ne siamo resi conto tutti, credo, già all'uscita del primo singolo, "Baphomet": i Belphegor hanno sensibilmente abbassato i toni delle chitarre, rendendo il proprio sound più cupo, più orientato, appunto, verso la componente Death Metal, avvicinandoli come sonorità, a mio avviso, ai colleghi polacchi Behemoth; anche l'uso massiccio da parte di Helmuth di growlin' vocals dà maggior risalto a questa scelta stilistica. Un pregio dei Belphegor, comunque, è sempre stata l'accuratezza con cui vengono fatti i lavori di ricerca che andranno a comporre le loro liriche; un'accuratezza che possiamo ritrovare in "The Devil's Son", canzone che parla della vita dell'Artista del Diavolo, il violinista italiano Niccolò Paganini. E quasi come fosse un doveroso omaggio al più grande violinista di tutti i tempi, "The Devil's Son" è un pezzo dalla velocità allucinante, nel quale di nuovo non si può non notare l'ossessivo drumming di Simon: diciamolo, la sua entrata non ha fatto che giovare ai Belphegor. Comunque sia, come il titolo dell'album stesso suggerisce, c'è qualcosa che non cambia mai: ogni singolo pezzo dei Belphegor ha un qualcosa di ritualistico, una sensazione che qui si fa forte ascoltando le varie "Spell of Reflection", "Apophis - Black Dragon" (col suo coro monastico che contrasta il growl in tedesco di Helmuth) e "Totenbeschwörer". E non manca, ovviamente, un attacco diretto alle istituzioni ecclesiastiche con la rabbiosa "Swinfever - Regent of Pigs".
In fatto di violenza applicata alla blasfemia, i Belphegor sono ormai 25 anni che non sono secondi a nessuno. "Totenritual" è quello che possiamo definire tranquillamente "un disco dei Belphegor", mi spiego: nonostante la svolta stilistica più Death-oriented, il sound più cupo e tecnico rispetto al passato, c'è sempre quel qualcosa che ti fa capire immediatamente che stai ascoltando loro. Forse un po' contorto come l'ho messa giù, ma credo abbiate capito il concetto. I Belphegor possono sperimentare nuove cose ad ogni album, cambiare leggermente o di tanto il loro stile, ma come da 1/4 di secolo a questa parte restano sempre fedeli a loro stessi. E già solo per questo meritano tutto il rispetto possibile.
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