Line Up:
CJ McMahon – vocals
Andy Marsh – guitars
Sean Delander – guitars
Kevin Butler – bass
Lee Stanton – drums
Tracklist:
1. Slaves Beyond Death [03:44]
2. The Son of Misery [04:18]
3. Puppet Master [03:15]
4. Dear Desolation [03:21]
5. Death Dealer [04:08]
6. Man is the Enemy [03:28]
7. The Skin of Serpent [03:58]
8. Fire in the Sky [04:11]
9. Into Chaos we Climb [04:05]
10. The Final Curtain [03:50]
Running time: 38:18
Da Nuclear Blast uno dei dischi Deathcore più attesi dell'anno: "Dear Desolation" dei Thy Art is Murder Hot
recensioni
opinioni autore
Ultimo aggiornamento: 17 Agosto, 2017
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Sono chiamati ad un compito arduo, i Thy Art is Murder. "Dear Desolation", quarto album per la Deathcore band australiana, si trova ad essere il successore di "Holy War", che per chi vi scrive (e non solo) è solo uno dei migliori dischi Deathcore mai prodotti. Ne converrete con me che non è per nulla semplice ripetersi dopo un vero e proprio capolavoro, in un periodo poi particolare: All Shall Perish in silenzio dal 2011, Whitechapel con le loro nuove soluzioni stilistiche che fanno quanto meno discutere, Carnifex che non si rialzano da una mediocrità che ormai sembra senza fine... I fans del genere hanno quindi gli occhi puntati su questa nuova uscita del quintetto di Sidney, incrociando fortemente le dita.
E la speranza di tutti non viene disattesa. Ok, non siamo ai livelli di "Holy War" (ma è pur vero che è quasi impossibile), eppure "Dear Desolation" è un album a dir poco ottimo. Ho sempre trovato, poi, che i Thy Art is Murder siano tra i pochi gruppi Deathcore che possono tranquillamente piacere anche ai deathsters più intransigenti, grazie ai non pochi distruttivi passaggi puramente Death, che perfettamente s'intersecano con il sound compatto e moderno di questa macchina da guerra australiana. Già con i singoli apripista, "Slaves Beyond Death" e "The Son of Misery", canzoni che aprono l'album tra l'altro, ci si poteva rendere conto di cosa ci saremmo potuti aspettare: e "Dear Desolation" non delude. Un album dal sound moderno che paga il giusto tributo al genere padre, compatto, violento, tecnicamente ineccepibile, formato da dieci tracce tra le quali non vi è alcun punto debole. Tra le due canzoni d'apertura già citate, "Death Dealer", la spettacolare "The Skin of the Serpent", le mazzate inconsulte che promette "Fire in the Sky"... per quasi 40 minuti i Thy Art is Murder picchiano come fabbri senza sosta con, lasciatemi dire, una sezione ritmica pesante come un macigno.
Già, di solito non è che ascolti così tanto Deathcore: alla fine solo una manciata di bands, lo ammetto senza problemi. Se poi alcune di queste deludono sotto ogni punto di vista, è ancor più un piacere ritrovarsi ad ascoltare un disco come "Dear Desolation" dei Thy Art is Murder. Gli australiani hanno tirato fuori quello che, ad oggi, è probabilmente il miglior disco Deathcore dell'anno. E probabilmente a dicembre potremo dire ancora la stessa cosa....