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Astarte - Doomed Dark Years (2017 re-released version) Astarte - Doomed Dark Years (2017 re-released version) Hot

Astarte - Doomed Dark Years (2017 re-released version)

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Doomed Dark Years (2017 re-released version)
Anno

1- Passage to Eternity

2- Voyage to Eternal Life

3- Throns of Charon Pt.I Astarte's Call

4- Doomed Dark Years

5- Throns of Charon Pt. II Emerge from Hades

6- Throns of Charon Pt.III Pathway to Unlight

7- Empress of the Shadow

8- The Rise of Metropolis

9- Deathcrush (Mayhem) from studio Rehearsal

10- Rehearsal Conversation

11- Unresed Track from studio Rehearsal

12- The Rise of the Metropolis (First Edition - Unreased Without Vocals)

13- Maria's "Tristessa" Kolokouri message for the woman (Taken from a radio interview 22-07-2000)

opinioni autore

 
Astarte - Doomed Dark Years (2017 re-released version) 2017-08-13 23:24:10 Anthony Weird
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Anthony Weird    13 Agosto, 2017
Ultimo aggiornamento: 15 Agosto, 2017
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E' ancora possibile oggi parlare degli Astarte? La primissima band Black Metal completamente al femminile, torna a reclamare la luce dei riflettori, impazienti di scoprire cosa gli Astarte sono oggi, dopo quel maledetto 10 agosto 2014, quando la piaga della leucemia ha purtroppo avuto la meglio sulla compianta Tristessa.
E poi scopriamo che, in realtà, si tratta di una riedizione: accanto a Kinthia, che si è occupata della maggior parte del lavoro - realizzando le voci, le tastiere e le chitarre - ed a Nemesis, che ha dato il suo contributo a tastiere e chitarre, troviamo Tristessa a suonare il basso, in questo “Doomed Dark Years”, la re-release dell'album del '98.
E quindi, senza indugiare oltre, oggi come allora, è “Passage to Eternity” ad aprire le danze. Synth inquietanti e tuoni in lontananza fanno il loro sporco lavoro, creando un' atmosfera immediatamente sinistra. “Voyage to Eternal Life” è però la prima vera canzone. Un Black Metal ferale e grezzo, che trasuda inquietudine e atmosfera. Nei suoi oltre nove minuti di durata, non annoia e non cala di tensione, da notare il basso che non solo è in primissimo piano, ma anzi collabora attivamente al riffing, creando una melodia maledetta che entra sotto la pelle. Senza un attimo di respiro, vengo catapultato nel riffing circolare e da tritacarne di “Throns of Charon Pt.I Astarte's Call”. Anni '90 in ogni nota, il Black Metal potente e perfetto come io lo intendo, senza nessuna fottuta intromissione tamarra per accattivare i metallarini, ma solo vero e puro Black Metal creato in modo magistrale da queste tre donne, queste tre immense artiste che non hanno mai cercato il consenso del grande pubblico (come altre band molto più tamarre), ma che l' hanno sempre ricevuto, perché la proposta portata avanti è sempre stata impeccabile, dal 1998 ad oggi. Il dolce arpeggio della title-track mi accoglie, ma so che non devo adagiarmi sulle coccole di queste dolci note perché la furia è dietro l'angolo ed inizio ad inquietarmi quando i synth preannunciano l'esplosione di potenza e cattiveria che arriva poco dopo. Mi sorprende ritrovare oggi quei riff così articolati che riescono a non uscire mai dai canoni del Black che si erano proposti di rispettare ed arricchire, anche aggiungendo tastiere “squillanti” e arpeggi carichi di atmosfera. La velocità aumenta ed il metronomo sale per “Throns of Charon Pt. II Emerge from Hades”, la seconda parte di questa colossale pietra miliare del genere divisa in tre parti. Seconda parte molto più dinamica della prima, assolutamente carica di alta capacità compositiva, dove numerose fasi si alternano e si scambiano per creare qualcosa di sublime per l'appassionato. Un brano ricco, pregno di synth, di blast beats e un grande guitar working che riesce a coinvolgere senza annoiare mai. A raffica la terza ed ultima parte “Throns of Charon Pt.III Pathway to Unlight”, di sicuro più atmosferica delle tre, che non manca di chiudere degnamente questo brano immenso, forse solo leggermente inferiore alle parti precedenti, a livello compositivo. Risulta molto, piatta e statica, forse volutamente in contrapposizione con “...Pt. II Emerge from Hades”, molto più dinamica e attiva. Tuttavia non mancano anche qui spunti interessanti da assaporare, come ad esempio una predominanza atmosferica di un synth acido a metà del brano, che non dispiace minimamente. La vena estremamente femminista della band, emerge con “Empress of the Shadow”, l'imperatrice che domina sul mondo oscuro che le Astarte, hanno sempre acclamato in musica. Un brano che risulta ancora più bello di 20 anni fa (circa), che non è invecchiato di un giorno e che trova nuova linfa, nuova materia nera in questa riedizione, da cui trarre i nutrimenti di cui ha bisogno per brillare di luce nera per altri 1000 anni almeno! Nei suoi 7 minuti e 22 secondi tutta la poesia, la magnificenza e la bravura di questa band, mai troppo apprezzata ed amata. Con “The Rise of Metropolis”, si concludeva l'album del 1998, ma questa versione contiene ben cinque bonus-tracks, che lo rendono ancora più succulento. Tra cui la versione strumentale della splendida “The Rise of Metropolis” e la cover di “Deathcrush” dei Mayhem, ma, soprattutto, il discorso di Maria Kolokouri, meglio nota come Tristessa, che ha fatto durante un'intervista in radio che mette veramente i brividi.
Che dire? Una veramente splendida sorpresa, quella di ritrovare le Imperatrici del Black Metal, ancora vive in un'edizione che non solo va ad omaggiare la bassista, purtroppo venuta a mancare, ma che omaggia tutta la band, il loro lavoro, la loro passione e la fedeltà dei loro fans, di chi le ha sempre amate, sostenute e seguite. Se amate il Black Metal e ancor più se amate le Astarte, non potete lasciarvi sfuggire questo capolavoro!
R.I.P. Tristessa.

Anthony

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