1- Part I (The Gazer)
2- Part II (The Haze)
3- Part III (The Crown)
4- Part IV (The Hourglass)
1- Part I (The Gazer)
2- Part II (The Haze)
3- Part III (The Crown)
4- Part IV (The Hourglass)
Il 2016 è stato un anno intenso per questa infaticabile one-man band della provincia di Piacenza, i “Chiral” infatti, attivi/o dal 2014, hanno partorito un buon numero di uscite ed arrivano ora con questa nuova release, dal titolo “Gazing Light Eternity”. Quattro brani per un concept diviso in altrettante parti, dalla considerevole durata, si rasenta il quarto d' ora di musica, solo per il primo pezzo “Part I (The Gazer)”, con il quale inizio l' ascolto. L' atmosfera è marcia e lenta. Tutto intorno a me diventa pesante e ritmato, quando lo scream iniziale fa la sua comparsa e tutti gli strumenti entrano in gioco, mi trovo di fronte ad un buon Depressive Suicidal Black Metal, che quasi immediatamente, inizia a correre su binari strumentali e distorti. Un ritmo cadenzato e pregno di tormento, l' assolo poi, è una carezza sui timpani, veramente qualcosa di inaspettato ed entusiasmante, nonostante non sia in linea con l' atmosfera che ci si aspetterebbe. Il brano scorre bene, la ripetizione delle fasi e dei riff, non fa che aumentare il senso d' angoscia generatosi e tuttavia non annoia, poiché spesso “sporcato” o arricchito, dall' entrata in gioco di altri strumenti che si fanno sentire magari anche per poche battute, che riescono a rendere “fresco” e godibile, un pezzo di quasi quindici minuti, che si ripete...
Buono il lavoro alla batteria, minimale ma adatto, con quale guizzo di virtuosismo qua e la, anche se, spesso ovattato da una produzione non brillante, ma è anche questo il bello del genere stesso, quindi per me è un punto a favore. Il finale poi, addolcisce amaramente, un brano di tormento che non si da pace, dove non c'è spazio per l' autocommiserazione, ma solo per la rabbia incontenibile, per una vita infelice.
“Part II (The Haze)”, parte molto più dolcemente, con un synth che penetra a fondo nel cuore e delle note in acustico che squarciano l' anima. L' atmosfera rispecchia il luogo immaginario che si para dinnanzi ai miei occhi : un giardino fatato, un sole onnipresente, con uccellini ed un' altalena... la dolce voce femminile che si intreccia a quella più virile in un dialogo recitato, non fa che aumentare questa sensazione di “limbo” in cui tutto è perfetto e statico, dove tutto va bene, eppure manca qualcosa. Un brano molto diverso dal precedente, un lavoro unplugged fatto di sensazioni, atmosfera ed immagini evocative, con voci distorte, che stranamente risultano dolci e non malsane, davvero bello, un brano da ascoltare !
Arrivo quindi al terzo atto con “Part III (The Crown)”, e tornano i territori puramente Black Metal, a momenti più atmosferici, misto ad altri più violenti. Inserti melodici ci accompagnano nell'ascolto per quasi tutto il brano, arrivando anche ad inserire voci “epiche” e cavernose molto in secondo piano, come canti gregoriani in lontananza, che vanno ad alternarsi allo scream/yelling, forse non troppo acido per quanto richiesto dal brano stesso, ma che tuttavia, riesce a trasmettere il senso di tormento che si era proposto, non un brano estremamente disperato comunque, la ripetitività riesce a creare quel ristagno malsano in cui le nostre vite marce sguazzano e quando il brano esplode, possiamo apprezzarlo finalmente appieno.
Siamo giunti purtroppo all' ultimo pezzo “Part IV (The Hourglass)”, con una intro lenta e atmosferica, un fischio nell' ombra, tamburi... e poi una crescente sensazione di smarrimento... Torna l' immaginario giardino, il suono di un fiume, e poi si nuovo il sole opprimente. Un brano quasi psichedelico, che combina l' Atmosferic Black metal, con l' Ambient e suoni fatati che richiamano i Dismal. In ultima analisi, è sicuramente un lavoro molto particolare e non per tutti, ma paradossalmente, è un qualcosa, che tutti dovrebbero ascoltare...
Anthony