01. Last Day On Earth (intro)
02. Iron Will
03. Tornado
04. Gods Of Thunder
05. Bulletstorm
06. Blood & Iron
07. Blades Of Hell
08. Dynasty
09. Rising From The Black
10. Demon's Lair
11. Secrecy
01. Last Day On Earth (intro)
02. Iron Will
03. Tornado
04. Gods Of Thunder
05. Bulletstorm
06. Blood & Iron
07. Blades Of Hell
08. Dynasty
09. Rising From The Black
10. Demon's Lair
11. Secrecy
I tedeschi Paragon pur stando in giro da ormai quasi 20 anni non hanno mai conosciuto il grande successo, A cosa si deve tutto questo? Forse per colpa di una line – up tremendamente instabile, forse perché non sempre il loro songwriting è stato soddisfacente, forse perché ogni album è stato sempre più citazionista. In breve, dopo un debutto scadente soprattutto per la totale inespressività dell’ex cantante, i Paragon ingaggiano Andreas Babuschkin dietro il microfono e la storia cambia radicalmente. Il nuovo singer, dall’ugola aspra ed incisiva, (avete presente il singer dei Grave Digger? Ecco, un filo più pulita...) era ed è la voce più adatta sia per il metal proposto dalla band i primi anni, una via di mezzo tra il power a stelle e strisce ed il metal Priestiano, sia oggi quando i Paragon preferiscono rifarsi più al power della loro terra madre, sempre tagliente e duro ma con una ricerca di refrain e cori molto più europea e accattivante. Diciamo che in questo arco di tempo, il punto più alto della loro carriera lo hanno raggiunto con due album più che discreti: “The Dark Legacy” e “Revenge”, che tra l’altro hanno visto finalmente un produttore all’altezza della situazione come Piet Sielch, chitarrista degli Iron Savior e produttore di band quali Blind Guardian, Gamma Ray etc.
Dopo “Revenge” purtroppo i Paragon hanno cominciato a perdere colpi, non che siano mai stati di un’esaltante originalità, ma il finto citazionismo che li legava ai loro eroi musicali è nel tempo diventato sempre più marcato, tanto che gli album seguenti sono stati composti da refrain che sapevano di già sentito, o da altri più originali ma che lasciavano il tempo che trovavano. I Paragon del 2012 non cambiano la loro tendenza a prendere spunto qua e là, ma quanto meno “Force Of Destruction” sembra convincere. Nella sua compattezza scorre via veloce e piacevolmente, con solo una ballata ed una lunga e sabbathiana "Blood&Iron" un tantino noiosette. Certo, anche questa volta dobbiamo dire che questo disco sembra quasi più uscito dalla penna dei Primal Fear che di qualche altro gruppo, basta ascoltare la tirata “Bulletstorm”, ma ormai ci siamo abituati e se non vi innervosisce la storia dello scopiazzamento, brani come “Iron Will”, "Blades Of Hell", “Tornado”, sono pezzi davvero piacevoli. A voi la scelta, per me il disco merita, non è ai livelli dei due album sopraccitati ma chi ama il power metal teutonico più ruvido ne resterà soddisfatto, e poi se pensiamo che nomi storici come i Manowar ormai sono quasi in coma irreversibile, ben venga un disco di vero heavy metal come questo dei Paragon.