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Anabasi Road: via libera alla musica di classe. Anabasi Road: via libera alla musica di classe. Hot

Anabasi Road: via libera alla musica di classe.

recensioni

titolo
"Ages"
etichetta
Autoprodotto
Anno

 

01. What Does It Mean

02.  Bridge To Another Rainbow Pt1 - Sunset Prelude

03. Bridge To Another Rainbow Pt2 - Morning Comes

04. The Dream Machine

05. What Does It Mean (videoclip)

opinioni autore

 
Anabasi Road: via libera alla musica di classe. 2017-05-07 10:23:05 Corrado Franceschini
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Corrado Franceschini    07 Mag, 2017
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Ad un anno esatto dall’uscita dell’ E.P. “Ages” degli emiliani Anabasi Road ecco arrivare la recensione del sottoscritto. Come sempre risulta difficile descrivere il sestetto a parole sia dal punto di vista musicale che dal punto di vista dei testi. Di sicuro si può dire che nel gruppo è presente una forte valenza culturale a cominciare dal nome derivato dall’opera dello storiografo greco Senofonte. Per ciò che riguarda la musica, invece, la valenza culturale è data dal fatto che il gruppo non è etichettabile in un solo genere ma riesce abilmente, e tecnicamente, a mischiare le carte in tavola costringendo l’ascoltatore a restare sintonizzato nei solchi per scoprire dove e come si evolverà il suono. Se ciò non basta l’aspetto grafico del lavoro e la copertina: un pieno splash di colori e significati “mistici” spiegati a tappe nel blog di Facebook, faranno il resto. Va da se che, proprio per questi motivi, l’ascoltatore medio di un E.P. come “Ages” o come l’esordio omonimo targato 2014 (voto su Allaroundmetal 4/5) sarà per forza di cose un sostenitore dell’Hard e del Progressive degli anni ’70 che porta tali musiche nel cuore e nella mente. Insomma, scherzando, si potrebbe dire che gli Anabasi Road sono nati fuori tempo massimo o in un’epoca sbagliata vista anche la difficoltà a reperire date in un mondo monopolizzato da cover band o da Heavy Metal e Hard Rock più di maniera. Il mix e il mastering a cura di Luca Giorgio Pretorius (ex What A Funk, ora negli Aquiver) costituiscono0 una plus valenza e mettono ordine in un combo che, dal vivo, risente spesso dell’impreparazione di fonici abituati ad altri suoni e a gestire gruppi meno “affollati” sul palco. Il video di “What Does It Mean”, uscito un mese prima dell’E.P. aveva fatto da battistrada. Quel video lo troviamo nella sua lunghezza “minorata” di 5’01” a fronte dei 6’58” del pezzo originale, al termine del mini C.D. “What Does It Mean” (il brano) apre alla grande le danze dimostra da subito di che pasta sono fatti questi giovani musicisti. Arpeggio iniziale alla Pink Floyd, uno stacco del basso di Rick Vecchi che fa da preludio ad un riff “pomposo” che si stempera e riparte, stacchi di piano e fughe che approdano in porti deiversi come il simil Free Jazz e se pensate che il tutto sia confuso vi sbagliate di grosso vista le ottime capacità di assemblaggio e composizione. “Bridge To Another Rainbow Pt1 - Sunset Prelude” è totalmente atipica visto che è presente nel pezzo un vero e proprio quartetto d’archi. La malinconia di una viola che potrebbe benissimo accompagnare una scena del commissario Montalbano, si protrae fino a un “capriccio” di tenore classico. “Bridge To Another Rainbow Pt2 - Morning Comes” prosegue sulla falsariga e si integra con la voce da “cantore” di Andrea “Gibbo” Giberti. Torna la viola del pezzo precedente ma, questa volta, si scontra con una suite in pieno stile Progressive per poi tornare in evidenza. “The Dream Machine” si avvale di musica spaziosa e ariosa tagliata dal tracotante ingresso delle tastiere di Luca Orlandini che si integrano con un incedere Hard anni ’70 e non è finita qui. Una musica dondolante come una culla lascia spazio ad un bailamme turbinoso di tastiere e chitarre a cura di Massimiliano Braglia e Alex Gambarelli supportati dalla enfatica batteria di Nicholas Corradini che portano, dopo ben 7’26” di musica, al finale affidato ad un elettroencefalogramma piatto. Atipici, brillanti, “antichi” chiamateli come voete. Loro sono gli Anabasi Road sono nati per ridare speranza a chi ha vissuto gli anni d’oro della musica e non sa darsi pace del fatto che i tempi cambiano. Il mio spassionato consiglio da supporter è quello di accaparrarvi questo lavoro e il precedente full lenght; a voi la scelta.

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