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Vicious Rumors Anno Domini MMXVI: la sfera di acciaio colpisce ancora. Vicious Rumors Anno Domini MMXVI: la sfera di acciaio colpisce ancora. Hot

Vicious Rumors Anno Domini MMXVI: la sfera di acciaio colpisce ancora.

recensioni

titolo
Concussion Protocol
etichetta
Steamhammer/SPV
Anno

01. Concussion Protocol

02. Chemical Slaves

03. Victims of a Digital World

04. Chasing the Priest

05. Last of Our Kind

06. 1000 Years

07. Circle of Secrets

08. Take it ir Leave it

09. Bastards

10. Every Blessing is a Curse

11. Life for a Life

opinioni autore

 
Vicious Rumors Anno Domini MMXVI: la sfera di acciaio colpisce ancora. 2016-12-29 21:08:32 Mark Angel
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Mark Angel    29 Dicembre, 2016
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Ci siamo: la sfera d’acciaio è tornata a colpire inesorabilmente, d’altronde era dal 2013 che i nostri non rilasciavano del nuovo materiale sonoro. A tre anni di distanza da “Electric Punishment” la band californiana si presenta ai propri fans ancora una volta rinnovata attraversi i consueti cambi di line up operati dal mastermind Geoff Thorpe, sempre accompagnato dal fedelissimo batterista Larry Howe. Le new entries stavolta sono il bassista sloveno Tilen Hudrap ed il cantante olandese Nick Holleman chiamato a sostituire Brian Allen.
Alla sorpresa della crescente “Europeizzazione” della band si accompagna l’enorme curiosità per questo giovanissimo (classe 1992) frontman che ha ben figurato sul Live Album “Live You to Death 2-American Punishment” del 2014; moltissimi addetti ai lavori hanno timidamente azzardato pericolosi confronti con il mai dimenticato Carl Albert.
Trovando superfluo qualsiasi cenno storico alla carriera della band (voglio sperare che tutti conoscano a menadito la loro discografia, almeno i primi 4 maestosi album) parto subito con l’analisi di questo attesissimo comeback prodotto da Geoff Thorpe e Juan Urteaga (produttore di Machine Head, Hatriot, Testamente ed Exodus).
Si parte subito alla grande con l’efficace e potente title track dotata di trame chitarristiche molto interessanti e di un lavoro di basso di Hudrap davvero encomiabile, i chorus quasi “growl” di Thorpe saranno una costante in quasi tutti i ritornelli soffocando a volte l’ottima voce del nuovo singer.
La seconda “Chemical Slaves” è su livelli molto alti, la sfuriata Thrashy è a tratti smorzata dalla prestazione melodica ed evocativa di Holleman mentre il ritornello è memorabile e dal vivo darà sicuramente luogo ad un Headbanging sfrenato; la maggiore attenzione verso la melodia, specialmente durante l’assolo, ci riporta ai fasti di “Digital Dictator”.
Il titolo della successiva “Victims of a Digital World” potrebbe trarre in inganno l’incauto ascoltatore, non si tratta delle amate sonorità ottantiane dei nostri, bensì di un brano molto groovy e cadenzato, alla Pantera per intenderci, piacevole ma non memorabile. La qualità torna altissima con “Chasing the Priest”, velocissima quanto melodica, l’ispirazione dei Judas Priest è palpabile e la prestazione di Holleman magistrale durante gli spaventosi acuti presenti nel brano; impossibile non amare questa canzone che sembra uscita dal periodo d’oro della band (1985-1991).
Senza dilungarmi troppo sulla Acceptiana “Last of Our Kind” e sulla velocissima ma non originalissima “1000 Years” mi soffermerei sulla strepitosa Semi Ballad “Circle of Secrets” in cui il sound compresso e pompato lascia spazio ad arpeggi melodici incastonati in una struttura del brano tipicamente anni ’80; qui Holleman sfodera una prestazione da urlo e l’intera band sembra tornare prepotentemente ai fasti dei primi Lp.
“Take it or Leave it” è stata scelta come videoclip ufficiale per questo disco e la scelta è facilmente comprensibile: un brano di poco più di tre minuti, diretto, melodico, compatto e con un chorus che si insinua subito nella mente, questa canzone è una piccola hit che non sfigurerà accanto ai classici della band; al contrario “Bastards” altro non è che un riempitivo degno di quel disco scarso che risponde al nome di “Something Burning”.
La penultima “Every Blessing is a Curse” è Speed/Thrash e ricalca in toto il genere degli Overkill, ancora una volta Holleman mette in mostra le sue qualità canore, i Vicious Rumors non potevano fare una scelta migliore; l’ultima “Life for a Life” è uno strampalato esperimento: cantata probabilmente da Thorpe, la canzone riporta in mente i Type O’Negative ed i Kreator di “Endorama”.
In conclusione questo disco è un giusto compromesso tra il primo periodo aureo della band ed i dischi degli ultimi dieci anni, una band come i Vicious Rumors o si ama o si odia, rimanere indifferenti è molto ma molto raro.
Devo infine constatare che la scena americana negli ultimi tempi è tornata prepotentemente alla ribalta, non si spiega altrimenti lo stato di grazia di colossi come: Armored Saint, Queensryche, Helstar, Flotsam and Jetsam, Metal Church, Vicious Rumors, Megadeth, Death Angel e perché no, Metallica.
Non credo vi stiate ancora chiedendo se consiglio o meno l’acquisto di questo disco giusto?
Buy or Fuckin Die!

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70
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