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La paura è sempre in agguato con i Lurking Fear La paura è sempre in agguato con i Lurking Fear Hot

La paura è sempre in agguato con i Lurking Fear

recensioni

titolo
Grim Tales in the Dead of Night
etichetta
Autoproduzione
Anno

01. Watching Eye

02. Lady of Usher

03. The Strain

04. I Am

05. Flesh and Soul

opinioni autore

 
La paura è sempre in agguato con i Lurking Fear 2016-11-12 22:00:57 Mark Angel
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Mark Angel    12 Novembre, 2016
Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 2016
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Professionalità! Questa è la prima cosa che mi è venuta in mente quando mi sono trovato tra le mani l’Ep d’esordio dei Toscani Lurking Fear. In quest’ultimo decennio con la scomparsa delle musicassette la differenza tra Ep autoprodotto e demo è molto sottile; ciò che conta e fa davvero la differenza sono la confezione e l’artwork.
Nel caso di “Grim Tales in the Dead of Night” siamo su livelli molto alti per un gruppo esordiente: tralasciando la magnifica copertina, vi è un Booklet ricchissimo di 12 pagine, corredato di testi e disegni estremamente evocativi, d’altronde il monicker stesso della band rivela un amore incondizionato per lo scrittore H. P. Lovecraft.
Il trio di Figline Valdarno capitanato dal cantante e bassista Fabiano Fabbrucci esiste dal 2011 ed è giunto all’esordio discografico solamente nel Gennaio di quest’anno grazie a questo Ep composto da cinque brani.
Osservando la tracklist salta subito all’occhio il minutaggio di ogni singolo brano: la canzone più breve infatti supera i 5 minuti mentre le restanti quattro si aggirano tra i 6 ed i 7 minuti e mezzo; dopo questa osservazione non resta che buttarsi a capofitto alla scoperta di questi racconti sinistri nel cuore della notte.
La opener “Watching Eye” si apre con un riff di chiaro stampo NWOBHM, il tempo non è mai trascorso e l’occhio che osserva sembra svolgere il proprio sguardo all’interno di un’umida cantina inglese del 1980: gli Iron Maiden dei primi due dischi, i Vardis, gli Holocaust e gli Angel Witch sono stati senza ombra di dubbio le muse ispiratrici del sound dei Lurking Fear.
Passiamo a “Lady of Usher” e qui affermo sin da subito che il riff iniziale (sempre più NWOBHM della stessa NWOBHM) è la cosa più bella sentita in questo album e funge da traino costante durante il ritornello, proprio durante il refrain mi vengono in mente i Riot dei primissimi dischi. Nonostante i sette minuti di durata l’interesse dell’ascoltatore rimane intatto soprattutto grazie alla strepitosa interpretazione del cantante molto versatile, nei punti in cui interpreta Roderick Usher mi ha ricordato l’Hansi Kursch degli esordi.
Un basso minaccioso introduce “The Strain” il brano più dark del lotto, l’influenza dei Mercyful Fate d’annata è evidente nonostante la voce di Fabbrucci non raggiunga i picchi acuti di King Diamond, tuttavia il cantato in questo brano è totalmente ispirato dal Re Diamante. Non c’è che dire la canzone funziona ma un paio di minuti in meno avrebbero sicuramente giovato alla fruibilità dell’ascolto.
Con “I Am” i ritmi accelerano presentandoci i Lurking Fear in versione leggermente più Speed: sembra di ascoltare gli Exciter con Steve Harris al basso; verso metà brano i ritmi rallentano ed un efficace interludio Doom Metal funge da collante con un assolo molto riuscito; song efficace e non troppo prolissa.
La conclusiva “Flesh and Soul” non spicca per velocità ma riesce nell’intento di creare un mood oscuro ed asfissiante, l’interpretazione vocale è sempre poliedrica ed evocativa ma in questo brano la mancanza di un vero e proprio ritornello incide negativamente sulla resa complessiva; anche in questo caso l’elevato minutaggio è un fattore di svantaggio.
Giunto alla fine dell’ascolto la considerazione più corretta da fare è che questo Ep è un prodotto di nicchia, riservato esclusivamente ad un pubblico nostalgico che stenta ad accettare l’evoluzione del Metal dal 1983 in poi: gli amanti della NWOBHM e dei Mercyful Fate ameranno alla follia questo “Grim Tales in the Dead of Night”. I lettori in cerca di evoluzione, sperimentazioni ed originalità evitino questo disco come la peste.
A mio avviso i Lurking Fear raggiungono la piena sufficienza grazie ad una dedizione fuori dal comune, tuttavia auspicherei in futuro una sorta di evoluzione: ritmi più veloci, una maggiore originalità ed un minutaggio più contenuto, non è necessario comporre esclusivamente brani lunghi. Detto questo l’Underground italiano va sempre supportato quando così meritevole e sincero.

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