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Inquisition - Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith Inquisition - Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith Hot

Inquisition - Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith

recensioni

titolo
Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith
etichetta
Season Of Mist
Anno

01. Intro: The Force Before Darkness 

02. From Chaos They Came 

03. Wings Of Anu 

04. Vortex From The Celestial Flying Throne Of Storms 

05. A Black Aeon Shall Cleanse 

06. The Flames Of Infinite Blackness Before Creation 

07. Mystical Blood 

08. Through The Divine Spirit Of Satan A Glorious Universe Is Known 

09. Bloodshed Across The Empyrean Altar Beyond The Celestial Zenith 

10. Power From The Center Of The Cosmic Black Spiral 

11. A Magnificent Crypt Of Stars 

12. Outro: The Invocation Of The Absolute, The All, The Satan 

13. Coda: Hymn To The Cosmic Zenith 

opinioni autore

 
Inquisition - Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith 2016-09-06 15:06:12 Anthony Weird
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Anthony Weird    06 Settembre, 2016
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Tre anni dopo le fatiche di “Obscure Verses for the Multiverse”, tornano gli “Inquisition”, storica band colombiana formata da Dagon e Incubus, con questo nuovo full-length, dal titolo chilometrico “Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith”, che arriva dopo un anno dall'ultima incursione della band in territorio italico, hanno infatti suonato all' Agglutination Metal Fest nell' agosto 2015, in provincia di Potenza.
Parto subito quindi, con la glaciale e spaventosa intro “The force before darkness”, dove la parola d'ordine è “tensione”. L' inquietudine di questo brano, è degno di una colonna sonora del migliore degli horror, un puro dark ambient, veramente terrificante, che ci apre la strada per “From Chaos They Came”, e il suo riffing violento e grezzo, molto anni '90, e devo dire che questo è il black metal che preferisco, grezzo, low-fi, senza quelle alterazioni sonore date da una produzione impeccabile, ma che inevitabilmente, vanno a contaminare il black metal, con qualcosa che non gli compete, facendolo diventare un mero prodotto “commerciale”, nel caso sia possibile usare questo termine, riferendolo al black metal !
Sono presenti contaminazioni doom in passaggi più lenti e studiati, durante rallentamenti che non sono quelli soliti del black, ma che strizzano l' occhio a momenti legati al dark ambient, cosa in cui la band è maestra.
Stacco immediato e ci troviamo sulle “Wings of Anu”, il primo singolo rilasciato per questo “Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith”, e devo dire che trovo un pezzo molto veloce, con un entusiasmante tappeto di blast beat che mi batte nel petto. Il riffing è dinamico e potente, veramente un brano allettante, pregno di riff che ti risucchiano come un tornado e ti stracciano le carni come se fosse già passato attraverso uno sfasciacarrozze !
“Vortex From the Celestial Flying Throne of Storms”, continua la mattanza, ma il blast beat con l'ausilio del raid, è veramente qualcosa di sublime, ed in questa fase, aumentano i rallentamenti, facendo tornare quel sentore di Doom che aleggia sulle composizioni della band in senso generale.
La mia faccia diventa interrogativa, appena parte “A Black Aeon Shall Cleanse”, con il suo riff quasi Hard Rock (sempre restando in territori grezzissimi ed oscuri), alternato alle vocals monotonali di Jason “Dagon” Weirbach, e devo dire che però, il brano riparte subito nel modo giusto, con la granitica distorsione di Dagon ed il drumming ovattato di Thomas “Incubus” Stevens. I riff dissonati, perforano i miei già martoriati timpani, nel modo giusto e, anche se in questa fase viene a mancare un tappeto di doppia cassa, il brano risulta comunque piacevole, nella sua stranezza, soprattutto all' inizio ed alla fine. Continuano i titoli impegnati con “The Flames of Infinite Blackness Before Creation” con i suoi riff dilatati e più lenti. Torna quindi l' alone di un doom mistico e rituale, dove non è ricercata una lentezza triste e malinconica, ma, al contrario, è un modo per elevarsi e mettersi in contatto con oscure entità ultraterrene, di Lowercraftiana memoria.
“Mystical Blood”, ed il suo drumming compulsivo mi aspettano al numero sette, dove è la batteria a farla da padrone, mentre la chitarra continua il suo percorso distorto, tra riff circolari e momenti volutamente dissonati. Quasi un Blackned Thrash old school per “Through the Divine Spirit of Satan a Glorious Universe is Known”, forse uno dei punti forti dell' intero album. Un brano coinvolgente ed entusiasmante, dove è il giro di chitarra a rendere il tutto fantastico. La voce diventa particolarmente convincente ed un buon tappeto ovattato di blast beat, solleva il tutto, portando i bassi direttamente al cervello e non riesco a trattenere un headbanging. Un arpeggio più calmo, arriva a smorzare i toni e ci accompagna al finale, totalmente inaspettato... Ma il sospiro di sollievo dura poco, perché tornano a martellarci in testa le note di “Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith”, title track per niente da ridere, che continua a tenere alto il livello dell' album a cui da il nome e prosegue benissimo quanto fatto con “Through the Divine Spirit of Satan a Glorious Universe is Known”. Un riff più ritmato e voci radiofoniche, prima di un fraseggio splendido, quasi un assolo tra la lunga parte lasciata totalmente agli strumenti. Da ascoltare assolutamente ed una seconda parte, delirante e pazzesca, nella sua genialità. Tonano i giri classici a cui la band ci ha abituato, con “Power From the Center of the Cosmic Black Spiral”, altro pezzo dal sapore ritualistico, pieno di rallentamenti fatti con intelligenza e sfuriate controllate e mai banali. Tutto poi, viene cancellato dalla potenza d' entrata di “A Magnificent Crypt of Stars” un brano che convince ed entusiasma già dalla prima nota. Dinamicità e potenza, fanno sfoggio di tecnica ed esperienza, per un pezzo veramente realizzato come Dio (o Satana), comanda, in pieno stile “Inquisition”, a metà strada tra il black norvegese e il tipico trademark della band. Riff chirurgici e batteria che pare sostituita con un orologio svizzero, per precisione e complessità di groove. Entusiasmante, una botta di potenza oscura, carica e dinamismo. L' outro “Outro - The invocation of the absolute, the all, the Satan”, ed i suoi versi di capra, arrivano a chiudere il cerchio, l' audio di un rituale per niente rassicurante, è la cronaca di ciò che accade...
Ultimo step, per “Coda : Hymn To The Cosmic Zenith”, un qualcosa che altro non è che una seconda outro, fatta di rumori e suoni dilatati, che non capisco cosa faccia al numero trecidi di “Bloodshed Across the Empyrean Altar Beyond the Celestial Zenith”, visto che l' outro era già arrivata un gradino prima. Ma tant'é, in conclusione si tratta di un ottimo album, assolutamente in linea con quanto offerto fino ad ora dal duo colombiano, un album che, pure senza gridare al capolavoro, non deluderà i fan della band.

Anthony

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