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IMPERIUM DEKADENZ - Dis Manibvs IMPERIUM DEKADENZ -  Dis Manibvs Hot

IMPERIUM DEKADENZ -  Dis Manibvs

recensioni

titolo
Dis Manibvs
etichetta
Season Of Mist
Anno

TRACKLIST:

01. In Todesbanden

02. Only Fragments Of Light

03. Still I Rise

04. Dis Manibvs

05. Pantheon Spells

06. Vae Victis

07. Volcano

08. Somnia

09. Pure Nocturnal Rome

10. Seikilos

opinioni autore

 
IMPERIUM DEKADENZ - Dis Manibvs 2016-08-19 17:25:31 Anthony Weird
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Anthony Weird    19 Agosto, 2016
Ultimo aggiornamento: 21 Agosto, 2016
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“Imperium Dekadenz” è il moniker (un po' da bimbominkia), di questa band tedesca attiva dal 2005 che, dopo un paio di dischi minori e numerosi Full-lengthS, arriva a proporci oggi il loro ultimo lavoro sulla lunga distanza, cioè questo “Dis Manibvs”, la cui prima traccia è “In Todesbanden”, poco più di una intro cupa e grezza, dove la chitarra in lontananza alza il volume progressivamente e, mano a mano, fanno la loro comparsa tutti gli strumenti, in un intermezzo (intro) sussurrata molto inquietante che, in poco più di due minuti, riesce ad attirare la mia attenzione. Proseguo quindi con “Only Fragments Of Light” e immediatamente una potenza ed una ferocia tipicamente black metal mi invade. Si tratta comunque di una furia controllata e ben architettata, una cattiveria quasi chirurgica, complice la lunga intro e la lunga durata del brano stesso che fa da apripista ad uno scream soffocato e distante. Una voce modulata che però non per questo perde di freschezza, anzi, guadagna molto in termini di oscurità e malvagità. Quello che noto è però un drumming piatto che, a parte per rari punti, non brilla per originalità compositiva o particolare piacevolezza d'ascolto, pare più che altro un riempitivo che si limita a portare il tempo “sporcandolo” di doppia cassa e che raramente si fa realmente notare. I cori verso la metà del brano, però, racchiudono somma magnificenza e le tenebre si innalzano fiere. Un brano molto ben studiato e messo in pratica, uno sguardo in più andava dato al lavoro di batteria, ma ciò non toglie che il pezzo funzioni comunque alla grande, con un buon riffing ed una struttura dinamica e coinvolgente. Al numero tre troviamo “Still I Rise” altro brano molto lungo, infatti anche questo supera gli otto minuti e venti di corsa e devo dire che il sound resta molto simile, una buona potenza sonore, mai fine a se stessa, ma abilmente orchestrata, su riff di chitarra lunghi e veloci che si alternano ad altri più lenti, quasi toccando gli abissi del doom. Qui la batteria migliora notevolmente e anche se il blast beat resta in secondo piano, riesco a godermelo e ad apprezzarlo. Una grossa importanza viene data alle parti strumentali e questo è assolutamente un bene, numerosi parti di sola musica si alternano a momenti di scream disperato con un finale melodico e superbo, che definirei addirittura elegante ed etereo. Non da tutti! Quarta posizione per la potenza della title track “Dis Manibvs”, che apre col botto, sparandomi in faccia le distorsioni farinose dei tedeschi, in un tempo lento e pesante, dove le chitarre sono il caos di un'oscurità che ci circonda e sentiamo solo voci maligne e depresse, provenire da chissà dove... intorno a noi esiste solo il buio e il tormento che non trova pace. Davvero da brividi, un brano che sfiora i territori di doom e depressive, senza però esplorarli totalmente, ma restando comunque legato al black più canonico. Eppure le influenze di bands come “Abyssic Hate”, “Shining” o gli stessi “Silencer” sono evidenti e tangibili. Ovviamente scordatevi gli acuti impossibili di Nattramn, questo è qualcosa di totalmente diverso, eppure il reparto strumentale è incredibilmente simile a quel “Death – Pierce me”. Un brano superbo che mi sto godendo dalla prima all'ultima nota, dove tutto è al posto giusto e l'aggiunta di elementi creativi come lo scampanellio sui raids, non provoca assolutamente nessuno snaturamento dell'opera, anzi, trova il suo posto giusto e si lascia amare. “Pantheon Spells” è un intermezzo che richiama la intro iniziale “In Todesbanden”, synth oscuro e pesante, che sostiene dei sussurri inquietanti che ci accompagnano su sentieri poco rassicuranti alla traccia numero sei “Vae Victis” che, con un riffing veloce in feed in, ritorna su sentieri assolutamente black metal nel senso più convenzionale del termine. Blast beat martellante e scream molto più acido dei brani precedenti su una buona velocità ed una magnifica potenza per un brano sinceramente ben confezionato, ma che brilla per originalità solo nella parte finale, è più che altro un buon compitino fatto dai nostri, più che altro per allungare il brodo, almeno questa è l' impressione che da, nonostante si tratti di un pezzo comunque molto valido, ma che sta stretto in un album come questo. I campionamenti di un incendio, danno il via a “Volcano” pezzo di “satyriconiana” memoria, è la potente traccia numero sette, dove torna la carica e la buona composizione dei tedeschi, con cori degni degli Epica, ma con una cattiveria lontana anni luce dalla band olandese. Un ottimo esempio di black metal moderno, originale, feroce, disperato e oscuro, le tenebre impregnano anche questa canzone, come le precedenti e non si risparmia sui campionamenti che sono sempre molto accattivanti, soprattutto se usati con intelligenza, come in questo caso. Una seconda parte che rallenta, tornando a sfiorare le atmosfere Black-Doom, ottima cosa che rende l'intero album vario, ma omogeneo. Mi godo in silenzio gli ultimi momenti di “Volcano”, col suo feed out ed i campionamenti finali, prima di “Somnia”, altro intermezzo strumentale, questa volta affidato alle note in acustico, con spruzzate di “gothic” date dalle tastiere, piacevole nel complesso. Finita la pausa rilassante di “Somnia”, torniamo nelle tenebre grezze con “Pure Nocturnal Rome” ed ai suoi accordi iniziali pesanti, che fanno da apripista ad un riffing veloce e straziante, per poi sfociare su momenti più “circolari” come da tradizione black metal. Verso la metà del pezzo poi, un momento entusiasmante con cori magnifici ed indescrivibili, qualcosa che collega la magia e la teatralità del symphonic, con la tremenda oscurità nata dai territori più black. Un brano che richiama band come “Alghazanth”, che sanno dosare alla perfezione gli elementi sinfonici per non fare a gare per somigliare ai Nightwish e soprattutto, per creare immagini meravigliose e magnifiche, come quelle evocate da questo pezzo. Tornano le note in acustico sorrette dai synth che avevamo lasciato a “Somnia” nell'ultimo (purtroppo) brano di questo “Dis Manibvs”, cioè la numero dieci “Seikilos”. Un brano che sa di viking, che richiama il lavoro di “Tyr” e altre bands simili, evocando navi vichinghe, mare in tempesta e spade scintillanti all'orizzonte. Un pezzo particolare, che si discosta molto dal resto dell' album, tanto da sembrare quasi una bonus track, anche di black c'è poco in questa parte ed è strana la scelta di inserire un brano che non ha niente a che vedere con il resto, in un album così omogeneo e ben studiato come questo. Ma tant'è, il pezzo comunque non toglie niente al lavoro già ascoltato e quindi non va ad intaccare l'opera con una qualità minore o una creatività mancata ma, anzi, resta una canzone di tutto rispetto, evocativa e accattivante.
Se non si fosse capito, l'album in questione è davvero molto bello e gli “Imperium Dekadenz” sanno il fatto loro eccome. I brani sono solo dieci, ma abbastanza per creare un pezzo che è destinato a diventare un tassello di storia del metal e comunque, la maggior parte raggiunge una durata che supera il muro degli otto minuti. Una band da amare e quindi da considerare molto di più di quanto fatto fino ad ora. Assolutamente consigliato! In decimali, il voto sarebbe un sicuro 8,5/10!

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