01. Arti Manthano
02. Timeless
03. All In All
01. Arti Manthano
02. Timeless
03. All In All
Proposto dalla band con tre anni di ritardo rispetto alla sua effettiva uscita, l’omonimo debutto dei napoletani Manach Seherath (che in un’antica lingua non meglio specificata, significherebbe “attingere alla sorgente”), ci presenta tre tracce heavy metal assestate su mid-tempo rocciosi ed epici, cupi e malinconici, dove le tastiere, che hanno sicuramente un’importanza centrale nell’economia del sound dei Manach, offrono una ricercata sfaccettatura sinfonica al tutto.
Il sound, grazie anche all’approccio particolare del cantante, la cui voce, al netto delle differenze tecniche, assomiglia molto alla grandiosa ugola dell’ex vocalist degli Iced Earth, Matt Barlow, si rifà proprio alle atmosfere dei primi dischi della band americana, così come a certo epic metal dalle trame più doom degli anni ’80, (prendete come esempio i Candlemass), ma rivisto in chiave moderna.
Il songwriting non è male, c’è da curare un po’ di più gli arrangiamenti, le tastiere sembrano voler di fatto tenere in mano il sound dei Manach Seherath, ma spesso fagocitano il lavoro delle chitarre, ed in generale, in alcuni punti mi sono sembrate troppo elementari per avere un così importante ruolo da portare avanti.
I 3 brani hanno comunque un buon tiro, i Manach Seherath sanno esprimere una particolare passionalità sinistra nei loro pezzi, ed “All In All” in particolare, è un lavoro azzeccato quasi in pieno, peccato per la parte parlata sul finale, dove l’interpretazione latita. Ma come ripeto sempre, è molto difficile improvvisarsi dei buoni narratori, in questo hanno fallito anche nomi più blasonati.
Per il resto, è ovvio che sia difficile giudicare un lavoro di circa un quarto d'ora, ma la prima impressione è stata buona, aspettiamo quindi di vedere cos’altro hanno in serbo per noi questi ragazzi, che al momento promuoviamo senza remore