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Il grandissimo ritorno dei Novembre Il grandissimo ritorno dei Novembre Hot

Il grandissimo ritorno dei Novembre

recensioni

gruppo
titolo
Ursa
etichetta
Peaceville Records
Anno

Tracklist:

  1. Australis
  2. The Rose
  3. Umana
  4. Easter
  5. URSA
  6. Oceans Of Afternoons
  7. Annoluce
  8. Agathae
  9. Bremen
  10. Fin

Line-up:

Carmelo Orlando: chitarra, voce
Massimiliano Pagliuso: chitarra

opinioni autore

 
Il grandissimo ritorno dei Novembre 2016-05-05 17:26:01 Dario Onofrio
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Dario Onofrio    05 Mag, 2016
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C'è voluto parecchio prima che riuscissi a buttare giù qualche riga sensata e decente che possa aver reso lustro a uno dei più importanti (non mi vergogno a dirlo) gruppi metal italiani: i Novembre.
Ero un ragazzino quando uscì The Blue: nel pieno dei miei 18 anni non compresi bene il messaggio di quel lavoro ma ricordo di essere rimasto stregato dalle atmosfere che la band catanese sapeva mettere nei suoi lavori; proprio questo rende anche oggi la creatura di Carmelo Orlando e Massimiliano Pagliuso qualcosa di unico.

La notizia della reunion e dell'uscita di Ursa è stata per molti un fulmine a ciel sereno, qualcosa che ha risvegliato la passione sopita per una band veramente di culto. Ma è con la curiosità del neofita che mi sono avvicinato a questo monumentale disco, chiedendomi che cosa avrei potuto trovarci dentro. Beh, dentro ci ho anche trovato un po' di me stesso, un torrente sonoro che dolcemente ti sommerge e ti fa sprofondare negli abissi, per poi riportarti a galla con la fantastica Fin.

I Novembre ancora una volta sanno mescolare un mix di shoegaze, black metal e melodia, creando di fatto un sound unico che non esiste in nessun'altra band del mondo. Un livello a cui gli Alcest di Neige non sono e credo riusciranno mai ad arrivare, ma nemmeno nessun'altra band dello stesso genere. Si, so di starci girando intorno: com'è in effetti questo Ursa? Descriverlo a parole è veramente difficilissimo, un'impresa titanica.

Parliamo pure degli ermetismi e dei riff ossessivi, dei toni cupi di Australis e di The Rose, per poi passare nella poesia di Umana e Oceans of Afternoon, della tragedia di Easter o dell'infinito contenuto in Annoluce e Ursa, o dei ritmi quasi mediterranei della strumentale Agathae. Lo so che non si possono riassumere delle tracce in questo modo, ma penso non ci siano altre possibilità: il lavoro della band è minuzioso, quasi maniacale, nel rendere soffocanti e struggenti le proprie canzoni, effetto dovuto anche all'ottima alternanza di clean vocals e growl da parte di Carmelo Orlando.

Per concludere posso dire che Ursa è senza ombra di dubbio uno dei migliori dischi dell'anno, nonché una spolverata di lustro a una scena italiana che stenta ancora ad avere un risalto transnazionale.

Bentornati.

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