GAME ZERO: HARD ROCK ITALIANO DI PREGEVOLE FATTURA
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Ultimo aggiornamento: 22 Marzo, 2016
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Hard Rock come se piovesse negli ultimi anni. Dovrei essere contento perché alla fine è il genere che da sempre ascolto, a parte una breve parentesi di pochi anni in nome del power più epico. Spade di legno e folletti ormai deposti e si ritorna ad ascoltare rock, aor e hard rock, complice il mio ruolo da scribacchino sfruttato dalla “Combriccola di allaroundmetal”. A volte mi ritrovo con produzioni e progetti abbastanza approssimativi, altre volte come in questo caso con lavori più che godibili, malgrado purtroppo si paghi dazio all’Hard Rock americano o nordeuropeo. Il lavoro di cui mi appresto a parlarvi è “Arise”, full-lenght d’esordio dei Game Zero. Un dischetto che, a parte qualche piccola sbavatura, ha molte frecce al proprio arco. “The City With No Ends” mette subito le carte in tavola. Produzione granitica, chitarre taglienti e melodie hard'n'heavy di stampo classico. Nulla di particolarmente innovativo, ma ben fatto e visceralmente onesto. Come inizio direi niente male. “It’s Over” è decisamente più aperto nel suo incedere. Un rock'n'roll melodico che non lascia troppo spazio all’immaginazione. In questo caso le chitarre sono un buon sostegno per chorus sempre melodici e dal flavour inconfondibile degli eighties. Proseguiamo questo viaggio all’insegna del sanguigno rock'n'roll con “Now”. A mio avviso il migliore del lotto attualmente. Produzione bombastica enfatizza chitarre dal piglio moderno. Bella anche la linea di chitarra solista. Due parole anche sulla voce di Mark; mi sembra perfettamente integrata nel progetto, pur non essendo un fuoriclasse ha il timbro adatto e la “ruvidezza” necessaria per portarsi sulle spalle l’arduo fardello di essere il frontman di un progetto Hard Rock. “Fallen” è più rock oriented. Tendenzialmente oscuro e più minimale nel suo arrangiamento, direi che ci sta tutto a questo punto di quello che spesso etichetto nelle mie recensioni come un lungo viaggio, spezzando un discorso precedente decisamente più duro. “Don’t Follow Me” ha il piglio punk'n'roll. La portante del pezzo è un bel basso pulsante. Tutto abbastanza scarno e crudo come in pieno stile punk, ma assolutamente annegato in un contesto hard rock. Marchio di fabbrica che ha reso grandi i Crue, giusto per fare uno degli esempi più lampanti. “Time Is Broken” buonissimo episodio hard rock sempre di matrice molto moderna, complice un riffing potente e compatto. Oscuro nelle linee vocali che ben riescono a fondersi con il contesto ai limiti del post grunge/hard rock moderno. Segue queste coordinate “Lions And Lambs”. Percepisco anche un’aura Motorheadiana nelle strofe, in particolare molto aggressive per poi essere sempre più aperte nei chorus. Per essere metabolizzato necessita di un secondo ascolto, ma direi niente male anche in questo caso. “Purple” è decisamente claustrofobico. Uno degli episodi che più mi ha convinto per il suo taglio moderno e melodico al tempo stesso. Notevole anche il solo di chitarra a tinte orientaleggianti. Sicuramente uno dei pezzi più ispirati. “In Your Shoes” prosegue un canovaccio di Hard Rock pesante, in cui le linee vocali non fanno la parte del leone in favore di arrangiamenti ancora una volta corposi. Si percepisce il desiderio sempre più presente di discostarsi dai clichè del Rock duro degli eighties, creando anche una mini frattura all’interno dello stesso platter. A mio avviso con il secondo full-lenght il combo Game Zero mostrerà il volto definitivo di un progetto che ancora non ha un’identità ben definita. “Unbreakable” potrebbe essere un buon compromesso. Armonie vocali e chiare caratteristiche degli eighties assolutamente integre con arrangiamenti più incisivi ne rendono un altro episodio a mio parere ben bilanciato e riuscito. “Look At You” è power metal. Si tenta di nasconderlo con soluzioni più rock, ma alla fine sempre di power si tratta. Il pezzo in se è carino, anche se evanescente e sembra essere messo lì per spezzare drasticamente ciò che si stava delineando in precedenza. In chiusura troviamo una bella “power ballad”, calda e ricca di pathos. Quest’ultimo pezzo mi porta a fare delle considerazioni finali. Una maggiore diversificazione e coraggio nella scelta dei pezzi, ovvero qualche ballad e un paio di pezzi in meno avrebbe reso questo disco più snello all’ascolto. Si tratta comunque di un lavoro ben prodotto che ben riesce a farsi portavoce di un Hard Rock italico sanguigno e genuino. In bocca al lupo ragazzi!