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Sognare il nord con i Wolfheart! Sognare il nord con i Wolfheart! Hot

Sognare il nord con i Wolfheart!

recensioni

gruppo
titolo
Winterborn
etichetta
Spinefarm Records
Anno

Tracklist:

1. The Hunt
2. Strenght and Valour
3. Routa pt.2
4. Gale Of Winter
5. Whiteout
6. Ghosts of Karelia
7. I
8. Chasm
9. Breathe
10. Isolation
11. Into the Wild
12. Frey
13. 4:19 AM

Line-up:

Tuomas Saukkonen: voce, tastiere, chitarra solista
Lauri Silvonen: basso, cori
Joonas Kauppinen: batteria
Mika Lammassaari: chitarra ritmica

opinioni autore

 
Sognare il nord con i Wolfheart! 2015-06-07 11:28:49 Dario Onofrio
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Dario Onofrio    07 Giugno, 2015
Ultimo aggiornamento: 07 Giugno, 2015
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Forse il nome Wolfheart potrà dirvi qualcosina, ma colui che sta dietro a questo progetto e che risponde al nome di Tuomas Saukkonen vi dirà sicuramente di più. Musicista e polistrumentista di successo, ritagliatosi un grande spazio in quella scena death/gothic finnica guidata dai quelli che furono i Sentenced, il nostro uomo ha avuto una vera e propia carriera lunga e duratura con i suoi Before the Dawn e successivamente con i Black Sun Aeon.
Stiamo parlando quindi di un personaggio con una storia ben definita e con un'esperienza sicuramente da non sottovalutare.

Veniamo al presente: come tutti i finlandesi che si rispettino, il nostro subisce una crisi mistica nel 2014 e scrive da solo un progetto solista di nome Wolfheart. L'album Winterborn, seppur prodotto con una produzione un po' scarsina e suonato tutto da Tuomas, ottiene un discreto successo e viene valutato benissimo da molte webzine, che lo paragonano ai primi lavori di gente come gli Amorphis.

Da qui la decisione del mastermind, ormai inattivo da 3 anni, di tirare su una band al completo e portare avanti il progetto; così, ingaggiati altri 3 compagni di viaggio, i neonati Wolfheart reincidono quell'album ampliandolo con ben 4 pezzi inediti.

Che dire di Winterborn quindi? Beh, al di là della banalità nel nome che inizialmente mi aveva lasciato perplesso, questo disco si dimostra un lavoro maturo e complesso sotto molti punti di vista. Si sente che pezzi come The Hunt, Ruota pt.2 o Gale of Winter non sono scritti da ragazzini che passavano di lì, ma da un signore maturo e con una conoscenza musicale coi controcazzi.
Tuomas miscela sapientemente la parte viking della sua produzione a quella un po' più gotica, come dimostrato dai frequenti passaggi dove le uniche protagoniste sono le chitarre, lasciandoci quel senso di freddo e isolamento tipico dei finnici. È anche un ottimo cantante e il suo growl non stanca, anzi, carica l'ascoltatore e lo attira nel pathos dei pezzi, come nell'incedere cadenzato di Whiteout.

Poi ci sono anche pezzi più vikingheggianti come Ghosts of Karelia (dal cui titolo evinco che il nostro, oltre ad occuparsi delle solite mitologie etc., parla anche un po' di politica), che richiamara palesemente i Mythotin del primo periodo nonostante i toni su cui è suonato siano molto più drammatici che guerreschi. Il pezzo che forse ho apprezzato di più è Chasm: sette minuti di cavalcata, introdotti da una chitarra acustica magistralmente suonata, che mescola sapientemente i primi Amorphis, i Moonsorrow e gran parte delle influenze che, dopo l'ondata power, hanno reso grande la Finlandia metal.

Venendo infine ai 4 pezzi inediti, posso dire che non sfigurano affatto di fronte ai precedenti, anche se 3 su 4 sono praticamente acustici. Isolation è un pezzo totalmente affidato alla tastiera che sembra essere stato suonato con l'idea di evocare un ghiacciaio; sulla stessa riga si muovono Frey (affidato invece all'acustica) e 4.19 A.M., mentre Into the Wild richiama le ritmiche di Chasm, accorciandole e ampliando il discorso su una cavalcata viking guerresca.

Tirando le somme: Winterborn è un ottimo album melodic death/vikingheggiante, che non sfigurerà nelle vostre collezioni a fianco di gente come i sopracitati Amorphis e Moonsorrow. Insieme ad artisti come Saor, Wolfheart si mostra essere una interessante novità sul panorama internazionale, nonché la riconferma che è ancora possibile suonare come vecchi album che hanno forgiato il nostro immaginario collettivo, senza però scadere nel manierismo o nell'autocitazione. Bravo, Tuomas!

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