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Il grido di guerra degli Skyforger! Il grido di guerra degli Skyforger! Hot

Il grido di guerra degli Skyforger!

recensioni

gruppo
titolo
Senprūsija
etichetta
Thunderforge Records
Anno

Tracklist:

1. Ei skīja, skīja
2. Senprūsija
3. Sudāvu jātnieki
4. Tagad vai nekad
5. Herkus Monte
6. Rāmava
7. Lepnums un spīts
8. Divi brāļi
9. Melnās buras
10. Nekas nav aizmirsts
11. Rituāls
12. Zem Lietuvas karogiem

Line-up:

PETER – voce, chitarra solista
EDGARS ”ZIRGS” – basso, cori
EDGARS ”MAZAIS” – barreria
ALVIS – chitarra ritmica, cori

opinioni autore

Voto medio dell'autore: 2 user(s)

voto 
 
3.8  (2)

 
Il grido di guerra degli Skyforger! 2015-06-18 08:07:22 Michele Alluigi
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Michele Alluigi    18 Giugno, 2015
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Nuovo capitolo discografico per i lettoni Skyforger, un momento che si può dire attesissimo da tutti i fan del pagan black metal, genere che fra l'altro sta andando molto anche qui da noi in Italia. Contrariamente a quanto si possa pensare però, di black metal in questo lavoro c'è abbastanza poco, o meglio, ci sono strutture e stilemi abbastanza standard, come i blast beat, la voce in screaming e le tematiche a sfondo mitologico, ma fortunatamente i quattro pagani hanno osato un pò di più su questo lavoro, uscendo, per così dire, dai soliti clichè e sfornando un disco non certo impeccabile ma comunque al passo con i tempi attuali. A risultare sicuramente convincenti, in primis troviamo le chitarre, sia sul piano della post produzione, dove troviamo delle sei corde belle compresse e cariche di gain per avere un maggiore impatto sia sulle ritmiche composte sui power chord sia sui fraseggi più di stampo scandinavo, sia su quello compositivo: i main riff delle canzoni pescano molto dall'heavy metal più classico, facendo sì che le tracce possiedano un tiro decisamente travolgente ed energico e non sembrino le soliste sviolinatine tutte alberi, corni vichinghi (ormai divenuti fin troppo uno stereotipo) e martelli di Thor fini a se stessi. Per quanto riguarda la sessione ritmica, anche il basso e la batteria possiedono un approccio molto più con i piedi per terra, finalizzato a spaccare tutto e non ad accompagnare le solite cantilene, le quattro corde in particolare godono di un sound caldo ed avvolgente che ricorda molto vagamente il basso di Lemmy a livello di attitudine e di verve. Le canzoni sono decisamente più trascinanti all'headbanging dei lavori passati, se l'heavy metal degli anni ottanta è sempre stato un modello per gli Skyforger, su questo nuovo album i quattro lettoni gli hanno dato sicuramente più spazio ottenendo un risultato vincente, finalmente oltre ai Bathory ed ai grandi maestri svedesi e norvegesi del black, possiamo realmente sentire anche l'influsso di grandi mostri sacri come Iron Maiden, Saxon e JudasPriest, il che è sicuramente un valore aggiunto notevole.

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Il grido di guerra degli Skyforger! 2015-05-01 19:06:28 Dario Onofrio
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Dario Onofrio    01 Mag, 2015
Ultimo aggiornamento: 02 Mag, 2015
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Spesso la gente si dimentica cosa significhi seriamente suonare viking metal: per fortuna ci sono gruppi come gli Skyforger, a mio avviso una delle realtà più sottovalutate all'interno della scena europea. Li avevo visti esibirsi in un eccezionale show al Fosch Fest 2013 e sono veramente contento di constatare che i nostri lettoni non hanno certo perso la loro attitudine guerresca e battagliera che li ha sempre contraddistinti, rendendoli uno dei gruppi "padrini" del pagan metal made in east Europe.
Senprūsija (Antica Prussia in lettone) arriva a cinque anni dal precedente Kurbads. Molte cose sono cambiate: un chitarrista e soprattutto la fine del rapporto di collaborazione con Kaspars Bārbals, il polistrumentista della band. Nonostante questo il disco suona benissimo e trasforma i nostri stereo in una macchina macinariffoni devastanti. Il tutto si apre con la title-track, un pezzo in pure stile Skyforger fatto di tappetoni di chitarra black/viking sparati a mille sui nostri timpani, con un bellissimo inserto di flauto a metà pezzo che ci lascia intravedere un barlume di folk.
I lettoni vogliono raccontarci l'antica storia della Prussia, una delle tre regioni baltiche oggi completamente scomparsa (nel booklet è scritto che i tedeschi che conquistarono l'area successivamente, pur facendosi chiamare prussi, non avevano affatto radici o affinità con quel popolo!) e lo fanno a modo loro: Sudavu jatnieki è forse uno dei pezzi più belli del disco, dedicato ai guerrieri del popolo sudoviano (oggi la Sudovia è una regione della Lettonia), una vera e propria cavalcata viking spinta sempre più sull'accelleratore ad ogni secondo che passa, mentre Tagad vai nekad è uno dei primi inni dell'album.
È bello vedere che i nostri, pur suonando un genere ormai inflazionatissimo, riescono a dargli un tocco particolare tutto loro. Così Herkus Monte, dedicata al principale leader della rivolta contro i soldati tedeschi nella Prussia antica, gioisce di una atmosfera sia festaiola che epica, con un incrociarsi di thrash/speed metal dal sapore motorheaddiano e soprattutto un bellissimo assolo prima della fine dei balli. Gli Skyforger riescono ad essere sia dei grezzoni che ti ascolteresti mentre ti stai spaccando di birra a qualche festival che una band in grado di rievocare atmosfere epiche come fa la successiva Ramava, che con il suo coro ci accompagna fino alla parte "cafona" del pezzo.
Il seguente episodio, Lepnums un spits, ritorna sull'effetto cavalcata che avevamo già sentito qualche pezzo fa, mentre Divi Brali ci trascina in una spirale di pogo con un bellissimo riffone supportato come al solito dall'eccelso drumming di Edgar Mazais e da un ottimo stacco folk in piena tradizione viking. Torniamo nuovamente su vette alte con Meinas Buras, un vero e proprio macigno di "viking metal come andrebbe suonato", a metà strada tra il black e l'epicità che pochi gruppi ormai riescono a trasmettere.
Gli Skyforger non perdonano i tedeschi che anni fa distrussero il popolo prusso: Nekas nav aizmirsts (Niente è perdonato) sembra essere una vera e propria dichiarazione di battaglia, un canto che va a chiudersi con la strumentale Rituals e la finale Zem Lietuvas karogiem (Sotto stendardi Lituani), un pezzo che già dal titolo lascia poca fantasia sui temi trattati e che si chiude con uno dei cori viking metal più belli che abbia sentito quest'anno.
Devo dire che con questo disco gli Skyforger entrano a pieno diritto in quell'olimpo di gruppi che sarebbero in grado di far smuovere anche la persona più pacifica della terra: Senprūsija è un album maturo, con un songwriting e una produzione ottima, degno dei migliori capitoli dei Waylander o di altri colossi della scena internazionale. Il mio consiglio? Se vi piace il viking non lasciatevelo sfuggire!

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