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Mediterraneo e viking metal si incontrano con gli Shardana! Mediterraneo e viking metal si incontrano con gli Shardana! Hot

Mediterraneo e viking metal si incontrano con gli Shardana!

recensioni

gruppo
titolo
No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei
etichetta
Autoprodotto
Anno

Tracklist:

1. Intro
2. Bardanas
3. Shardana (Kadesh)
4. The Path of Snow
5. Streams of Blood
6. No cadena, no presoni, no spada, no lei
7. Me, the Wolf
8. Enemies Came from the Sea
9. Retribution for a King
10. Sa sedda ‘e su diaulu

 

Line-up:

Aaron Tolu – basso, voce;
Daniele Manca – chitarra elettrica, chitarra acustica, tastiera;
Fabrizio Pinna – chitarra;
Matteo Sulis - batteria

opinioni autore

 
Mediterraneo e viking metal si incontrano con gli Shardana! 2015-03-04 14:35:45 Dario Onofrio
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Dario Onofrio    04 Marzo, 2015
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Quando mi hanno proposto di recensire il debut di un gruppo epic metal sardo sono saltato dalla sedia, principalmente per due motivi. Il primo è che considero la Sardegna la culla di questo genere in Italia (basti sentirsi i cari vecchi Holy Martyr), il secondo è che il nome di questa band, Shardana, mi ha stregato subito facendomi immaginare un album ricco di storia e lingua dell'isola.
No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei, nasce dopo ben 7 anni di formazione per la band composta da 4 elementi. Si tratta, a mio parere, di un disco veramente bello e ispirato, che mischia l'heavy black metal a atmosfere alla Waylander/Suidakra. E conferma una cosa importante: l'Italia non ha nulla da invidiare ad altre nazioni che vantano gruppi epic di ragguardevole livello. Mettete su la prima Bardanas (scorribande, in lingua campidanese) per capire di cosa sto parlando: il combo mischia sapientemente cavalcate epiche a blast beating ferocissimi (in questa traccia il drumming, tra l'altro, è curato da Raphael Saini dei Cripple Bastards), guidati dall'ottimo growl di Aaron Tolu e da una parte ritmica che, in piena tradizione epic, risalta moltissimo. L'album è una cavalcata e un tributo non solo alla terra madre della band, ma anche a tematiche meno nostrane come The Path of Snow, dedicata al personaggio di Jon Snow del Trono di Spade di Martin. Ottimi anche gli inserti di tastiera e pianoforte, sfruttati più volte per creare atmosfera e dare valore aggiunto a una già godibile parte strumentale. I lavori di chitarra di Daniele Manca e Fabrizio Pinna sono magistrali e spesso fanno dei bridge la parte più trascinante della canzone, come si sente in Shardana (Kadesh) o nella title-track. Quest'ultima, cantata per metà in inglese e per l'altra in campidanese, risulta una delle migliori tracce dell'intero disco e una summa del lavoro di composizione, con la perfetta fusione di tutti gli elementi sopracitati. Anche la successiva Me, the Wolf, è una canzone di tutto rilievo, con una bellissima intro semiacustica con tanto della collaborazione di un violinista, sotto alla quale si inserisce successivamente la parte metallica. Altra traccia di tutto rispetto non può che essere la finale Sa sedda ‘e su diaulu, che racconta una leggenda sarda secondo cui il promontorio affacciato al Golfo di Cagliari (detto infatti Golfo degli Angeli) sia la prigione di Lucifero, imprigionato dall'Arcangelo Gabriele quando le sue armate cercarono di conquistare quel luogo. Nove minuti dove epicità, cavalcate viking, urli battaglieri di Tolu e un drumming eccelso suonato da Matteo Sulis farebbero impallidire anche signori anzianotti del mestiere.
Come avrete capito questo disco mi è piaciuto parecchio e cercherò il prima possibile di procurarmene una copia. L'unica nota che mi sento di scrivere è riguardante la produzione: so che per una band quasi emergente non è facile avere un bel sound, però per puro gusto personale preferivo le composizioni secche alla Holy Martyr o alla Martiria.
Ma, al di là di queste sbavature prettamente tecniche, No Cadena, No Presoni, No Spada, No Lei è un disco che consiglio a tutti gli appassionati di epic e viking metal, anche internazionale. Potremmo essere di fronte al primo fortunato caso, dopo quel Mare Nostrum degli Stormlord, di un vero disco che racconti i popoli barbari mediterranei al contrario di moltissimi coleghi che invece si rivolgono alle tradizioni e alle leggende del nord.

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