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Attraverso lo specchio. Attraverso lo specchio. Hot

Attraverso lo specchio.

recensioni

titolo
Beyond the red Mirror
etichetta
Nuclear Blast
Anno

Tracklist:
1. The Ninth Wave
2. Twilight Of The Gods
3. Prophecies
4. At The Edge Of Time
5. Ashes Of Eternity
6. The Holy Grail
7. The Throne
8. Sacred Mind
9. Miracle Machine
10. Grand Parade

 

Line-up:

Hansi Kürsch: voce
André Olbrich: chitarra solista
Marcus Siepen: chitarra ritmica
Frederik Ehmke: batteria

opinioni autore

 
Attraverso lo specchio. 2015-01-30 12:59:59 Dario Onofrio
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Dario Onofrio    30 Gennaio, 2015
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Immaginate di essere una sciura (signora anziana, nel dialetto delle mie zone) che va tutte le mattine a prendere il pane dallo stesso, vecchio fornaio di fiducia. Nel tempo il fornaio diventa sempre più bravo, tanto che inizia a fare panini con le uvette, con l'uva schiacciata e altre varianti appetitose. Un bel giorno la signora, però, si accorge che il fornaio fa pochissimo pane fatto liscio e che la maggior parte è composto da spezie e condimenti.
Mi sembra l'esempio calzante per descrivere l'ultima fatica dei bardi di Krefeld: Beyond the Red Mirror. Chi sta battendo le dita sulla tastiera è, come alcuni ricorderanno, l'uomo fortunato che incontrò Hansi e Andrè a Milano per l'uscita di At the Edge of Time e recensì proprio quella pietra miliare di power metal. Chi sta scrivendo questa recensione è una persona talmente attaccata ai Blind Guardian che li difenderebbe fino a farsi menare quando qualcuno dice che A twist in the Myth fa schifo. È proprio per questo che non ho voluto leggere nessuno studio report e tantomeno ascoltare il singolo Twilight of the Gods: quello che volevo ottenere con questa recensione è un puro vortice di emozioni, come i Blind Guardian mi hanno abituato fin dal lontano 2006.
Ecco perché, purtroppo, mi ritrovo a conti fatti con l'acqua alla gola: fate conto che un cd così difficile l'ho dovuto recensire in tre giorni dall'uscita. Ma basta con questa introduzione e passiamo alla domanda principale: come suona Beyond the Red Mirror?
Se proprio dovessi fare dei paragoni vi direi, molto semplicemente, che questo album sta un gradino sotto At the Edge of Time e uno sopra a A twist in the Myth. Chiariamoci: non è un brutto disco, perché i Blind Guardian NON FANNO dischi brutti.
È un album ostico. Difficile, davvero. Come scrive la Nuclear Blast negli mp3 forniti parliamo di "Symphonic progressive metal". Già, perché se questo disco dovrebbe essere a livello di lyrics il successore di Imaginations from the Other Side (il mio album MUSICALE preferito in assoluto), dalla parte delle sonorità è il degno fratellino di A night at the Opera.
Queen a manetta, insomma.
Faccio un ultimo chiarimento (ultimo, promesso): secondo me non vedremo mai quel maledetto album orchestrale che i Bardi continuano a rimandare da ormai 7/8 anni, ma ne vedremo gli influssi sui prossimi dischi. Ora possiamo partire.
Dietro lo specchio rosso... C'è un mondo intero: un'onda sonora tridimensionale pronta a travolgerci se non siamo adeguatamente preparati. Potremmo naufragare già su The Ninth Wave, dalle ritmiche cadenzate e scandita da un chorus acchiappafan, ma io vi consiglio di affrontare la tempesta e continuare nell'ascolto. Da fan ero preparato a qualcosa di simile, ma non mi aspettavo tutte le idee che ci sono qua dentro. Produzione mastodontica, megaeffettoni, chorus quasi esasperati (come scrivono alcuni colleghi su altre webzine)? Si, perché no? Chi sono io per dire che i Bardi sbagliano a intraprendere questa strada? I tempi di Somewhere far Beyond sono lontanissimi: è giusto così.
A riportarci un attimo nella realtà arriva il tanto criticato singolo Twilight of the Gods. A mio parere criticato ingiustamente, visto che è uno dei pezzi più riusciti del disco. Ci siamo ragazzi, se tirate i remi in barca potete farvi guidare dalla voce di Hansi e dalla chitarra di Andrè fino alla fine del disco. E se siete arrivati fino a qui senza arrendervi scommetto apprezzerete Prophecies e At the Edge of Time (come mai una canzone col titolo del disco precedente?), delle quali la seconda è a mio parere uno dei punti più alti dell'intero platter.
La ricetta della band si arricchisce degli effettoni sopracitati anche in un pezzo come Ashes of Eternity, che suona veramente Queen in più e più punti. I riff, ve lo assicuro, sono quelli di A night at the Opera: non nel senso che sono copiati, ma che la sonorità data in studio è quella.
Ma i Blind Guardian non sono i Tarantino di Bastardi senza Gloria, e ce lo ricordano con una tirata come The Holy Grail, considerata da molti l'apice del disco. Per quanto riguarda il mio gusto personale non mi dispiace questo tentativo di ritirare fuori le composizioni di Tales from the Twilight World, con un intro che cita palesemente Ride into Obsession (dal disco precedente), ma, come recita un famoso testo più volte raccontato dai Bardi: il mondo è andato avanti. Forse ho apprezzato un pochino di più The Throne, che ho percepito come più ispirata rispetto alla composizione precedente.
Ancora meglio la successiva Sacred Mind, con la quale ci ritroviamo a navigare di nuovo sulle chitarre di André messe bene in evidenza. Ma se siete frastornati cercate di riprendervi sulla ballad Miracle Machine, perché The Grand Parade è l'ultima corsa, dai toni circensi, verso la fine del disco. Tra cambi di tempo, suoni che si inseguono e una batteria spedita a mille, i Blind Guardian chiudono così la loro ultima fatica in studio.
Cosa resta dentro allo specchio rosso? Vi riassumo la mia idea: qui dentro si alternano tracce che esaltano le orchestrazioni e la sperimentazione a tracce più "canoniche", che ci riportano sulle note metalliche degli ultimi due lavori. Annullata totalmente la parte medievale.
Quello che mi viene da domandare è: non è che si sono fatti prendere troppo la mano dagli effettoni, esasperando il discorso di A night at the Opera e At the Edge of Time? E ciò è un male? Affettivamente sono sicuro che amerò questo disco, così come ho amato ogni singola prova in studio dei Blind Guardian. Chiariamoci: non me lo farò piacere, perché sono sicuro che mi piacerà.
Per cui vi dico: dategli tante chanches. Abbiate pazienza e ascoltate Beyond the red Mirror più volte: fatevi trasportare dalla magnificenza delle orchestrazioni, dai cambi di tempo e anche da quei pezzi dove le chitarre si sentono meno. Per me non è un passo falso: è semplicemente un collegamento con qualcosa di nuovo che arriverà, più spoglio dalle onde sonore che abbiamo trovato viaggiando attraverso lo specchio. Non è un lavoro fatto a caso: è un gettarsi volontariamente in un vortice di caos sicuri di uscirne.
Se invece siete degli appassionati duri e puri dei Blind Guardian di prima mano allora tenetevi lontani da Beyond the Red Mirror e andate semplicemente a vederli perché volete sentire i pezzi vecchi. Io sono un fan dei Bardi e ripeto che non mi farò mai piacere un disco apposta perché sono loro. Io sono sicuro che le loro canzoni mi stregheranno col tempo (così come è stato per A twist in the Myth) perché ogni volta, anche quando resto più perplesso, nella loro musica trovo un pezzettino della mia anima, qualcosa di bello, misterioso e familiare a cui attaccarmi.

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