01. Ancient Serpents
02. Daughter Of Eve
03. Praising My Pain
04. The Harbinger Of Doom
05. A Casual Stray
06. The Script Of Sorrow
07. Claim The Dark
08. Blood Of Saints
09. Aged Wine And Woe
10. Lost Control (Anathema cover)
01. Ancient Serpents
02. Daughter Of Eve
03. Praising My Pain
04. The Harbinger Of Doom
05. A Casual Stray
06. The Script Of Sorrow
07. Claim The Dark
08. Blood Of Saints
09. Aged Wine And Woe
10. Lost Control (Anathema cover)
Alzi la mano chi ha considerato il Libano come una terra dove si suonano Hard Rock e Heavy Metal. A memoria da quel paese non è mai uscito nessun gruppo famoso che suona il nostro genere preferito. Bene; dal 2006, l’etichetta russa Stygian Crypt Productions ha deciso di puntare sui Kimaera e la fiducia mi pare ben riposta. I Kimaera nascono nel 2000: da allora hanno autoprodotto un singolo e fatto uscire 2 “ Cd’s per la Stygian Crypt Productions che li hanno portati a calcare i palchi di festivals in posti come la Turchia, la Cecoslovacchia, l’Ucraina e la Russia. Il 2013 ha visto uscire il terzo CD dal titolo “The Harbinger Of Doom” contenente 10 tracce, l’ultima delle quali è la cover di “Lost Control” degli Anathema. Il gruppo viene definito come fautore di Doom atmosferico e Death ma, come spesso accade, le etichette lasciano il tempo che trovano e, complice l’intersecarsi di vari generi, la miscela di suoni che esce è a più largo spettro. Certo; l’influenza del Death è preponderante a cominciare dal vocione di JP Haddad (lo troviamo anche alla chitarra n.d.a.), ma l’aspetto Doom è a mio avviso una minima parte. Fin dalla iniziale “Ancient Serpents” è possibile sentire lo strapotere che hanno le tastiere di Charbel Abboud e il peso che hanno nell’economia del suono dei Kimaera. Uno strapotere che, troppo spesso, risulta invadente tanto da coprire gli altri strumenti mettendoli in secondo piano. La proposta mostra diversi spunti di originalità dovuti alla provenienza geografica della band la quale arricchisce i pezzi con alcuni tocchi di Oriente che saltano fuori qua e la. Se a questo aggiungiamo il fatto che i vari ritmi, con la predilezione come detto per quelli Death, vengono assemblati al meglio, il quadro è ben definito. Altra cosa importante da segnalare è la presenza di Milia Faris che suona il violino e canta contribuendo con la sua voce leggiadra e lirica controbilanciando la “profondità” del singer Haddad. La cosa, se pur già sentita altre volte, contribuisce a frammentare le fasi dei pezzi rendendoli gradevoli e mai noiosi, non che appetibili anche a palati non avvezzi alle velocità del Death. Tanto per darvi una idea delle diverse facce di “The Harbinger Of Doom” scelgo qualche pezzo esplicativo. “Daughter Of Eve”, ad esempio, da una buona idea di cosa intendono creare i Kimaera con la loro musica ovvero alternanza di velocità e cadenze e delle voci mascile e femminile. “Praising My Pain” potrebbe essere ascritta al Doom ma, tanto per sottolineare come le etichette siano a volte inappropriate, si potrebbe mettere nel novero del Black “pomposo” condito da atmosfere Horror. La omonima “The Harbinger OF Doom” viaggia tra i sentieri del Norse Black, del Goth e del Doom. “Claim The Dark” probabilmente non è il brano più bello ma, di sicuro, è quello che dice tutto sul percorso musicale intrapreso dai Kimaera in questo CD. Per trovare il Doom vero e proprio potete ascoltare “Aged Wine And Woe” che è pesante come un mattone sullo stomaco. La cover degli Anathema viene lasciata per ultima e, se pur meno poetica di quella originale, non è malvagia. Se il banco regia avesse saputo calibrare meglio i volumi si potrebbe parlare di un lavoro pienamente riuscito. Purtroppo così non è e ciò mi porta a togliere mezzo punto a “The Harbinger Of Doom”. Il voto rimane comunque alto visto che i Kimaera ci sanno fare e lo dimostrano ampiamente.