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At The Gates: Un altro storico ritorno dal passato At The Gates: Un altro storico ritorno dal passato Hot

At The Gates: Un altro storico ritorno dal passato

recensioni

titolo
At War With Reality
etichetta
Century Media Records
Anno

 

1. El Altar Del Dios Desconocido

2. Death And The Labyrinth

3. At War With Reality

4. The Circular Ruins

5. Heroes And Tombs

6. The Conspiracy Of The Blind

7. Order From Chaos

8. The Book Of Sand (The Abomination)

9. The Head Of The Hydra

10. City Of Mirrors

11. Eater Of Gods

12. Upon Pillars Of Dust

13. The Night Eternal

opinioni autore

Voto medio dell'autore: 2 user(s)

voto 
 
3.3  (2)

 
At The Gates: Un altro storico ritorno dal passato 2017-03-19 12:32:27 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    19 Marzo, 2017
Ultimo aggiornamento: 19 Marzo, 2017
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Il 2014 è un anno particolarmente interessante per il mondo del metal, soprattutto per quello scandinavo. A distanza di quasi un ventennio (19 anni per la precisione) i fan del melodic death metal vedono il ritorno degli At The Gates, band considerata una delle fondatrici del genere. Lo storico gruppo, infatti, si sveglia da un lungo sonno di silenzio con il loro quinto album: “At War With Reality”.
Non è facile approcciarsi a questo nuovo lavoro; non scordiamoci dell’epico “Slaughter Of The Soul” del 1995, una pietra miliare per il metal scandinavo, quasi impossibile da riproporne i capisaldi, a tratti inarrivabile… Eppure il quintetto capeggiato da Tomas "Tompa" Lindberg è riuscito nell’intento di proporre un album che sia in perfetta continuità, e razionalità, rispetto ai lavori precedenti, come se questi (ormai non più) ragazzi si fossero dimenticati di questi venti anni.
L’album esordisce con un intro in spagnolo sulla sofferenza sulla rovina e sulla morte, che sono parte preponderante nella nostra esistenza, e sull’assenza di Dio. Siamo soli nel mondo e non c’è nessuno che possa salvarci. Inquietudine, senso di smarrimento, a volte tristezza… ecco ciò che prova l’ascoltatore canzone dopo canzone.
Subito dopo la potenza degli At The Gates si mostra in tutta la sua forza con “Death and the Labyrinth”, pezzo dal riff serrato, tagliente, a tratti dal sapore black metal, che ricorda molto i primi album della band. Lo scream di Thomas poi è come il vino, più invecchia e più è buono: maturo, meno acido, disperato e pieno. Segue la più melodica “At War With Reality” in cui la maturità del gruppo può essere percepita in un riff che permette alle chitarre di Björler e Larsson di incastrarsi molto bene. Da qui in poi, salvo per “Heroes and Tombs” e “Order From Chaos” che sembrano non voler partire ed impennarsi, l’album è un susseguirsi di riff martellanti, potenti e veloci. Molto apprezzata è la componente melodic che qui, rispetto a “Terminal Spirit Disease” e a “Slaughter Of The Soul”, è più malinconica e matura: vedasi “The Circular Ruins”, “The Conspirancy Of The Blind”, “The Book Of Sand” e la disperata “The Night Eternal”.
Un discorso a parte merita “The Head Of The Hydra”: avvolgente, con un riff spedito, melodico, triste e arrabbiato contemporaneamente. Per i fan di vecchia data lo stile di questa canzone potrebbe quasi ricordare quello di “The Swarm” in “Terminal Spirit Disease” del 1994. Infine è da citare “City Of Mirrors”, il bellissimo intermezzo che spezza con il resto dell’album: un attimo di respiro per riprendersi.
In conclusione possiamo dire che con “At War With Reality” gli At The Gates hanno ripreso da dove hanno lasciato: un lavoro ben fatto, sicuramente più maturo e studiato, ma che ci lascia intuire che il quintetto svedese non ha voluto osare di più, forse per dare continuità e senso di crescita alle proprie produzioni o forse per non “spaventare” i fan storici con un prodotto completamente nuovo ed innovativo, azione sicuramente troppo sfacciata e avventata per quasi vent’anni di inattività. Insomma, la band è tornata e vuole farlo gradualmente.

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30
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At The Gates: Un altro storico ritorno dal passato 2014-11-19 10:44:19 Gianni Izzo
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Gianni Izzo    19 Novembre, 2014
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Ad un anno quasi esatto dal ritorno sul mercato discografico degli inglesi Carcass, ecco un altro nome storico del death metal che fa capolino dal passato: gli At The Gates.

Se i Carcass erano usciti di scena con un disco decisamente sottotono come “Swansong”, gli At The Gates si sciolsero proprio sul più bello, dando alle stampe l’emblema stesso del melodic death svedese, quel “Slaughter Of The Soul”, il cui sound, dal ’95 in poi, è stato emulato fino ad oggi da decine e decine di altre band, non solo dai deathers di ogni dove, ma anche dalle nuove leve metalcore.

All’epoca la band svedese sottolineò più volte che non si sarebbe mai e poi mai più riunita, neanche per un’esibizione tra amici...Ed infatti dopo un ventennio è tornata con un tour mondiale, un nuovo disco intitolato “At War With Reality”, ed un altro tour mondiale di supporto al nuovo disco.

Ora, non vogliamo certo indagare sul perché di un cambio di rotta così “drastico”, se non altro perché ci sembra quanto meno idilliaca l’immagine di musici di un’epoca passata che, stufi di ascoltar storpiare il modo di far musica da loro inventato, tornano per bacchettare e sottolineare ai sbarbatelli di oggi come si suona del buon extreme metal, dove “melodic” rimane solo un accessorio e “death” è il requisito fondamentale della propria proposta musicale. Da questo punto di vista, già la possibilità di non dover sorbirci qualche refrain in clean vocals che fa tanto pop, dà un senso di pulizia e serietà invidiabile al prodotto.

Ma tornando con i piedi per terra ed ascoltando “At War With Reality” mi ritrovo in una sorta di déjà vu, e non posso non tornare a scrivere più o meno ciò che ho già detto per i Carcass lo scorso anno.

“At War With Reality” ci mostra dei mostri sacri della musica, mestieranti con decenni di esperienza alle spalle: come saprete i fratelli Bjolrer dopo gli At The Gates hanno creato i: deathers, poi thrashers, poi post-thrashers/metalcore The Haunted, mentre il buon Lindberg ha semplicemente messo su e si è prestato a innumerevoli progetti, anche trascendendo il metal, infatti il suo screaming graffiante e drammatico (per quel che mi riguarda, ancora oggi Tomas è uno dei migliori screamer che esista), è stato per un periodo preso in consegna dai bravi Disfear, storico gruppo punk.

Quindi da una parte, chi ha amato gli At The Gates durante la propria adolescenza, non può che felicitarsi di riascoltare la loro musica. Dall’altra parte, quella più razionale, si ha quella stessa sensazione avuta anche con i Carcass, tra il “wow che bello” e quella sensazione di odioso amaro in bocca.
La storia si ripete quindi, la musica è andata avanti, mentre loro hanno ricominciato da dove avevano lasciato, come se il tempo si fosse congelato.

Scelta giusta o meno, furba o meno, torniamo a parlare di due modi diversi di far musica: i giovani At The Gates, sprezzanti e senza nulla da perdere, avevano creato di tutto nel metal estremo, dagli inizi acidi, devastanti e grezzi con aggiunta di violini gotici, sinistramente folk e non di meno abbastanza stonati, fino ai ritmi serrati e rabbiosamente melodici di “Slaughter…”; gli At The Gates di oggi, sicuri dei propri mezzi ma non tanto da tornare a creare qualcosa di nuovo, si sono limitati a dar manforte alla nostalgia di quelle orde di adolescenti, oggi ultra trentenni che, afflitti da atroci “tradimenti” da parte di gruppi storici quali In Flames e Soilwork, e continue delusioni ad opera della maggior parte delle nuove leve moderne, avevano forse bisogno di una “The Head Of Hydra” per tirare un piccolo sospiro di sollievo.
Ed infatti non possiamo certo lamentarci di brani quali “The Circular Ruins”, “Eater Of Gods”, “The Conspiracy Of The Blind” (che sembra il seguito di “Blinded By Fear”, non so se composta di proposito o sperando che nessuno se ne accorga della somiglianza), come non possiamo lamentarci della stessa title-track.
Purtroppo in “At War With Reality” troviamo anche momenti di stanca, episodi che sembrano buttati li con un po’ troppa sufficienza, come a fidarsi troppo dell'importanza del proprio moniker.

Quindi che dire? Io me li andrò finalmente a vedere dal vivo, perché non ne ho mai avuto occasione prima, il nuovo album è si discreto ma dopo averlo ascoltato, un po’ apprezzato e un po’ guardato in cagnesco, ti vien immediatamente voglia di rimettere i vecchi dischi degli At The Gates. Ed ora aspettiamo di vedere, come già sta succedendo per i Carcass, se questo ritorno avrà un seguito davvero degno del passato della band, o si continuerà esclusivamente a rifocillarsi il conto in banca, tanto i nostalgici son duri a morire.

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