Warrion, tanto fumo e pochissimo arrosto
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Ultimo aggiornamento: 15 Mag, 2014
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I Warrion sono il progetto dell'omonimo chitarrista americano Ron Ravi, percorso iniziato nel 2009 culminato con la pubblicazione di "Awakening The Hydra", album licenziato nel Settembre 2013 dalla Pure Steel Records. A colpire la mia attenzione ci pensa subito una line-up composta da autentici eroi del metallo a stelle e strisce, a cominciare da Mike Vescera: già singer dei leggendari Obsession, con un passato nelle file dei giapponesi Loudness ed alla corte di "Sua Maestà" Yngwie Malmsteen. Alla batteria c'è Rob Brug degli Halloween (con un passato nei Damien), al basso Keith Knight degli Aska, mentre alla chitarra ritmica c'è Tim Thomas, autentico girovago, già nelle file di: Abattoir, Agent Steel, Hirax, e Steel Prophet. A completare la parata di eroi di culto ci pensano gli ospiti George Call e Chris Bennett; il singer degli Aska presta la sua ugola per i cori di "Victim of Religion" e "Serpents Fire", mentre, il chitarrista dei Widow è protagonista di un assolo nella già citata "Victim of Religion". Nonostante la lista di ospiti eccellenti, l'album si rivela decisamente privo di mordente, attraverso composizioni fiacche, talvolta di una banalità sorprendente. Il tentativo di riproporre il Power Metal americano dei ruggenti anni '80, con gli stessi Obsession nel mirino, si scontra con un songwriting davvero povero di idee. Delle undici tracce ben quattro sono strumentali, con la sola "Earth Fire Water Spirit" a mostrare un pizzico di qualità grazie ad arpeggi avvolgenti e maestosi dal sentore Sabbathiano. Per il resto, i Warrion propongono una teoria di pezzi dalle ritmiche telluriche, cariche di linee melodiche scontate davvero prive di fantasia. La triade “Awakening The Hydra”, ”Carnage” e la discreta “Adversary” corre il pericolo di tediare, a causa del suo continuo ripetersi ad oltranza di composizioni a specchio, imbastite su continue accelerazioni ritmiche e refrain banalissimi, dove, lo stesso Mike Vescera non risulta all'altezza della sua fama di singer di razza.
Più interessante risulta "Victim Of Religion", pezzo dotato di un buon lavoro chitarristico, specie negli assoli. La banalità regna sovrana in "Serpents Fire" e "Lucifer My Guide", tra le due, brilla l'anthem "Savage", pezzo dall'incedere roccioso, dotato di un riffing granitico ed un buon refrain. Al termine dell'ascolto l'album risulta davvero una delusione, troppo piatto e scontato, con qualche buon assolo e poco altro a farsi ricordare. Forse, il buon Ron Ravi Warrion dovrebbe formare una "vera" band, per trovare la giusta coesione che spesso viene a mancare in progetti di questo tipo.