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Damon Systema, un viaggio tra allegorie in "Ate" Damon Systema, un viaggio tra allegorie in "Ate" Hot

Damon Systema, un viaggio tra allegorie in "Ate"

recensioni

titolo
Ate
etichetta
Theogonia Records
Anno

TRACKLIST:

1. Moirae

2. Lady Discordia

3. Harvest of tears

4. Ate (Official Video

5. Adrasteia

6. Poenas dare

 

 

Line-up:

Ruby Bouziotis - Voce

Nick Vlachakis - Voce

Akis Pastras - Chitarre - Basso

The Goat - Batteria

opinioni autore

 
Damon Systema, un viaggio tra allegorie in "Ate" 2025-04-18 06:38:53 Valeria Campagnale
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Valeria Campagnale    18 Aprile, 2025
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Non sorprende che la Grecia continui a sfornare band metal di altissimo livello, e i Damon Systema, fin dal loro primo lavoro, si inseriscono perfettamente in questa tradizione.
Ispirandosi all'antico ciclo greco di Hybris, Ate, Nemesis e Tisis, i Damon Systema ci presentano con il loro album di debutto "Ate" un'esplorazione sonora delle oscure conseguenze dell'arroganza umana, dell'ira divina e della schiacciante punizione. Questo concept album affronta i temi universali dell'orgoglio, della calamità, della vendetta celeste e della resa dei conti.
Intrecciando allegorie mitologiche con una sonorità devastante, i Damon Systema imprigionano gli ascoltatori nella spirale inesorabile del fato.
Con "Moirae", il brano che apre il loro lavoro, i Damon Systema stabiliscono immediatamente un'atmosfera suggestiva e potente. Le melodie, eteree e quasi incorporee, si insinuano catturandolo in una morsa invisibile ma ferma, un abbraccio ineludibile del destino. Questo incipit sonoro funge da porta d'accesso al mondo concettuale dell'album, introducendo i temi della fatalità e del percorso inesorabile degli eventi con una delicatezza inquietante.
Dopo l'iniziale senso di fatalità, "Lady Discordia" si scatena come una tempesta sonora, plasmando il caos in un'esperienza uditiva intensa e destabilizzante. Le chitarre si fondono in un muro di suono fragoroso e distorto, evocando la potenza primordiale del disordine divino. I vocalizzi, con le loro movenze serpentine e le intonazioni inquietanti, aggiungono un ulteriore livello di tensione e riflettono la natura insidiosa del conflitto. Il brano si configura così come un potente ritratto sonoro della dea della discordia e delle sue caotiche influenze.
"Harvest of Tears" non è semplicemente un brano musicale, ma una vera e propria narrazione sonora che trae ispirazione dal lamento presente ne I Persiani di Eschilo. Attraverso una progressione di crescendo intensi e stratificati, la band riesce a tradurre in musica la crescente consapevolezza e la piena portata delle amare conseguenze scatenate dall'arroganza. Ogni nota e ogni dinamica contribuiscono a dipingere un quadro sonoro che riflette la gravità e l'ineluttabilità delle ripercussioni negative dell'hybris, offrendo un'esperienza d'ascolto intensa e riflessiva.
“Ate”, il cuore pulsante concettuale dell'album, si manifesta come un attacco sonoro di implacabile intensità, intriso di una furia cieca e di un dolore che lacera l'anima. Il brano è l'incarnazione musicale della follia accecante, della temporanea perdita di senno che la dea Ate infligge, conducendo i mortali verso scelte disastrose.
In “Adrasteia”, la marcia della giustizia si fa tangibile, segnando l'ingresso in scena della giustizia divina nella sua forma più implacabile. La musica si sviluppa come un viaggio epico che cattura l'inflessibile morsa di Nemesis, la dea della vendetta. Il pezzo è un viaggio musicale che intreccia la densità opprimente del doom metal con melodie evocative e, proprio grazie a questa combinazione stilistica, crea il senso d’ inevitabilità e di grandezza tragica con un incedere maestoso che trascina nel cuore del giudizio divino.
L’atto finale di questo concept è “Poenas Dare”, la schiacciante e inevitabile resa dei conti di Tisis, la personificazione della punizione divina portata a termine. Questa fine, pur essendo intrinsecamente punitiva, possiede una sorprendente qualità catartica, quasi un necessario atto di purificazione. La musica risuona con l'eco ancestrale dell'eterna lotta umana per l'espiazione, lasciando nell'ascoltatore una sensazione agrodolce di fine e di possibile rinnovamento dopo la sofferenza.
Ad impreziosire ulteriormente l'esperienza sonora di "Ate" troviamo i suggestivi contrasti vocali: da un lato, la soave eleganza dei duetti di Ruby Bouziotis, dall'altro, la visceralità gutturale di Nick Vlachakis, creando un dinamismo affascinante. A tessere le fondamenta sonore, il basso profondo e pulsante di Akis Pastras, che dimostra la sua versatilità anche come artefice delle intricate trame chitarristiche. Infine, a completare questo potente quadro, il drumming tonante e incalzante di The Goat, vera e propria colonna sonora ritmica dell'album.
Immergersi in "Ate" dei Damon Systema significa intraprendere un'odissea musicale intensa e memorabile. L'album è intessuto di riff dalla devastante efficacia, di melodie che si imprimono nella mente con la loro ossessiva bellezza e di allegorie che attraversano i secoli. Il risultato è un'esperienza sonora totalizzante, un viaggio che continua a vibrare nell'anima.

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