TRACKLIST
1. Ballad Of The Dead Rabbit
2. Rivers End
3. 200 North
4. Long is the Road
5. City of Fire
6. Master of Illusion
7. Evermore
LINE-UP
John Evermore – Voce, tutti gli strumenti
TRACKLIST
1. Ballad Of The Dead Rabbit
2. Rivers End
3. 200 North
4. Long is the Road
5. City of Fire
6. Master of Illusion
7. Evermore
LINE-UP
John Evermore – Voce, tutti gli strumenti
Come un fulmine a ciel sereno. "Beyond The Breakers" è il disco che nel finire dello scorso anno, ha sorpreso un po' tutti gli amanti delle sonorità classiche. Diamonds Hadder, il monicker. Ma chi si cela dietro questo nome? John Evermore, da Los Angeles, che si occupa di tutto ciò che gira attorno a questo lavoro. Ogni composizione ed ogni strumento è opera di questo artista americano.
Cinquantacinque minuti e solamente sei brani, di heavy metal epico tra Warlord e Savatage.
La produzione non è perfetta, ma pensate che è stato registrato all'interno di una fattoria abbandonata nelle vicinanze di L.A.. A sorprendere fin da subito è l'ugola di John che ricorda Jorn Lande e Russen Allen. Il suo cantato graffiante si stampa subito in testa durante la teatrale opener “Ballad Of The Dead Rabbit”, pezzo che si muove lento con atmosfere malinconiche e l'utilizzo di molti cori in background. Sono spesso sonorità tragiche a circondare la musica targata Diamonds Hadder come dimostra “Rivers End” che parte sulle note malinconiche del pianoforte, prima di aprirsi su ancora voci operistiche che avvolgono il cantato di John. Cambi di tempo che ricordano i Savatage più operistici, per un brano di oltre otto minuti che presenta diverse sfaccettature, con accelerazioni spinte dal basso martellante che la produzione vuole esaltare e ritmi galloppanti. Brani in generale quindi piuttosto complessi che necessitano di diversi ascolti. L'epica “City Of Fire” e la più possente “Long is the Road” sono altri esempi dell'ispirata proposta musicale contenuta in questo disco. L'oscura “Master Of Illusion” si dilunga per undici minuti con una partenza esoterica che porta poi ad un heavy più classico con influenze maideniane. Infine sono i quasi quindici minuti di “Evermore” a concludere l'ascolto, mettendo in luce tutte le caratteristiche, già descritte in precedenza, di questa one-man band.
Un disco che conferma quanto ci sia di interessante ormai nell'underground; probabilmente senza l'attenzione dell'etichetta greca No Remorse – come successo anche per il progetto italiano Lord Goblin, uscito anch'esso solamente qualche mese fa – questo "Beyond The Breakers" sarebbe rimasto nascosto e sconosciuto ai più. Con le attenzioni quindi di una casa discografica, sperando di avere maggiori possibilità anche in fase di registrazione e cercando magari di limitare in alcuni casi la prolissità del songwriting, pensiamo che in futuro John Evermore potrà tornare a presentare nuova musica, anche migliore, sotto il monicker Diamonds Hadder!