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Ignitor, forse troppo vintage Ignitor, forse troppo vintage Hot

Ignitor, forse troppo vintage

recensioni

gruppo
titolo
“Horns and hammers”
etichetta
Metal on Metal Records
Anno

TRACKLIST:

1. Horns and hammers

2. Imperial bloodlines = VISUALIZER VIDEO

3. Dark horse

4. Cyber crush

5. Shattered crosses

6. Taking up with serpents

7. Ferocious the martyrs = VISUALIZER VIDEO

8. Suicide anthem

9. Chaos maximus eternal

10. Machine gun (Saxon cover)

11. Terminous

 

 

Formazione:

Stuart “Batlord” Laurence – Chitarra

Robert Williams – Chitarra

Jason McMaster – Voce

Billy “Chainsaw” Dansfiell – Basso

Pat Doyle - Batteria

opinioni autore

 
Ignitor, forse troppo vintage 2024-11-01 10:11:57 Ninni Cangiano
voto 
 
2.5
Opinione inserita da Ninni Cangiano    01 Novembre, 2024
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Tornano a farsi sentire i texani Ignitor, con il loro ottavo studio album, intitolato “Horns and hammers”; il disco è composto da 11 tracce per circa 48 minuti di durata totale. Anche in questo full-length sostanzialmente non è cambiato nulla rispetto al passato, dato che la band propone sempre lo stesso heavy metal old-style che avevamo avuto modo di ascoltare nei precedenti lavori. Evidentemente gli americani non hanno la benché minima voglia di rinnovarsi o di modificare il loro stile vintage, fregandosene abbondantemente delle mode e del tempo che passa; loro suonano solo la musica che amano, con buona pace dei maniaci dell’originalità o dell’innovazione. Come fatto notare nella recensione del precedente “The golden age of black magick” non convince più di tanto nemmeno il cantante Jason McMaster; sia chiaro, c’è molto di peggio in giro (anche di meglio obiettivamente), ma questa volta ha contribuito a non convincere anche il suo approccio sempre uguale, quasi monocorde, mentre forse un po’ più di versatilità ed espressività non avrebbero guastato; il vocalist, infatti, sostanzialmente dall’inizio alla fine si limita ad utilizzare le note più acute ed isteriche, mentre sono rari i passaggi più “meditati” (come, ad esempio, in “Imperial bloodlines”) che mostrano capacità che altrimenti non si riuscirebbe nemmeno ad immaginare. Sono protagoniste del sound le due chitarre di Stuart “Batlord” Laurence e Robert Williams con i consueti muri di riff ed assoli, ben sorretti dal basso di Billy “Chainsaw” Dansfiell, mentre da Pat Doyle alla batteria mi sarei atteso di più, più brillantezza, ritmo ed energia (come fa invece, ad esempio, in “Cyber crush”). Oltretutto il rullante è anche registrato in maniera non eccelsa, risultando un po’ troppo secco all’ascolto, il che non aiuta certamente il risultato finale. Ho ascoltato più e più volte l’album, ma ogni volta terminavo con l’amaro in bocca, forse anche a causa della mancanza di una hit che valga da sola l’acquisto del cd; fatto sta che non sono riuscito a lasciarmi conquistare dalla musica e da nessuno degli 11 brani (nemmeno dalla cover dei mitici Saxon, presente solo sulla versione edita dalla nostrana Metal on Metal Records) che si lasciano ascoltare senza particolare difficoltà, ma non convincono più di tanto e non sono riusciti a far breccia nel cuore di un vecchio metalhead come questo umile recensore. Se avete avuto modo di apprezzare gli Ignitor nei loro precedenti dischi, allora anche questo “Horns and hammers” potrà piacervi, dato che sostanzialmente non aggiunge né toglie nulla rispetto al passato; se, invece, ascoltate questa musica da circa 35/40 anni e vi aspettavate di meglio dal gruppo texano, allora questo disco non strapperà consensi particolari.

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