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Dalla Norvegia con misantropia: il debutto degli Avmakt Dalla Norvegia con misantropia: il debutto degli Avmakt Hot

Dalla Norvegia con misantropia: il debutto degli Avmakt

recensioni

gruppo
titolo
Satanic Inversion Of
etichetta
Peaceville Records
Anno

LINE UP:
Christoffer Bråthen - voce, chitarre, basso
Kristian Valbo - batteria, basso, voce

TRACKLIST:
1. Ordinance (6:19)
2. Poison Reveal (5:22) =TRACK VIDEO=
3. Sharpening Blades of Cynicism (10:22)
4. Towing Oblivion (6:19)
5. Charred (7:36)
6. Doubt and the Void (9:40)

opinioni autore

 
Dalla Norvegia con misantropia: il debutto degli Avmakt 2024-08-30 14:23:18 Ivan Bologna
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Ivan Bologna    30 Agosto, 2024
Ultimo aggiornamento: 30 Agosto, 2024
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Terra dai mille fiordi, patria di vichinghi e troll, musa indiscussa del buon freddo Black Metal: la Norvegia è, senza dubbio alcuno, lo scenario ideale per l’ispirazione di chi vuol trasmettere la primitiva magia del gelo. Inutile sprecare parole sull’indiscussa qualità delle bands del passato alle quali dobbiamo anche il merito di aver indicato la giusta strada a quelle che sono venute dopo, e che ancora dovranno venire. Una scena solida la loro, con origini ben radicate, battezzate col sangue, tra le fiamme. La nuova creatura che si appresta a muovere i suoi primi passi urlando la propria ipnotica ferocia in giro per il mondo, risponde al nome di Avmakt. Il duo che compone la band vede personaggi noti nella scena per aver collaborato con nomi del calibro di Aura Noir, Obliteration e Condor. Si tratta di Kristian Valbo e Christoffer Bråthen e il loro “Satanic Inversion Of” è certamente un lavoro cupo e dall’ interessante gusto misantropico, seppure presenti, a mio avviso, alcuni punti deboli che purtroppo non consentiranno di considerare questo album un must. Innanzitutto l’eccessiva durata dei brani, considerandone la struttura basata su un dinamismo volutamente marcio e stagnante. La progressione di riffing e drumming risulta essenziale all’economia dei malsani intenti del duo e nulla più. Motivo per cui, ritengo che una durata inferiore avrebbe aiutato a rendere più godibile l’ascolto di alcuni brani, soprattutto perché gli episodi accattivanti non mancano, come ad esempio nell’iniziale “Ordinance”, che dopo un inizio dal sapore di zolfo, offre una parte centrale caratterizzata da maligne sfuriate ed interessanti controtempi che danno maggiore impulso all’atmosfera creata. Anche la successiva “Poison Reveal” è basata sull’ amalgama di atmosfere sulfuree ed insalubri sfuriate, ma questa volta si soffre un po’ l’assenza di un maggiore dinamismo, aspetto che purtroppo riveste quasi nella sua interezza il brano successivo, “Sharpening Blades of Cynicism”, che con i suoi dieci minuti di durata sarebbe entrato in cinque, risultando decisamente più convincente. Ne trovo comunque degno di nota il finale, speziato con un alone Doom. “Towing Oblivion” è un anatema carico d’odio che ha il potere di risollevare le sorti di questo controverso lavoro prima di tornare sui sentieri orfani di un dinamismo che credo fermamente la band non abbia voluto ottenere intenzionalmente. Le conclusive “Charred” e “Doubt and the Void” soffrono a causa delle caratteristiche di cui vi ho già parlato, seppure offrano spunti interessanti e delle eteree atmosfere Doom nei momenti iniziali dei rispettivi brani. In definitiva “Satanic Inversion Of” si impone col suo groove color pietra lavica, risultando però difficile da digerire a causa di una scelta strutturale che potrebbe benissimo essere rivalutata per le produzioni successive. Vi aspetto.

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