TRACKLIST:
1. Komorebi
2. L'Envol =OFFICIAL VIDEO=
3. Améthyste
4. Flamme Jumelle =OFFICIAL VIDEO=
5. Réminiscence
6. L'Enfant de la Lune
7. L'adieu
LINE UP:
Neige – Basso, Chitarre, Voci, Synth, Piano, Glockenspiel
Winterhalter - Batteria
TRACKLIST:
1. Komorebi
2. L'Envol =OFFICIAL VIDEO=
3. Améthyste
4. Flamme Jumelle =OFFICIAL VIDEO=
5. Réminiscence
6. L'Enfant de la Lune
7. L'adieu
LINE UP:
Neige – Basso, Chitarre, Voci, Synth, Piano, Glockenspiel
Winterhalter - Batteria
Da quando la musica ha emesso il primo vagito, è stata capace di trasmettere ogni sorta di emozione. Esiste musica per tutte le stagioni, musica per ridere, piangere, amare, odiare. Nel nostro variegato panorama Metal esiste una band che attraverso le proprie note rende il cielo uggioso e le foglie secche iniziano a danzare giù dagli alberi. Signori della nostalgia, maestri della malinconia: gli Alcest tornano sulle scene dopo cinque anni dall’ultimo full-length con “Les Chants de l'Aurore”. Preparate dunque i fazzoletti, l’autunno che alberga nel profondo delle nostre anime troverà qui le vibrazioni ideali per deliziare la nostra più viscerale predisposizione alla romantica decadenza. Fin dal brano d’apertura, “Komorebi”, risulta evidente come la malinconica predisposizione del duo francese sia questa volta illuminata da pallidi raggi di luce. Una speranza immersa per tutta la notte nelle acque di una profonda nostalgia, inizia ad asciugarsi alla luce di un timido sole che filtra tra gli alberi all’alba (che per sommi capi è il significato della parola giapponese che da il titolo a questa canzone). Il sole adesso è più alto e lo capiamo attraverso le rassicuranti note delle due tracce successive: “L'Envol” e la splendida “Améthyste”, capace di far drizzare per l’intera durata tutti i peli del mio villoso corpo. In questo brano troviamo anche delle rare screaming vocals che ormai hanno totalmente lasciato spazio alle emozioni crepuscolari del cantato in pulito dell’ispiratissimo Neige, che come di consueto, anche in questo lavoro ha suonato tutti gli strumenti esclusa la batteria, dove troviamo Winterhalter, il sempre preciso e costante battito di queste emozioni sonore. Si procede con altri frammenti di viscerali sensazioni: “Flamme Jumelle”, forse il pezzo che mi convince meno, precede “Réminiscence”, che dopo un lacrimoso intro di pianoforte, ci lascia totalmente inermi tra suadenti vocalizzi che ci trascinano qua e là negli angoli più remoti dei nostri universi interiori. “L’Enfant de la Lune” arriva quando sembra che il sole abbia asciugato totalmente la nostalgia, ma ci rendiamo conto che fondamentalmente è un po’ come se ce l’avesse cementata addosso, non va via, forse non lo farà mai e la conferma non tarda ad arrivare con la struggente traccia in chiusura: “L’Adieu”….