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I Sunburst tornano con un album che si spinge su territori più progressivi e orchestrali

recensioni

gruppo
titolo
Manifesto
etichetta
Inner Wound Recordings
Anno

TRACKLIST:
1. The Flood
2. Hollow Lies =VIDEO UFFICIALE=
3. Samaritan =VIDEO UFFICIALE=
4. Perpetual Descent
5. Inimicus Intus
6. From the Cradle to the Grave =VIDEO UFFICIALE=
7. Manifesto
8. Nocturne

LINE UP:
Vasilis Georgiou - Voce
Gus Drax - Chitarre
Nick Grey – Basso
Kostas Milonas - Batteria

Ospiti:
John K – Arrangiamenti orchestrali
Bob Katsionis – Tastiere

opinioni autore

 
I Sunburst tornano con un album che si spinge su territori più progressivi e orchestrali 2024-07-10 08:58:58 Celestial Dream
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Celestial Dream    10 Luglio, 2024
Ultimo aggiornamento: 10 Luglio, 2024
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

E rieccoli i Sunburst, talentuosa band greca che ci aveva appassionati con il precedente disco in studio, datato ormai 2016 e intitolato “Fragments of Creation”. È vero, il gruppo ellenico cercava di copiare senza alcun ritegno il sound che i Kamelot avevano plasmato in dischi come "Karma" ed "Epica", ma lo facevano con grandi effetti. In questo nuovo lavoro, va detto, il gruppo greco prova almeno a far sembrare il tutto più personale. Ci riesce? Anche sì! A partire dalla voce del bravissimo Vasilis Georgiou, che qui ci mette del suo senza sembrare la versione ellenica fatta con la carta carbone di Roy Khan. E poi i pezzi sono davvero notevoli e supportati da tecnica individuale elevata da parte di tutti i musicisti. Un album che si spinge su territori più progressivi e orchestrali, quasi cinematici in qualche passaggio, ma ciò nonostante rimanendo abbastanza compatto sia nel complesso (solamente otto brani nella tracklist) sia prendendo le composizioni una ad una che si mantengono sempre attorno ai sei minuti di durata. Le chitarre di Gus Drax alternano riff possenti alla Symphony X ad assoli di classe, mentre per le tastiere compare un ospite d'eccezione come Bob Katsionis. Brani articolati ma che non si perdono mai per strada, tenendo incollato l'ascoltatore lungo ogni passaggio anche durante l'opener "The Flood" che si dilunga sì per otto minuti, ma lo fa con equilibrio. Tastiere che accompagnano le composizioni restando al loro posto e prendendosi solo raramente i riflettori durante alcuni assoli. La voce di Vasilis è invece protagonista con melodie calde e ricche di pathos e la chitarra di Gus a calibrare riff agita teste ad assoli al fulmicotone. "Inimicus Intus" mette sul piatto parti strumentali alla DGM con melodie più attratte dagli svedesi Seventh Wonder, la più intima "From the Cradle to the Grave" non alza mai i giri del motore e ricorda più da vicino i Conception e poi la possente "Hollow Lies", che, supportata da montagne di orchestrazioni, colpisce con un riff stoppato che farà vibrare la stanza dalla quale farete partire l'ascolto. Una produzione cristallina inoltre esalta le musiche spingendo “Manifesto” ai piani alti della scena Power/Prog Metal. Bentornati Sunburst!

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