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Wardress: Metal never ends Wardress: Metal never ends Hot

Wardress: Metal never ends

recensioni

gruppo
titolo
Metal ‘til the End
etichetta
Black Sunset
Anno

TRACKLIST:
1. Berserk =VIDEO=
2. Metal 'til the End =VIDEO=
3. Motorlust
4. Mr. Crowley (Ozzy Osbourne cover)
5. Wardress
6. Serpents Kiss
7. Serves You Right
8. Metal Melodies

LINE UP:
Erich Eysn - voce
Kimon Roggenbuck - chitarre
Mirco Daugsch - basso
Andy Setter - batteria

opinioni autore

 
Wardress: Metal never ends 2023-07-25 18:16:31 MASSIMO GIANGREGORIO
voto 
 
3.0
Opinione inserita da MASSIMO GIANGREGORIO    25 Luglio, 2023
Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 2023
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Nonostante siano in circolazione fin dal 1984, i tedeschi Wardress (di Nürtingen, Baden-Württemberg) non si può certo dire che siano prolifici, se è vero, come è vero che finora hanno pubblicato solo “Dress for War”, full-length d'esordio nel 2019 - da cui sono stati estrapolati i due singoli “Dark Lord” e “Metal League” - e questa loro ultima opera, "Metal 'til the End". La copertina mi ha subito riportato alla mente quella dello strabiliante album dei Dark Angel (“Darkness Descend”), ma è solo una reminiscenza, perché il sound di questo quartetto teutonico ha tutti gli elementi del più tipico Power Metal centroeuropeo i cui precursori sono stati a vari Accept di Sua Maestà Udo Dirkschneider, gli Helloween di Kay Hansen e compagnia bella. I brani sono tutti massicci da morire, dall’incedere tipico del bulldozer guidato da uno schizofrenico paranoico o, se preferite, della asfaltatrice con il suo delicatissimo rullo compressore. A parte la pregevole cover di Re Ozzy (anch’essa resa più tosta di parecchio) infatti, restiamo ineluttabilmente travolti e schiacciati da mid-tempo vigorosi (eccezion fatta per la traccia omonima “Wardress”, ben più accelerata ma pur sempre pesantissima). Andy Setter dietro le pelli è una vera furia: picchia duro e preciso come pochi, facendo oscillare perigliosamente la testa, destinata a perdersi in un headbanging frenetico ed incontrollato/incontrollabile, assecondato com’è dal basso di Mirco Daugsch, che sembra aver preso lezioni da Mercalli e Richter in persona. Taglientissima l’ascia condotta e maneggiata da Kimon Roggenbuck, mai debordante ma di precisione chirurgica tale da accostarla più ad un bisturi. La voce di Erich Eysn è rimarchevole ma non mi ha entusiasmato: la potenza c’è tutta, l’ugola è all’altezza della situazione ma non conferisce all’ensamble quella marcia in più; ok, i margini di miglioramento ci sono tutti e sono ampi, per cui il ragazzo si rifarà certamente. Comunque, questa ultima annotazione non va certo ad inficiare la qualità di una release senza dubbio al di sopra della media del settore e che assolve molto bene al suo compito di perpetrare le lodi del Dio metallo; auspico solo che non ci mettano di nuovo una vita (come hanno fatto in passato) per partorire un’ulteriore creatura Hard & Heavy ma che tornino presto ad assalirci piacevolmente; d’altronde, lo stesso titolo dell’album è una promessa/minaccia: Metal ‘til the end! E così sia!

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