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Elegant Weapons, non sempre i nomi famosi fanno pieno centro Elegant Weapons, non sempre i nomi famosi fanno pieno centro Hot

Elegant Weapons, non sempre i nomi famosi fanno pieno centro

recensioni

titolo
“Horns for a halo”
etichetta
Nuclear Blast Records
Anno

TRACKLIST:
1. Dead man walking
2. Do or die =VIDEO=
3. Blind leading the blind =VIDEO=
4. Ghost of you
5. Bitter pill
6. Lights out
7. Horns for a halo =VIDEO=
8. Dirty pig
9. White horse
10. Downfall rising

LINE UP:
Ronnie Romero – voce
Richie Faulkner – chitarre
Dave Rimmer – basso
Christopher Williams – batteria

opinioni autore

 
Elegant Weapons, non sempre i nomi famosi fanno pieno centro 2023-05-26 20:04:23 Ninni Cangiano
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    26 Mag, 2023
Ultimo aggiornamento: 26 Mag, 2023
Top 10 opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Gli Elegant Weapons nascono per iniziativa del chitarrista dei Judas Priest Richie Faulkner il quale, qualche tempo fa, sentì il bisogno di creare un supergruppo assieme ad alcuni suoi amici; ecco quindi che alla sua idea hanno aderito il cantante cileno Ronnie Romero (Rainbow, Michael Schenker Group e Coreleoni, tra i tanti), il bassista degli Uriah Heep, l’inglese Dave Rimmer, e l’americano Christopher Williams, batterista degli Accept. Insomma, tutta gente di un certo livello artistico e di comprovata esperienza che arriva al debut album con questo “Horns for a halo”, edito niente meno che da Nuclear Blast Records. Il sound è un Heavy Metal molto variegato che va a pescare sia dall’Hard Rock degli anni ’70 (Black Sabbath su tutti), ma anche dalla tradizione della NWOBHM degli anni ’80 (e naturalmente qui si va a parlare dei Judas Priest), con qualche riferimento (fortunatamente minimo) anche alle sonorità degli anni ’90 (si sente qualche tocco di Grunge). Questa varietà, alla lunga, diventa però un’arma a doppio taglio, nel senso che, per accontentare tutti, si rischia di scontentare tutti; insomma, il classico “colpo al cerchio e colpo alla botte” qui non funziona a dovere. Personalmente, ad esempio, adoro canzoni come l’infuocata accoppiata iniziale di “Dead man walking” e “Do or die”, così come l’ottima “Lights out”, esempi di Heavy robusto e tirato, in cui compare anche un po’ di doppia cassa. Al contrario, canzoni fin troppo leggere (ed anche un po’ ripetitive) come “Ghost of you”, “Bitter pill” o la stessa title-track “Horns for a halo”, non mi hanno per niente entusiasmato, ma anzi hanno rischiato di scatenare più di uno sbadiglio. Nel mezzo si trovano gli altri brani, che non sono male, ma nemmeno fanno impazzire; mi riferisco quindi a “Blind leading the blind” (piacevole la parte iniziale) ed al trittico finale “Dirty pig” (discreta, ma un po’ ripetitiva), la lunga “White horse” (con un paio di minuti in meno, sarebbe stato meglio) e “Downfall rising” (abbastanza sabbathiana e con piacevoli parti soliste). Mi pare insomma sia piuttosto evidente che questo album vive di luci ed ombre, soffrendo di poca compattezza e con un troppo ampio raggio di sonorità differenti tra loro; è indubbio che la qualità dei musicisti è di livello superiore (le parti soliste di Faulkner sono spettacolari!), ma purtroppo ciò non basta a fare di questo “Horns for a halo” un disco memorabile. Sufficienza ampiamente meritata, ma non oltre; in giro c’è molto, ma molto di meglio!

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