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Savage Grace: premiata ditta di demolizioni Savage Grace: premiata ditta di demolizioni Hot

Savage Grace: premiata ditta di demolizioni

recensioni

titolo
Sign Of The Cross
etichetta
Massacre Records
Anno

TRACKLIST:
1. Barbarians at the Gate
2. Automoton =VIDEO=
3. Sign of the Cross
4. Rendezvous =VIDEO=
5. Stealin' My Heart Away =VIDEO=
6. Slave of Desire
7. Land Beyond the Walls
8. Star Crossed Lovers =VIDEO=
9. Branded
10. Helsinki Nights 

LINE UP:
Fabio Carito - Basso
Marcus Dotta - Batteria
Chris Logue - Chitarre
Gabriel Colón - Voce

opinioni autore

 
Savage Grace: premiata ditta di demolizioni 2023-05-06 15:19:54 MASSIMO GIANGREGORIO
voto 
 
4.0
Opinione inserita da MASSIMO GIANGREGORIO    06 Mag, 2023
Ultimo aggiornamento: 06 Mag, 2023
Top 50 Opinionisti  -   Guarda tutte le mie opinioni

Alla maggior parte di voi, probabilmente, il nome dei Savage Grace non dirà granché, ma ai vecchi metallari come il sottoscritto fa fare un tuffo nel passato non indifferente! Questa band in puro stile Power Metal a stelle e strisce ha visto la luce nel lontano 1982, passando la vita a mettere a ferro e fuoco la scena metallica coast to coast, da Los Angeles a New York, generando delle perle di purissimo acciaio sempre sottovalutate. Ricordo ancora quando acquistai il loro primo vinile "Master Of Disguise" nel 1985, che aveva dato seguito al primo demo di prassi datato 1982 ed all'EP "The Dominatress" dell'anno dopo: per me fu come ricevere una frustata a freddo nel bel mezzo della schiena! Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti ma, stranamente, i nostri quattro losangeliani non hanno mai trovato la definitiva consacrazione che a mio modesto avviso meritavano e meritano. Eppure, le condizioni c'erano e ci sono tutte per uscire dal novero delle bands di nicchia: un maestro delle quattro corde italianissimo come Fabio Carito, che ha collaborato on stage con il mitico Tim "Ripper" Owens (il suo sigillo su "Burn in Hell" dei Judas Priest, è qualcosa di davvero mitologico...), con Warrel Dane, così come - per quast'ultimo combo - il picchiatore di pelli Marcus Dotta; un singer che ha militato nei Lynch Mob (anche se inserito in line up di recente) ed un leader fondatore inossidabile come l'ascia che maneggia. Venendo a questa ennesimo lavoro in studio, già l'intro che ripropone un suono tanto caro a noi vecchie rocce, quello della puntina del pick-up del giradischi quando si adagia sul vinile, mi ha messo a mio agio; la opening track "Barbarian at the Gates" mi ha rinnovato quella famosa scudisciata nelle schiena di cui sopra, dando inizio alle vere ostilità sonore alle quali il quartetto ci aveva già abituato. Dopo una "Automoton" massiccia da morire, giunge l'apoteosi con la title-track: una introduzione che più epica e medievale non si può, mutuata dai canti dei Cavalieri Templari seguita da un ammaliante arpeggio, che dà la stura ad un pezzaccio da paura, di una potenza inaudita e di una intensità incredibile! D'altronde loro hanno sempre prediletto, per i loro testi, tematiche storiche e fantasy di tolkeninana memoria. "Slave to Desire" picchia durissimo e ti senti come un pugile in cerca dell'angolo del ring per potersi sottrarre alla gragnuola di pugni, senza trovarlo. "Land Beyond the walls" è semplicemente un caterpillar impazzito mentre "Star Crossed Lover" completa l'opera demolitoria. Solo con "Branded" ci lasciano un po' di respiro, per poi arrivare all'epilogo della bonus track "Helsinki Nights", lasciandoci stremati e sudatissimi ma felici. Bel colpo, Savage Grace!

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