LINE UP:
Thomas Eriksen - voce, tutti gli strumenti
TRACKLIST:
1. Indre demoner
2. Forført av kulden =VIDEO=
3. Svik
4. Et kall fra dypet
5. Høye murer
6. Bortgang =ASCOLTA=
7. Avskum
8. Tilbake til opprinnelsen =ASCOLTA=
LINE UP:
Thomas Eriksen - voce, tutti gli strumenti
TRACKLIST:
1. Indre demoner
2. Forført av kulden =VIDEO=
3. Svik
4. Et kall fra dypet
5. Høye murer
6. Bortgang =ASCOLTA=
7. Avskum
8. Tilbake til opprinnelsen =ASCOLTA=
Ohh, che meraviglia! Finalmente un po’ di sano Black Metal genuino, come lo faceva la nonna! Old school a bestia e "non ce' so cazzi"! Tornano i Mork, band norvegese che, nonostante i sei full-length e numerose altre uscite minori tra EP, split e quant’altro, è sempre rimasta confinata nell’underground, tranne per qualche uscita fugace, una volta ogni tanto, tipo la domenica mattina per la messa… nera! “Dypet” ("abisso" in norvegese) è il loro sesto album in studio, uscito a fine marzo su Peaceville Records, e promette fuoco e fiamme su tutti i fronti! Chi conosce la band sa già cosa aspettarsi da un gruppo del genere: gemiti e lamenti in lingua madre, urla e blasfemie, ma anche ritmi sostenuti e vortici infernali, con una melodia malsana che rende il tutto davvero sinistro! Ed infatti, già dalle prime note della maestosa “Indre demoner” si capisce dove la band voglia andare a parare. Le chitarre creano vortici dissonati che ben si amalgamano alla sezione ritmica, tirando fuori un denso tappeto di magma nero. Scream duro e malefico, granitico e potente, per niente ovattato come altre bands simili, che lasciano la voce in secondo piano, come un’entità malvagia che ci rincorre braccandoci, dispersi nella nebbia e nella tormenta. Qui invece, la voce ha un ruolo attivo ed è il resto della composizione a fare da supporto, creando un’opera vera che ha qualcosa da dire e lo fa a pieni polmoni, non soltanto con atmosfere e messaggi più o meno velati. Prosegue l’opera “Forført av kulden” e devo dire che trovo già uno dei momenti più alti dell’album. Tutto ciò che ho ritrovato nel pezzo precedente, qui viene enfatizzato per cento volte, potenza e melodie dissonate creano un muro sonoro insormontabile, dove non ci resta che aspettare che ci caschi tutto addosso! Un intreccio perfetto tra cattiveria e malinconia, davvero notevole. Il livello si mantiene alto con “Svik”: qui la parte più propriamente cattiva (ma mai furiosa) prende il sopravvento. Si tratta di un brano brusco, diretto, molto ragionato, come un colpo che ti sorprende, ma che ti trovi a volerne ancora! Ci muoviamo in territori sporcati di Death metal melodico e la cosa non viene minimamente celata, anzi; i norvegesi utilizzano le caratteristiche più propriamente legate alla melodia, per arricchire il proprio suono, rendendo il tutto non solo più potente e allucinato, ma anche incredibilmente più inquietante! Devo dire, infatti, che per quanto la proposta Black Metal presentata sia molto legata alla tradizione anni '90, i Mork riescono sia a renderle giustizia che ad innovarla, con pezzi meravigliosi come “Et kall fra dypet”. Darkthrone e Mayhem hanno influenzato tantissimo i Mork che gli rendono onore senza mai snaturare il percorso che questi mostri sacri del genere hanno tracciato, eppure riuscendo a rimanere personali e fedeli a sé stessi, pur ricordando i passaggi visionari di Burzum e persino realtà come i Katatonia. “Høye murer” sembra calmare la band, portando il disco su tempi più moderati, benché altalenanti nella complessità e nella rabbia espressa, con momenti in cui il tutto pare placarsi, per poi esplodere in modo terrificante! Così come mette ansia e fa sinceramente paura, il riffing ipnotico di “Bortgang”, con il quale i Mork provano ad entrarci nella testa; devo dire che questo è il brano che mi è piaciuto di più di tutto l’album. Evocativo, con passaggi oscuri e drammatici, con la mente mi trovo rinchiuso in un labirintico mattatoio abbandonato e qualcosa chiede aiuto… o mi sta dando la caccia? La mente vaga nel dedalo di corridoi e ganci da macellaio con una tensione costante e crescente. Un pezzo fantastico che mi fa pensare che avrei voluto così tutto il disco! Ancora inebriato dalla magnificenza di “Bortgang” e cullato dalla sua pioggia campionata nel finale, mi accingo ad ascoltare “Avskum”, brano completamente diverso, che parte rabbioso che urla malignità fin dal primo istante. Riff pesanti di chitarre in palm-mute, dissonante quando serve, per una marcia oscura che sfocia nel Death Metal, per dare corpo e tangibilità ad un Black forse non abbastanza deciso per l’effetto voluto, ma che convince in pieno e coglie nel segno. Melodie malsane finali con “Tilbake til opprinnelsen”, ultimo gradino di questo “Dypet” e torniamo nei territori iniziali, con un Black Metal vorticoso e martellante. Credo che sia la prima volta che in questo album sento un chiaro tappeto di doppio pedale e chitarre drammatiche. La tensione si alza, quasi torno a sentire la presenza malvagia di quella cosa strisciante che chiede aiuto, rinchiusa nei meandri dimenticati di un edificio eretto a tempio per la morte! Scream disperato, fraseggi carichi di ansia e malinconia e cori solenni. La seconda parte di questo disco è quella che veramente dona importanza a tutto l’album. “Bortgang”, ”Avskum” e “Tilbake til opprinnelsen” sono davvero tre perle di Black Metal creato con passione, con tutti i crismi del caso, per un’opera che ha qualcosa da dire, da raccontare, per dimostrare che ci sono ancora molte bands valide che hanno a cuore il destino di questa arte. “Dypet” parte come un buon disco, ha qualche momento di incertezza verso la metà, per poi sfociare in una parte finale ad altissimi livelli, che carica come un treno e travolge ogni dubbio sulla qualità di questa band e di questo album. Non un capolavoro, ma ci siamo incredibilmente vicini. Assolutamente consigliato!