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Tra orrori lovecraftiani e violenza sonora primordiale, colpisce il lugubre Black/Death degli Anarkhon Tra orrori lovecraftiani e violenza sonora primordiale, colpisce il lugubre Black/Death degli Anarkhon Hot

Tra orrori lovecraftiani e violenza sonora primordiale, colpisce il lugubre Black/Death degli Anarkhon

recensioni

gruppo
titolo
Obiasot Dwybat Ptnotun
etichetta
Debemur Morti Productions
Anno

PROVENIENZA: Brasile 

GENERE: Black/Death Metal 

FFO: Incantation, Dead Congregation, Impetuous Ritual, Grave Miasma, Grave Upheaval 

LINE UP: 
Aron Romero - voce, chitarre 
Jean Neves - basso 
Wellington Becker - batteria 

TRACKLIST: 
1. Deliberate Chaos Caused by Violations of the Laws of Nature [06:27] =ASCOLTA= 
2. Levitating Among Unspeakable Cosmic Anomalies [05:49] =ASCOLTA= 
3. The Devourer of Eons Manipulates the Inanimate Puppet Called Man [08:31] 
4. Whispering the Mantra of Death in Horrendous Ecstasy [06:52] 
5. The Colossal Deformed Hallucination Distort and Violates the State of Entropy [06:08] 
6. The Aura of Extinction [06:09] 
7. Dissolution of the Firmament Through the Wrath of Spectral Emanations [06:33] 
8. Only Being in a State of Total Delirium Will You Be Able to Pronounce the Name of the Unfathomable Nightmare [07:23] 

Running time: 53:52 

opinioni autore

 
Tra orrori lovecraftiani e violenza sonora primordiale, colpisce il lugubre Black/Death degli Anarkhon 2023-03-23 13:10:43 Daniele Ogre
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Daniele Ogre    23 Marzo, 2023
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

Si può sostanzialmente dividere in due tronconi distinti e separati la lunga carriera dei brasiliani Anarkhon; una prima, a partire dalla formazione nel 1999, che vedeva i Nostri suonare un Death Metal classico quanto brutale - sulla scia di gruppi come Cannibal Corpse e Dying Fetus, per intenderci -; vi è poi il corso attuale cominciato nel 2020 con l'album "Phantasmagorical Personification of the Death Temple", in cui la band di São Paulo si è spostata decisa su di un Black/Death dai toni apocalittici e dalle orrorifiche atmosfere lovecraftiane. Una scelta a nostro avviso saggia e decisamente ben ponderata, visto che il livello qualitativo dei Nostri si è alzato esponenzialmente e che s'innalza ulteriormente oggi con l'uscita tramite Debemur Morti Productions di "Obiasot Dwybat Ptnotun", quinto studio album dell'act brasiliano e secondo del nuovo corso. L'impianto sonoro si basa su di un Death Metal che evoca gli Orrori Cosmici del Maestro di Providence, in cui cascate di riff corrono su di una sezione ritmica guidata da un drumming forsennato e tellurico. Gli Anarkhon non sono però la solita band che si rifà al sound di Incantation, Dead Congregation e compagnia: per quanto le fondamenta poggino sulle influenze dei suddetti, nel corso dell'abissale tracklist di "Obiasot Dwybat Ptnotun" troviamo diramazioni verso un Black/Death più contemporaneo, vedasi la caotica violenza che richiama veri e propri terroristi sonori come Impetuous Ritual o Teitanblood. Man mano che scorre la tracklist si ha la sensazione di respirare un'aria vieppiù rarefatta quanto malsana, in un susseguirsi di orrori lovecraftiani constantemente richiamati dall'operato dei Nostri; "Obiasot Dwybat Ptnotun" è né più né meno che un lavoro estremamente furioso che deflagra in inenarrabili invocazioni di pura malvagità, una serie di detonazioni senza soluzione di continuità che rendono quest'album via via sempre più claustrofobico. Nonostante la durata importante - quasi 55 minuti totali -, si arriva in fondo all'ascolto sempre più macabramente affascinati da quanto proposto dagli Anarkhon, seppur con un nemmeno poco vago senso di inquietudine. Il livello di tutti i brani è decisamente elevato, tanto che è compito arduo sceglierne uno o più a titolo esemplificativo: i due singoli - le due tracce d'apertura - possono essere un buonissimo primo approccio, ma altrettanto ottimi - e forse anche un filo superiori - sono pezzi come "The Devourer of Eons Manipulates the Inanimate Puppet Called Man" e la conclusiva "Only Being in a State of Total Delirium Will You Be Able to Pronounce the Name of the Unfathomable Nightmare" con la sua primordiale violenza, ma poi così si lascerebbero fuori "Whispering the Mantra of Death in Horrendous Ecstasy" con la sua parte finale a dir poco sensazionale o la seguente "The Colossal Deformed Hallucination Distort and Violates the State of Entropy", che di contro ha un lungo incipit - circa due minuti - che è forse il migliore del disco. O ancora "The Aura of Extinction" e "Dissolution of the Firmament Through the Wrath of Spectral Emanations", in cui quasi a sorpresa troviamo soluzioni melodiche che all'interno di un disco tanto tetro quasi spiazzano. Come dicevamo all'inizio di questa recensione, il cambio di sonorità ha solo giovato al trio brasiliano, passato dall'essere uno dei tantissimi gruppi Death Metal né carne né pesce al diventare uno dei più interessanti act nella sfera più cupa ed apocalittica del Black/Death, tanto da mettersi alle spalle, a nostro avviso, anche gruppi decisamente più blasonati. Assolutamente promossi e da seguire con estrema attenzione in futuro.

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