Logo
Stampa questa pagina
12 Mar

Kaledon, Pleonexia, Serenade e Ankor @ Arci Tom - Mantova 11/03/2018 In evidenza

Vota questo articolo
(8 Voti)

Domenica 11 marzo 2018, mi metto in marcia direzione Mantova, circolo Arci Tom; la statale “Padana inferiore” fa veramente ribrezzo, stretta e tortuosa, mi ricorda un po’ le strade di montagna dell’amata Calabria, ma qui siamo in pianura tra le ricche Veneto e Lombardia, dove costruiscono inutili autostrade e poi non sono capaci di rendere decente una strada statale.... dopo un lungo percorso sotto la pioggia, arrivo al locale e con il mio amico ci guardiamo intorno spaesati: il parcheggio è vuoto e ci chiediamo se per caso il concerto dei Kaledon e di altre 3 bands fosse stato rinviato a nostra insaputa... saliamo al primo piano dello stabile, ove ha sede il circolo, ci tesseriamo regolarmente e paghiamo l’ingresso e subito notiamo Manuele Di Ascenzo, il batterista dei Kaledon, aggirarsi da quelle parti; dopo i saluti di rito, apprendiamo che la serata sta per avere inizio. Entriamo nel locale e ci sono i Pleonexia, band torinese di cui anni fa ho recensito l’ottimo debut album “Break all chains”, appena saliti sul palco ma... il pubblico non c’è! Oltre ai vari componenti delle altre bands (fra cui noto il mitico Alex Mele, Michele Guaitoli e Paolo Campitelli con cui ci salutiamo), gli unici spettatori siamo io ed il mio amico! I Pleonexia iniziano a suonare e ci danno anche dentro di brutto, perchè lo show è davvero piacevole, così come lo era stato il loro album; dal vivo anzi i pezzi vengono anche meglio, forse perchè la registrazione del disco non era delle più esaltanti; i torinesi suonano alla grande per circa una ventina di minuti, il tempo di 4-5 brani fra cui non poteva mancare, in conclusione, la mitica “Break all chains” che mi ha fatto letteralmente venire i brividi! Durante il cambio di strumentazione sul palco, apprendo anche dal chitarrista che è in preparazione il secondo album, che dovrebbe essere pubblicato entro fine 2018. Davvero mi sorprendo a pensare quanto siano professionali queste bands che si sbattono e si dimenano davanti sostanzialmente a nessuno.... fino al termine della serata, infatti, forse sarà arrivata in totale una decina di persone, non di più! Ed ora, perdonatemi, ma ci lamentiamo sempre che non si fanno concerti, che la scena è deprimente, che ci sono solo cover bands, ecc. ecc..... ma se, quando abbiamo davanti uno show simile, non ci va nessuno, come si pretende che i locali possano sopravvivere? Sicuramente, nella serata in questione, le spese hanno superato di gran lunga le entrate che possiamo aver portato con i nostri biglietti ed i beveraggi acquistati (tra l’altro anche a prezzi economici). Con una simile situazione è pressoché scontato che alla lunga si arrivi al fallimento, poi non venite a lamentarvi se si fanno solo concerti di cover bands del cavolo! Un locale deve pure pagare fornitori vari ed avere un introito minimo per campare e così non ce la farebbe nessuno! Chiusa questa triste parentesi, ritorniamo al concerto. Dopo gli ottimi Pleonexia, salgono sul palco i padovani Serenade, gothic metal band di cui avevo recensito l’ultimo disco “Onirica” lo scorso anno, senza venirne colpito particolarmente. Si nota subito per il suo fascino la cantante, la cui performance canora però non mi aveva fatto impazzire sull’album ed anche stasera non mi ha conquistato. Lo show non mi ha entusiasmato, forse un po’ troppo freddo o forse è proprio il sound della band a non coinvolgermi, come invece succede normalmente con il gothic sinfonico (uno dei miei generi preferiti). Sinceramente non saprei dire cosa non mi ha convinto, fatto sta che durante l’esibizione dei Serenade ne ho approfittato per contribuire al risanamento delle casse del locale acquistando una birra. Arriva il turno degli spagnoli Ankor, senza un bassista in formazione (le basi pre-registrate aiutano in tal senso) e con una ragazza batterista ed un’altra nel ruolo di cantante ad alternare clean vocals ad uno screaming furioso. Il modern groove degli Ankor non è il mio genere musicale preferito, ma la band ha energia da vendere ed obiettivamente non sono affatto malaccio. Dato che la loro musica non mi affascina particolarmente, ne approfitto per scambiare due parole con alcuni membri dei Kaledon, scoprendo che il tastierista Paolo Campitelli sta lavorando ad un interessante progetto tutto suo di cui presto sentiremo parlare! Ma arriva il momento di andare in scena ed attorno alle ore 23.00 circa i Kaledon iniziano a suonare, dando naturalmente spazio ai pezzi dell’ultimo, ottimo album “Carnagus – Emperor of the darkness”. Con 20 anni di esperienza alle spalle, la band romana è ormai una macchina perfettamente oliata, uno schiacciasassi power; la coppia Mele/Nemesio alle chitarre ha un’intesa invidiabile, il nuovo bassista Enrico Sandri pare sia da sempre in formazione, Campitelli alle tastiere diverte e si diverte e Di Ascenzo picchia come un dannato alla batteria, nonostante un rullante non eccezionale (dal suono troppo secco e “poco metal”), ma bisogna fare di necessità virtù. Guaitoli poi è un mostro e si conferma come uno dei migliori e più versatili cantanti in assoluto presenti sulla scena italiana. Una dopo l’altra scorrono canzoni del nuovo album e pezzi estratti dal passato della band romana, sia dell’epoca in cui cantava Marco Palazzi che anche del periodo di Claudio Conti. Il top è stato alla conclusiva “The new kingdom”, quando si scherzava e ci si divertiva, ricordando la parodia pubblicata in rete, che ha contribuito a rendere unica questa canzone. Ma di canzoni eccezionali i Kaledon ne hanno scritte tante e, fra queste, ho avuto il piacere di ascoltare “Holy water”, “Surprise impact” e la splendida “The God beyond the man”. Sinceramente speravo di ascoltare anche la mitica “Mighty son of the great lord” (ricordo ancora il video in cui Tommy Nemesio aveva i capelli corti!), ma sarà per una prossima volta. In attesa del concerto del 12 ottobre a Roma, in cui i Kaledon festeggeranno il ventennale, mi sono goduto una gran bella serata, in compagnia di una band ormai di valore assoluto. La scaletta seguita è stata la seguente:

- Tenebrae venture sunt

- The beginning of the night

- Eyes without life

- The two bailouts

- The end of the green power

- The angry vengeance

- Into the fog

- Holy water

- Surprise impact

- The evil witch

- The God beyond the man

- In search of Kaledon

- The new kingdom

 

Peggio per chi non c’era!

Ultima modifica il Lunedì, 12 Marzo 2018 23:34
Ninni Cangiano

Keep the faith alive!!

Ultimi da Ninni Cangiano

allaroundmetal all rights reserved. - grafica e design by Andrea Dolzan