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Folk più da leggere che ascoltare: nuovo EP per i Drenaï Folk più da leggere che ascoltare: nuovo EP per i Drenaï Hot

Folk più da leggere che ascoltare: nuovo EP per i Drenaï

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Nadirs
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Folk più da leggere che ascoltare: nuovo EP per i Drenaï 2017-11-21 20:26:10 ENZO PRENOTTO
voto 
 
2.0
Opinione inserita da ENZO PRENOTTO    21 Novembre, 2017
Ultimo aggiornamento: 22 Novembre, 2017
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La mole di materiale che arriva in redazione equivale spesso ad una tempesta infinita in quanto è un continuo comparire di dischi senza sosta da qualsiasi parte del mondo. Questa volta tocca ad un gruppo dalla Normandia, chiamato Drenaï, collettivo di sette elementi, nato nel 2011 (con un EP ed un album all’attivo), che si presenta con una proposta particolare. L’EP in questione, chiamato Nadirs, dalla durata tutt’altro che esigua (alcune tracce sono tra i 7 e i 10 minuti), sposta in parte il tiro nel senso che il black/epic/folk metal tipico della band viene lasciato da parte, per andare in una direzione simile ma diversa.

Premessa: le cinque tracce del dischetto (che comunque non mancano nei lavori precedenti e continueranno anche in futuro) basano le liriche sul mondo fantasy creato dallo scrittore David Gemmell (scomparso nel 2006) sulla saga dei Drenai, da cui proviene ovviamente il nome del gruppo. Andando nello specifico, il disco si presenta totalmente acustico, quindi zero chitarre elettriche o batteria o altro e nemmeno un cantato vero e proprio, tranne sporadiche vocals femminili. L’opera è una sorta di esperimento ed, allo stesso tempo, un preludio per ciò che arriverà più avanti; una sorta di audio racconto in quanto ci si dovrebbe mettere all’ascolto leggendo i testi ed immergendosi nella presunta atmosfera. Purtroppo però il risultato non è proprio riuscito, dato che le canzoni, pur presentando diverse parti di folk multietnico ben suonate, malinconiche ed evocative (con l’ausilio di chitarre acustiche, violino e flauto), presentano fin troppe similitudini. I brani seguono tutti la medesima linea sonora e compositiva, presentando pochissime varianti (se non in “Forger in Clay” e “Beyond the Gates” dove compare qualche parte più corale), ma la cosa più pesante da digerire è quel continuo narrato che appesantisce prepotentemente le composizioni, rovinando la fluidità dell’atmosfera. Senza l’ausilio di parti visive, tutto si riduce ad un’opera che sarebbe riuscita meglio se più asciutta ed inserita in contesto di concept album tra una canzone ed un'altra.

Diamo atto al gruppo di aver provato qualcosa di diverso, però non convince, seppur ben suonato ed arrangiato. Consigliato ai fan dei Wardruna o, in generale, di un folk dalle tinte sciamaniche, a patto che non ci si aspetti troppo.

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