Partiamo da un presupposto: questo disco non c’entra nulla con il mondo metal e con noi di allaroundmetal.com, se non fosse che ci è stato proposto dalla Lifeforce Records, etichetta tedesca specializzata in musica metal di vario genere, per lo più estrema. Non ho molte informazioni su questi Clone Culture, se non che sono stati formati a Milano nel 2017 e che vengono presentati come “post punk”, classificazione che sta abbastanza stretta ai lombardi, visto che il loro sound contiene certamente richiami allo stile dei Joy Division e degli Echo and the Bunnymen, ma affonda le sue radici nella dark wave degli anni ’80, e quindi sono chiari spunti di riferimento nomi come soprattutto The Cure (lo stile del bassista mi ha ricordato molto Simon Gallup), ma anche Bauhaus e Sisters of Mercy (solo per le parti di chitarra, perchè il singer ha una voce differente dal grande Andrew Eldritch). Questo “Clone culture”, composto da 10 pezzi, è il debut album del gruppo milanese, ma non ho notizie su dove sia stato registrato, il che mi dispiace. Già, perchè il tallone d’Achille di questo disco è proprio la registrazione, fin troppo vintage; d’accordo l’amore per le sonorità degli anni ’80, ma siamo nel 2018 ed una registrazione così old-style diventa difficile da digerire, specie pensando a come sarebbe venuto fuori questo disco, se avesse avuto una produzione al passo con i tempi. Ciò nonostante, chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di trascorrere la propria adolescenza nei mitici eighties non potrà non amare questo disco; personalmente sono tornato magicamente ai miei 16 anni, quando frequentavo anche qualche darkettone che mi “spacciava” musica del genere durante le nostre serate a caccia di emozioni. Spero presto di ascoltare nuovamente i Clone Culture, magari con una registrazione meno vintage di questa; per il momento siamo già ad ottimi livelli!