A+ A A-

Opinione scritta da Rob M

224 risultati - visualizzati 41 - 50 « 1 2 3 4 5 6 7 ... 8 23 »
 
releases
 
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Rob M    28 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Chiral non é un nome nuovo per quanto mi riguarda. Questo progetto emiliano ha dato vita negli ultimi cinque anni ad una marea di uscite tra demo, singoli, album, ep e chi piú ne ha piú ne metta.
Incapace, in molte occasioni, di trovare un qualcuno che possa o potesse incaricarsi della stampa del suo materiale, Chiral ha dato spazio al suo estro creativo nel web, pubblicando una buona parte dei suoi lavori/brani su bandcamp.
In questo frangente, l'anno scorso, "The Twilight Songs - Part I" é apparso sulla pagina del progetto, segnando un cambio netto da ció che furon le origini della band ma anche un passo in avanti nel cammino artistico dell'artista piacentino.
"The Twilight Songs" risulta essere un brano che da subito é capace di rapire l'ascoltatore (brano unico dell'EP per una durata di 30 minuti) prendendo in parte il mood black metal del progetto e trasformandolo in acustico.
Nessn testo, nessuna chitarra ultra distorta, nessun grido. Solo chitarra acustica e sporadicamente qualche colpo di batteria nei momenti piú emozionanti, accompagnati da un'armonica a bocca sul frangente finale e cori dal gusto pagano in pochi ma necessari momenti.
Un brano/EP che si avvicina maggiormente alla dark wave che al black metal e che tuttavia potrebbe accostarsi, musicalmente, alle composizioni in chiave acustica degli ultimi Drudkh.
Chiral offre con il quí presente un lavoro che viaggia ben lontano dal mondo black metal e che si affaccia su nuovi orizzonti.
Per chi conosce questo progetto, "The Twilight Songs" sará un interessante nuovo capitolo nella discografia della band. Vi servirá conoscere qualcosa in piú della band per andare a capire dove e come questo lavoro rappresenti un importante tassello nel mondo di Chiral.
Per quanto mi riguarda, un lavoro che ha i suoi meriti ed il suo perché e che, senza ombra di dubbio, mostra un estro artistico che va ben oltre la media nazionale.

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Rob M    28 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Sanguinary Trance é un nome nuovo nell'underground black metal ed il primo demo/EP di questo progetto austriaco ha tanto da offrire per tutti gli appassionati del lato piú ferale di band come SVEST, Katharsis, Drastus.
Nel loro primo EP i nostri son in grado di dar vita ad un surrogato acido eppur bilanciato che trae a piene mani dal classiciscmo black metal per lanciarsi senza timore in soluzioni piú contemporanee, affacciandosi su quel cosmo che la NoEvDia ha creato negli ultimi vent'anni.
Da subito, con gli oltre tredici minuti dell'opening track "Wine, Song and Sacrifice", Sanguinary Trance offre il meglio di se, con un monolite oscuro che é capace di schiacciare l'ascoltatore tra cambi repentini, un drumming programmato che gode di soluzioni "reali" e di buona qualitá, un connubio di voci e riffing che riesce a rapire senza mezzi termini.
I successivi due brani procedono nella stessa direzione, mostrando un lato del progetto che puzza di zolfo e malessere, con la conclusiva "The Dionysos Whip" che chiude il disco in bellezza!
Un'opera, questa, che senz'altro non risulterá facile da ascoltare per chi ama suoni piú levigati e composizioni piú pulite. Peró, nel caos di un genere come il black metal, Sanguinary Trance risulta essere un progetto che é capace di mettersi in mostra da subito come una rivelazione, come una mosca bianca nello sciame nero dell'underground piú profondo.
Questo é un nome che seguiró con parecchio entusiasmo nei prossimi anni!

Trovi utile questa opinione? 
10
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Rob M    21 Luglio, 2019
Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Chapter V: F10, un nome nuovo per il sottoscritto e che, come un fulmine a ciel sereno, ha realizzato l'anno scorso - scusate il ritardo - un disco assoluto dal titolo "Pathogenesis".
Questi ucraini, attivi attraverso numerosissimi altri progetti, han concepito con questo loro nuovo secondo capitolo, un album che potrebbe, senza problemi, dar del filo da torcere a nomi ben piú noti e questi ragazzi non tardano nel mostrare il loro lato migliore!
Sin da subito i nostri buttan giú mezzo paradiso e l'overture "Pathogenesis As Grace" mette in mostra senza troppi giri di parole una band che sa bene quale sia il suo obiettivo e le proprie capacitá!
Riffing tagliente, batteria martellante, voce dissociante, parti veloci da capogiro, parti lente da headbanging senza fiato.
In maniera interessante i brani veri e propri che compongono questo disco son appena tre, tolti i vari intermezzi che separano i quattro pilastri portanti del capolavoro in questione e la penultima traccia che é una cover degli Armagedda (ottimamente proposta ed in linea con il resto del disco!).
Le tematiche variano e non ci si ritrova davanti allo stereotipo anticristiano che il black metal solitamente offre. Le referenze son varie e chi ha orecchie per certe cose, ritroverá alcuni samples abbastanza famosi gettati nella mischia, come ad esempio quello estratto da uno degli Alien in "Xenomorph Synthesis".
In un certo qual modo i nostri riprendono dove gruppi come gli Anaal Nathrakh avevan lasciato con il loro "The Codex Necro", ma allo stesso tempo il peso si sposta su frangenti piú vicini ad un approccio piú classico e tutti i brani godon dello stesso "splendore" proprio sotto quest'ottica.
I nostri non mancano un colpo ed il disco risulta nella sua totalitá un piccolo gioiellino che purtroppo ha tardato nel raggiungere le mie cuffie!
Mi auguro i nostri non spariscano nell'underground da cui son emersi e si faccian presto portavoce di un lavoro ancora piú coinvolgente di quest'ultimo! Assolutamente consigliati!

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
5.0
Opinione inserita da Rob M    21 Luglio, 2019
Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Ricordo quando nel 2017 recensii i Devourer con il loro precedente ed autoprodotto "Across The Empty Plains", chiudendo la recensione dicendo ".. ho trovato questo nuovo lavoro dei Devourer un interessante nuovo disco che mette in mostra un progetto con tutto il potenziale per creare prima o poi un capolavoro. Le premesse son buonissime!".
Oggi, i nostri tornano con un nuovo lavoro autoprodotto dal titolo "Dawn Of Extinction" e devo dire che l'attesa é stata ripagata.
Sin da subito i nostri non perdon tempo e si buttan a testa bassa nell'abisso death/black di cui si fanno portavoce, evocando il demonio ad ogni nota e celebrando la morte della vita!
I nostri han sfornato con questo nuovo capitolo l'album assoluto che consacra il progetto svedese all'apice dell'underground estremo e mortifero che il calderone death/black é diventato. Se con l'opener "The Sculpting Hands Of Doom" i nostri metton le carte in tavola senza perdere un secondo, il tutto viene rafforzato dai brani successivi che fungono da schiacciasassi e che non lascian vie d'uscita.
Il lavoro in sé raccoglie il meglio che i nostri avevan seminato con il suo predecessore e mostra un progetto che ha raggiunto una maturazione completa ed in grado di vomitare composizioni fulminanti.
Portentosi nei momenti veloci, travolgenti nei mid-tempo, la band racchiude in sé il meglio dei primissimi Belphegor e la rabbia degli ultimi Marduk, in un connubio che non lascia speranze o vie di fuga dalla completa obliterazione.
Brano dopo brano i nostri son superbi nella loro violenza, ingegnosi nei rallentamenti offerti da brani come "Nihil" e "Narconemesis", distruttivi nella brutalitá che avvolge l'intero lavoro!
Dal principio alla fine i Devourer offrono un disco che davvero si cura dei particolari che eran stati precedentemente lasciati in secondo piano dalla band, raggiungendo un apice qualitativo per la proposta che va oltre la media mondiale!
L'album si conclude con la mastodontica "Of God's Ruins", facendo di questo disco un'incredible uscita che non dovrebbe mancare nella collezione di tutti gli amanti del black/death a cavallo tra ferocia novantiana e violenza moderna.
Trattandosi di un'edizione limitata, suggerirei a tutti voi seguaci del verbo un salto veloce sulla pagina bandcamp della band per recuperare una copia di questo capolavoro che fará, molto presto, parte della mia collezione privata!

Trovi utile questa opinione? 
10
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Rob M    21 Luglio, 2019
Ultimo aggiornamento: 21 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

É arrivato il momento di parlare di uno tra i dischi piú amati/odiati dagli addetti ai lavori nel mondo del black metal degli ultimi 20 anni. Non leggevo tante stron###e dalla seconda metá dei novanta ed in tutta onestá son davvero sorpreso dal come un album simile possa aver "rapito il cuore" di cosí tante persone che sino a ieri ascoltavano solo Darkthrone e compagnia nordica.
Ora, si trattasse di un disco che ha riscritto il genere, o di un album che effettivamente gode di brani incredibili e che rimarranno nella storia, allora potrei capire eppure, album come questo, esistevano giá dieci anni fa se non di piú.
Sinceramente, diciamocela tutta, se non fosse stato per l'ultimo scandalo mediatico pompato dalla major di turno, questi ragazzi sarebbero una band come tante e ben in basso nella classifica degli album "black metal" che davvero faranno la differenza in questo 2019. Eppure, eccoci qui, con il pubblico che prende le parti tra Batushka e Batushka..
Una volta il black metal era "una fede", come giustamente Samael Von Martin diceva in una recente intervista rilasciata per Blog Thrower, ma oggi il fenomeno mediatico ha preso il sopravvento sul buon senso ed in tutta onestá questi son i risultati.
Ma eccoci qui, arrivando al dunque, cosa ne penso di questo lavoro di Batushka?
"Hospodi" non é un disco "black metal", nel senso stretto del termine, ma é un album che ha in sé molto di piú che una semplice sequenza di riferimenti black metal, sia a livello di composizioni, che a livello di tematiche.
Si tratta di un disco che raccoglie in sé una marea di generi e riferimenti che van ben oltre lo spettro black metal e che, a suo modo, ha molto di piú da offrire considerato che questo LP é uscito per Metal Blade e che, come sappiamo, la major in questione cerca di vendere ad un pubblico che va ben oltre al mercato puramente black metal.
Basti pensare allo spaccato goth rock di "Powieczerje", al black'n'roll di "Wieczernia", al groove di "Ultrenia", al post black di "Pierwyj Czas", per capire dove voglio andare a parare.
I nostri son bravi nel raccogliere in poco più di cinquanta minuti una collezione cosí vasta di movimenti che varian tra generi e mood in maniera costante. Eppure, questi Batushka, son ben distanti dalla qualitá delle pubblicazioni che son state promosse da labels come la Arachnophobia Records negli ultimi anni e che son, in tutto e per tutto, la vera "crème de la crème" della new wave of black metal in Polonia ed a livello mondiale.
I Batushka risultan essere un'imitazione di ció che gruppi come Hegemone, Entropia, Sigihl, Ulcer, Odraza, han sfornato ad oggi. I Batushka rientrano in quel calderone post black metal che ha marcato un momento nuovo nel genere/i a livello mondiale, eppure han fatto tutto questo con molti anni di ritardo rispetto a gruppi che son stati seminali nel processo.
Per chi non avesse mai ascoltato le bands sopracitate, i Batushka suoneranno come un interessantissimo e moderno approccio ad un genere che, per sua natura, é statico.
Chi invece avesse avuto la possibilitá - negli ultimi dieci/quindici anni!!! - di ascoltare qualcosa di diverso che solo ed esclusivamente black metal, i Batushka suoneranno come una valida uscita post black/sludge che non offre niente di nuovo, se non un'interessante spunto sul filone generale.
"Hospodi" é un disco che ha il pregio di potersi muovere con tanta semplicitá attraverso un quasi infinito array di generi, estrapolando il meglio che tali generi potrebbero offrire in ambito estremo.
Se siete in cerca di un qualcosa di diverso rispetto al classico approccio scandinavo, se siete alla ricerca di un nome nuovo che possa offrire un nuovo punto di vista sul genere, QUESTI Batushka son il progetto che dovreste ascoltare.
Non un album per tutti i gusti, non un album per chi predilige il gossip alla scoperta musicale, eppure una valida alternativa alla monotonia del genere.
In dieci anni questo lavoro entrerá nella storia, ma per ora, il pubblico ha ancora tanto da imparare e scoprire perché venga capito al 100%.
Personalmente ho apprezzato, ma è lontano da ció che definirei un capolavoro. Aspetterei al prossimo disco prima di gridare all'opera d'arte!

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
3.0
Opinione inserita da Rob M    14 Luglio, 2019
Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Arrivan dal Venezuela i Panthematic, band attiva da diversi anni che solo l'anno scorso ha stampato il suo album d'esordio "Laberinto Externo".
Di che si tratta? Andiamo con ordine!
I nostri inglobano nel loro percorso compositivo elementi che variano in un contesto estremo, non limitandosi al black, ma abbracciando anche death e parti piú lente, quasi al limite del doom. Seppur l'intro del disco in questione mi faceva pensare ad un lavoro mediocre visto il risultato e che sembra piú un brano aggiunto per incrementare il minutaggio che un qualcosa di fondamentale, il primo brano riesce a proporsi con intensitá e spunti davvero interessanti. "Dechado De Desolación" risulta essere da questo punto di vista un ottimo display di ció che la band offrirá in questo lavoro!
I brani lunghi che scandiscono questo lavoro son validi singolarmente, ma nel complesso risultano dissociati. Come se la band abbia espresso visioni diverse del proprio sound brano per brano, anziché cercare di creare un prodotto unico che possa avere continuitá.
Proprio da questo punto di vista, esiste una significante differenza tra il primo ed il secondo brano - la titletrack "Laberinto Externo" - che porta la band su territori piú death/doom, anziché continuare a muoversi sul frangente black che invece tarda ad ingranare sul finale del pezzo, lasciando un buco nella continuitá dei brani ed in qualche modo sminuendo il valore del disco con un riffing che, alla fine dei conti, risulta prolisso e troppo ripetitivo.
In modo simile, seppur piú vicino al principio del disco, i nostri propongono la terza traccia "Antitematica", che si muove maggiormente sul tema black ma che, anche in questo caso, manca di spunti perché il brano possa riflettere una qualitá maggiore.
Il riffing si fa anche qui prolisso e ci vuole ancora un brano prima che si arrivi alla conclusiva e potenzialmente miglior traccia dell'album: "Internal Labyrinth".
In conclusione, i nostri han buone idee, ma son tanti gli angoli da smussare. Brani con un minutaggio minore avrebbero pututo lasciare il segno, ma nel complesso risultano troppo dispersivi ed in certi momenti l'attenzione dell'ascoltatore si perde e la noia cresce.
Buona la prima, ma c'é tanta strada da percorrere, in questo momento, perché il progetto Panthematic si possa sollevare dall'anonimato.

Trovi utile questa opinione? 
10
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Rob M    14 Luglio, 2019
Ultimo aggiornamento: 14 Luglio, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Ok, devo ammettere che in un certo qual modo ho avuto dei grossi problemi con questo lavoro di Abbath. Le presentazioni son da lasciare perdere, visto il personaggio in questione e la sua importanza a livello mondiale per quanto riguarda il mondo della musica estrema.
Eppure in un certo qual modo, tolto il box-set che includeva il makeup (???) ed il disprezzo proprio per quel fenomeno da circo che l'artista in questione é diventato, questo "Outstrider" risulta essere un lavoro che effettivamente ha in sé aspetti positivi e negativi, in cui le parti belle son davvero belle, mentre quelle noiose e pigre lascian davvero il tempo che trovano. Da qui viene la difficoltá nel recensire questo lavoro solido ma, allo stesso tempo, "lame" come gli inglesi lo definirebbero.
Si parte da una produzione che gode di un budget comunque alto rispetto alla media mondiale e quindi di un sound perfetto per quella che é la proposta in sé. A livello di mix/mastering il tutto é assolutamente eccelso! Non ci si puó che inchinare davanti al muro di suono che questo lavoro riesce a creare.
Il problema, se cosí si puó chiamare, é il lato compositivo. Il tutto é perfettamente congegnato per creare veri e propri macigni che, una volta suonati dal vivo, sian in grado di annichilire l'ascoltatore. Eppure, proprio da questo punto di vista, il tutto perde a mio modo di vedere proprio quell'aura "primordiale" e "selvaggia" che invece proprio una proposta come questa avrebbe potuto promuovere.
Un bene o un male, purtroppo, non é facile da dirsi. Il disco é uno schiacciasassi in cui il drumming, tecnicamente superiore, ed il riffing (forse migliore rispetto al precedente omonimo "Abbath") riescon a creare un vortice che difficilmente lascia spazio a qualcosa di differente se non un headbanging sfrenato.
Eppure, dopo un ascolto, il tutto suona pacchiano, ed il progetto gioca forte su brani che possan essere facilmente assimilati e che possan catturare ascoltatori piú o meno giovani che si avvicinano al genere, anziché vecchi canuti che ancora rimpiangono "Pure Holocaust" o "Battles In The North".
Le ritmiche si fanno catchy, il riffing orecchiabile, gli assoli cercan di mettere in luce un lato "tecnico" che possa a suo modo far risplendere i brani non solo dal punto di vista della violenza fine a sé stessa. La voce, il vero trademark, offre una prestazione senza precedenti.
Eppure, brano dopo brano, il tutto inizia a risultare monotono, uguale nella sostanza e privo di ispirazione. Basti pensare a "Outstrider" ed a quanto il tutto sembri troppo simile a "Sons Of Northern Darkness" o come il tutto, in fin dei conti, sembri una copia di ció che proprio l'artista in questione ha continuato a creare sin dagli anni '90.
Un buon lavoro? Senza ombra di dubbio. Un disco fondamentale nel mondo del metal estremo? Tutt'altro.
Non basta la cover di "Pace Till Death" dei Bathory a risollevare le sorti del disco che alla lunga non ha né alti né bassi, ma si adagia su un'immagine, piuttosto che sulla sostanza.
In questo 2019 ci son giá stati album che han positivamente rapito la mia attenzione, le sovraproduzioni in casa Season Of Mist son state dirette, ultimamente, ad un pubblico giovane e che possa avvicinarsi al mondo metal. In questo contesto il nuovo lavoro di Abbath riesce pienamente nell'intento. Per chi invece ascolta il genere da tanto, come il sottoscritto, e che ha visto lavori ben superiori stampati proprio da SOM, si tratta di un lavoro commerciale che non riesce, ancora una volta, a colpire nel segno.

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Rob M    30 Giugno, 2019
Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Questo disco é forse il lavoro piú inutile per il quale avrei potuto aspettare la partecipazione di Niklas Kvarforth. Un lavoro che, onestamente, se non fosse stato per i nomi dei partecipanti non si sarebbe mai stampato e nel quale la voce di Kvarforth, mi spiace dirlo, non c'entra nulla.
I nostri - Lice - propongono uno spaccato a cavallo tra post rock e "avantgarde black metal" (cosí come lo definiscono loro), che in realtá non ha niente di avantgarde se non il muoversi in direzioni che con il black non han niente a che vedere.
In realtá si tratta di un lavoro post/math rock con, chiaramente, la voce di Kvarforth a fare "la differenza" e qualche parte piú tirata per insaporire il tutto.
In fondo a tutto il resto, la vena "avanguardistica" é una scialba imitazione a cavallo tra Forgotten Woods e la ripetitivitá math rock. Eppure, parlandoci chiaro, ci son gruppi math rock che davvero meritano molto di piú rispetto a questa band, come ce ne son altri post black che davvero farebbero la differenza se paragonati a Lice.
Il prodotto viene avvolto in quel confezionamento creato a tavolino che contiene tutti gli elementi che farebbero vendere: personaggi importanti, generi che van per la maggiore, qualche blast-beat, qualche chitarrona post... tutto pronto per il nuovo prodotto commerciale da dar in pasto al pubblico. Ci sará sicuramente chi griderá al miracolo, chi "riscoprirá generi" che ormai eran nella fossa da oltre dieci anni, e chi sará lí presente a parlare di prestazioni vocali e tecnica...
... personalmente, non ho digerito l'insieme ed anzi l'ho trovato a tratti monotono, in certi frangenti super abusato, ed in altri semplicemente fuori posto.
Ci son brani validi in tutto questo? Si, alla fine non si tratta di un disco "suonato" male. Anzi, il risultato é comunque abbastanza interessante se paragonato con la media generale e chiaramente con una promozione di spessore rispetto ad altri progetti che posson solo sognare il lavoro che SOM riesce a fare.
Tuttavia, non nego, che il tutto lascia il tempo che trova. Perché? Perché francamente ci son davvero tanti altri gruppi che meriterebbero molte piú attenzioni rispetto a questo surrogato, genere dopo genere.
Si tratta di un buon lavoro, musicalmente differente da ció che ci si potrebbe aspettare dagli artisti interessati. Eppure, nel suo cercare l'alternativa, si perde in un bicchiere d'acqua, con soluzioni che nella maggior parte dei casi si alternano tra loro togliendo peso alle parti davvero valide e portando l'attenzione dell'ascoltatore su momenti di pura noia.
I Lice son una mosca bianca, a modo loro, ma tutt'altro che incredibili. Se avete voglia di ascoltare qualcosa di diverso rispetto al solito calderone black o all'output di Shining e Teitanblood, fatevi avanti. Il resto son solo chiacchiere.

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Rob M    30 Giugno, 2019
Ultimo aggiornamento: 30 Giugno, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

Oltro progetto in arrivo dal passato, i russi Black Goat, che portano con se odore di zolfo e putrefazione! "Magia Posthuma: The Inmost Darkness" é stato stampato a gennaio 2019 dalla Iron, Blood And Death Corporation, etichetta Messicana attiva ormai da diverso tempo e che da sempre propone al pubblico un surrogato di malattia in musica che é semplicemente infernale.
In questo nuovo lavoro Black Goat riesce a mostrare uno spaccato davvero interessante di black vecchio stampo e novitá elettronica, in cui la ferocia di un sound ruvido e crudo si sposa con le atmosfere occulte di un dark/ritualistic ambient satanico.
Basti assorbire gli oltre dieci minuti di "Black Goat / Omen Perditionis" per capire di che si tratta. Con grande sorpresa ho davvero apprezzato questo brano e con esso la totalitá della proposta che, a suo modo, non gode di una iperproduzione che possa rendere il tutto patinato, ma anzi, a piú riprese, si butta a testa bassa in un abisso che rapisce e trascina con la forza sinistra del buio piú profondo, tra registrazioni grezze e produzione sublime.
In parole povere, pensate ai Beherit di "Drawing Down The Moon" in versione moderna.
I nostri riescon a proporsi forti della loro vena black/thrash ed allo stesso tempo geniali e lungimiranti nella combinazione con il suddetto spaccato elettronico.
Nel complesso il tutto risulta incredibilmente accattivante e decisamente malsano.
"Show Me The Wrath" diventa cosí un brano chiave nella lettura di questo capolavoro e nel complesso l'intero album riesce la dove in tanti non son in grado di arrivare!
Black Goat diventa con questo disco uno dei progetti che senz'altro cercheró di seguire da piú vicino! "Magia Posthuma" é l'album che consacra Black Goat come uno dei progetti di punta nel bestial black metal degli ultimi anni, trovando ispirazione e riuscendo a trasmettere le giuste emozioni con il suo genio e la sua pazzia, scostandosi da tanti stereotipi del genere eppur facendosi forte delle sue radici.
Questo lavoro é una delle gemme perdutesi nell'underground black metal all'inizio di quest'anno! Da assaporare sino all'ultima nota!

Trovi utile questa opinione? 
10
Segnala questa recensione ad un moderatore
releases
 
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Rob M    30 Giugno, 2019
Top 50 Opinionisti  -  

É sorprendente come dal lontano 1993, anno della primissima uscita discografica di Arckanum, ai giorni nostri, un progetto simile possa ancora essere in vita e farsi portavoce di una maniera cosí nostalgica ed antica di intendere e vivere il genere.
Son passati ventisei anni dalla prima demo del progetto svedese, e ben venticinque dalla prima versione di questa demo "Trulen", oggi rivisitata e ripresentata in combutta con la Folter Records.
"Trulen", oggi ribatezzato "Första Trulen", é un lavoro che in tanti nel 2019 non capirebbero e che invece rappresenta un passo importante non solo per questo progetto ma per lo sviluppo delle sonoritá di un genere che, nel tempo, son state strappate da quella primordiale unione di suoni distorti e pazzia concettuale.
Diventa cosí una vera gioia - per il sottoscritto - poter ascoltare brani come "Yvir Min Diupe Marder", "Et Sorghe", "Svinna", "Kolin Varuld", e poter assaporare questa gemma del black metal che venne per troppo tempo dimenticata.
"Trulen" era la cuspide di un genere, la rappresentazione piú vicina a ció che il nord Europa riusciva a vomitare decenni fa.
Questo non é un lavoro per chi vuole ascoltare qualcosa di nuovo, ma é invece un disco necessario per celebrare il genere nella sua purezza, ora in una versione appena "migliore" rispetto all'originale.
Aprite gli occhi su quel buco nero che il black metal delle origini rappresentava.

Trovi utile questa opinione? 
00
Segnala questa recensione ad un moderatore
224 risultati - visualizzati 41 - 50 « 1 2 3 4 5 6 7 ... 8 23 »
Powered by JReviews

releases

All'assalto con i Razgate!!!
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Social Disorder tornano con un gran bel disco a cavallo tra Hard Rock e Heavy Metal
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Thornbridge, che discone!
Valutazione Autore
 
4.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Si confermano band di qualità gli Arkado!
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Civerous: ancora un po' macchinosi, ma la nuova strada sembra quella giusta
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Autoproduzioni

Dyspläcer, un debut album che fa intravedere del talento
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Blood Opera: grande incompiuta
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Con “Yet I Remain” i Pandora's Key ci guidano in un oscuro regno di Metal melodico
Valutazione Autore
 
4.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Ember Belladonna, un debutto fin troppo poco Metal
Valutazione Autore
 
2.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Metal melodico: debutto per gli Attractive Chaos
Valutazione Autore
 
3.0
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)
Gengis Khan: epica cavalcata
Valutazione Autore
 
3.5
Valutazione Utenti
 
0.0 (0)

Consigli Per Gli Acquisti

  1. TOOL
  2. Dalle Recensioni
  3. Cuffie
  4. Libri
  5. Amazon Music Unlimited

allaroundmetal all rights reserved. - grafica e design by Andrea Dolzan

Login

Sign In

User Registration
or Annulla