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Opinione scritta da Celestial Dream

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Opinione inserita da Celestial Dream    11 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 2018
Top 10 opinionisti  -  

Cult band assoluta per ogni amante del metal melodico e del power metal scandinavo, i Keldian tornano con il loro quarto album in carriera, di nuovo sotto la Perris Records che, con questo disco, in poche settimane, ha già battuto il record di vendite nella propria storia.

Sì, perchè i Keldian nel loro piccolo si sono creati una certa schiera di fans durante gli anni, grazie a dischi ormai diventati cult come “Heaven's gate” e “Journey of souls”, piccole grandi gemme di power metal nordico. Il terzo disco, autoprodotto “Outbound”, uscito nel 2013, mostrava un leggero calo, ma ora il duo norvegese formato da Christer Andresen e Arild Aardalen è pronto a tornare con 8 brani davvero ispirati. La ricetta dei Keldian: tastieroni sparati con sonorità sci-fi anni '80, linee vocali iper melodiche di grande impatto ed un tocco progressive che ci sta alla grande, come una grattata di parmigiano sul ragù. Insomma il sound dei Keldian è unico e riconoscibile lontano una galassia! E stavolta troviamo altri grandi brani da ascoltare e riascoltare. Come le catchy “The hauìnting” e “Blood red dawn” dal grande impatto, la veloce “Life and death...” o la lunga “I'm the last of us” che supera i 12 minuti.

Pieno centro per i Keldian con questo “Darkness and Light”. Una band che non farà mai successo, ma che brillerà sempre nel cielo di molti fans del metal melodico.

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Opinione inserita da Celestial Dream    10 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 2018
Top 10 opinionisti  -  

Che bel disco questo “Dead end” degli americani Scars Of Armageddon che ci deliziano con un heavy metal/us power tecnico, potente e melodico allo stesso tempo.

L'energia non manca di certo al quartetto di Chicago che, subito dopo una breve intro, parte a razzo con la title track. Subito notiamo la buona ugola del singer David Kraus, che riesce ad andare davvero in alto, ricordando in certi momenti Ralf Scheepers. I brani targati SoA sono complessi, con le chitarre a costruire un muro sonoro difficile da scalpire. Il quartetto americano predilige i ritmi alti, con la batteria a correre veloce e il doppio pedale a manetta. Difficile resistere a pezzi come “Elf revolution” e “A Good Day To Die”, vere tempeste sonore accompagnate da buone melodie. Si rallenta un pochino con l'arpeggio della riuscita “Turns To Gray”, salvo poi tornare a correre con “Scars Of Armageddon”, condotta da un riff aggressivo, e con l'ottima “What Lurks Beneath”.

Unica pecca del disco: la durata; forse quasi 70 minuti sono un po' troppi e ci si poteva limitare leggermente in alcuni brani, ma tant'è, questo disco è una vera bomba sonora, complimenti Scars of Armageddon!

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Opinione inserita da Celestial Dream    09 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 2018
Top 10 opinionisti  -  

Non tutte le ciambelle escono col buco, diceva Homer Simpson, e non tutti i dischi escono come dovrebbero. Gli spagnoli Another You non è che non ci sappiano fare, anzi in questo loro disco sembra quasi tutto a posto, però si muovono su territori fin troppo battuti e con poca personalità.

Crossover, new metal, alternative rock sono un po' gli stili che troverete in questo lavoro. Un sound moderno e potente, un mix tra System of a Down (ascoltare per credere “Go away”), Foo Fighters e Deftones. I testi sono in inglese ed il leader Luis Tormo Larrosa si occupa un po' di tutto, dalla voce alle chitarre, fino agli arrangiamenti. Alcuni pezzi si fanno apprezzare per un buon lavoro di chitarre, ma in generale le 11 tracce contenute in questo disco non conquistano e, arrivati alla fine, si fa davvero fatica a ripremere il tasto play.

Gli amanti di queste sonorità alternative e moderne porebbero dare una chance a questi Another You, dopo tutto, questo “Evidence, Hopes and Rebellions” non è un brutto lavoro. Certo che c'è di meglio in giro...

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Opinione inserita da Celestial Dream    09 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 11 Gennaio, 2018
Top 10 opinionisti  -  

Terzo e ultimo capitolo della trilogia che Geoff Tate porta avanti da qualche anno con i suoi Operation: Mindcrime. Questo nuovo lavoro continua su territori prog, con brani complessi e linee vocali ricercate, per ben 12 brani intricati, ma non troppo intriganti.

Un lavoro da ascoltare diverse volte e caratterizzato da sonorità moderne. Se “Wake Me Up” si muove su strade più “classiche” alla Queensryche, con brani come “It Was Always You” e “The fear” Geoff ci fa entrare in atmosfere futuristiche e cupe con tappeti di tastiere dal sound moderno e a tratti alcuni effetti alla voce. I ritmi sono sempre molto controllati e, ahimè, manca qualche scintilla che avrebbe reso più vivo questo disco. Insomma, sono abbastanza promossi i momenti più classici come “Under control”, meno quelli più ricercati che spesso risultano troppo prolissi e che si dilungano eccessivamente con parti strumentali anonime e melodie vocali che faticano a restare in mente.

Un lavoro che si basa su un songwriting complesso, fin troppo. I brani rimangono troppo freddi e distaccati e, nel complesso, “The new reality” segue un po' i suoi predecessori, convincendo il giusto, ma non oltre. Che ne sarà ora degli Operation: Mindcrime? Staremo a vedere...

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Opinione inserita da Celestial Dream    08 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 08 Gennaio, 2018
Top 10 opinionisti  -  

I The Danger nascono ormai due decadi fa nel 1998 a Bellaria (Rn), con il nome di Danger Zone Band, dando alle stampe tre dischi. Ora, con una line-up rinnovata ed un nuovo nome (The Danger appunto), il gruppo autoproduce e pubblica questo “The Danger”, album registrato iin due versioni, una cantata in italiano, l'altra in inglese.

Si tratta di un hard & heavy dove la prima cosa che salta all'orecchio è la passione che circonda questi brani, sia nella musica, sia nei testi, basti ascoltare songs come “Metallari” e “R'n'R”, veri inni a questo stile di vita. La band costruisce buone melodie supportate da chitarre che si muovono bene su territori per lo più hard rock, accompagnate dalla voce di Marco Spinelli, ex-Vanexa, che caratterizza alla grande questi pezzi. Brani come “Bla bla bla” e la bellissima strumentale “Adrenalina” che chiude il disco, sono esempi di ottima musica.
La versione in inglese è interessante, ma perde a mio parere quel tocco personale che la band riesce a dare ai brani con la propria lingua.

Un disco che ogni amante dell'hard&heavy anni '80 deve considerare; per supportare il metallo italiano date una chance ai The Danger!

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3.5
Opinione inserita da Celestial Dream    08 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 08 Gennaio, 2018
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Se quello di cui avete bisogno per ricominciare con la routine post festiva è un bel rockettino easy e melodico, allora potete prendere in considerazione questo “Full english” dell'artista svedese Sulo (Diamond Dogs, The Crunch).

Una dozzina di brani che suonano rock and roll con un tocco country, di facile ascolto come l'orecchiabile “Something About That Girl” o la bella “Finest Words”; il buon Sulo riesce a costruire una tracklist solida e varia, con brani melodici e di impatto, ma ben suonati, che vi terranno incollati allo stereo pensando a qualche pellicola vista in tv che ben si sposerebbe, ad esempio, con il country di “My Bounty From Above”. Il disco contiene anche 7 bonus tracks!

Un album piacevole, intrigante, che si ascolta con piacere, magari rilassandosi sul divano con un buon calice di vino.

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Opinione inserita da Celestial Dream    06 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 06 Gennaio, 2018
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Erik Bell torna a farsi sentire dopo “Exile”, disco che ha visto la luce l'anno scorso. Parliamo di uno dei fondatori dei Thin Lizzy che ha ancora la forza e la passione per scrivere nove nove brani inediti che uniscono calde melodie tra rock, blues e country ed un paio di cover di Back Door Man (Howlin Wolf) e Mystery Train (Elvis ).

Un rock malinconico con sonorità blues che non disdegna qualche tocco jazz e country, insomma questo “Standing At A Bus Stop” sarebbe la colonna sonora perfetta per qualche pellicola ambientata negli anni '70 negli States. Un disco da ascoltare tutto d'un fiato, capace di farci rilassare, ottimo anche come sottofondo per una cenetta a lume di candela con la propria dolce metà. Insomma brani come “In Memory of Django” non possono che colpire anche chi non è così avezzo a queste sonorità.

Date un ascolto a questo lavoro, se siete amanti di queste sonorità o anche se volete ampliare un po' i vostri orizzonti musicali. La buona musica non ha confini dicevano...

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Opinione inserita da Celestial Dream    06 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 06 Gennaio, 2018
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La voce roca di Kory Clarke, i riff potenti, l'attitudine, insomma i Warrior Soul sono tornati. Una mezz'ora intensa, con 9 brani inediti che trasudano di passione, la passione del loro leader e della band per l'hard rock più puro ed irriverente.

Brani rocciosi, riff aggressivi, solos di gusto, per questo “ Back On The Lash” il volume è da alzare al massimo e lasciarsi andare è d'obbligo. Pezzi come “I’ve Got The Rock” e “I Get Fucked Up” sono l'esempio dell'attitudine di Kory, uno degli ultimi veri e puri rocker rimasti nella faccia della terra.

Senza girarci troppo attorno, se l'hard rock potente e selvaggio ed il punk rock sono di casa per le vostre orecchie, i Warrior Soul sapranno deliziarvi con un disco onesto, che strizza l'occhio alle decadi '70 e '80, le migliori per questa musica.

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Opinione inserita da Celestial Dream    06 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 06 Gennaio, 2018
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Anche in Italia sappiamo suonare dell'ottimo sleaze hard rock! E senza scomodare i grandi Hell in the Club, basta muoversi nell'underground e si possono scovare bands davvero interessanti, come gli HoneyBombs che arrivano al debutto con questo "Wet Girls and Other Funny Tales", in cui il titolo dice già tutto sull'attitudine di questi ragazzi.

Undici brani potenti e di impatto immediato di chiaro stampo hard rock, ma che non disdegnano qualche salto su territori più punk rock e metal. Piccola pecca: una produzione non proprio perfetta, ma stiamo parlando di una band giovane al primo disco e possiamo sorvolare un po'. “Radical shit” è un bel brano potente e spensierato al punto giusto, così come l'irresistibile “Fat Girls Are Goin' Mad” in cui troviamo anche qualche riffone più potente e dei bei solos di chitarra. Certo, non tutte le songs presenti nella tracklist possiedono un gran tiro, ma nel complesso questo lavoro si lascia ascoltare con piacere e la band dimostra di saperci fare, grazie a brani come “Till The Night Is Over” e “Don't Wanna Be Like Johnny” che dal vivo sapranno sprigionare tutta la loro potenza.

Il primo appuntamento con gli Honeybombs è riuscito, non vediamo l'ora di vederli all'opera su qualche palco!

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Opinione inserita da Celestial Dream    06 Gennaio, 2018
Ultimo aggiornamento: 06 Gennaio, 2018
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Altra bella uscita targata Art Of Melody Music e Burning Minds Music Group, segno che dalla nostra penisola ormai il movimento legato al melodic hard rock ed all'aor sta crescendo alla grande. E cresce non solo in termini di numero di uscite, ma anche di qualità. Lo dimostrano i Mindfeels appunto, band che nasce nel 1994 col nome di Dejanira, come cover band dei Toto. Solo molto più tardi, e dopo alcuni cambi di line-up, il gruppo compone e riesce a registrare questo disco, “XXenty” titolo scelto per celebrare le oltre due decadi di storia.

Il sound dei Mindfeels è senza dubbio fortemente legato alla scena west coast, con suoni ricercati ed un tocco progressivo. La band ha diverse carte da giocare, a partire dall'opener “Don't Leave Me Behind” che convince con ottime melodie ed arrangiamenti. La tecnica di questi 4 musicisti è davvero notevole, a partire dal gran lavoro alle chitarre di Luca Carlomagno, che prende chiara ispirazione dal grande Steve Lukather. Ma come non citare il buon lavoro della sessione ritmica e del bravo Davide Gilardino alla voce? La classe della band viene fuori tutta in canzoni come “Hidden Treasures”, complessa, progressiva, intensa, con ancora un gran lavoro negli arrangiamenti. Certo, magari un paio di brani più energici non avrebbero guastato, ma questo “Xxenty” si fa ascoltare che è un piacere ed il consiglio è di gustarselo con molta calma, perchè non stiamo certo parlando di un lavoro da qualche ascolto veloce. Songs come le riuscitissime “Speed” e “These Words” sono complesse e necessitano diversi ascolti per essere apprezzate.

Ottima partenza per i Mindfeels; attenti perchè, se amate queste sonorità, perdersi questo lavoro sarebbe un gran peccato!

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