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Crying Steel: Il passato e il recente presente in cofanetto Crying Steel: Il passato e il recente presente in cofanetto Hot

Crying Steel: Il passato e il recente presente in cofanetto

recensioni

titolo
“EP & On The Prowl” C.D. + D.V.D.
etichetta
No Remorse Records
Anno

 

  1. Ivory Stages
  2. You Have Changed
  3. Hero
  4. Where The Rainbow Dies
  5. Runnin' Like A Wolf
  6. No One's Crying
  7. Changing the Direction
  8. Struggling Along
  9. Fly Away
  10. Upright Smile
  11. The Song of Evening
  12. Alone Again
  13. Thundergods
  14. Shining
  15. DVD: Steelway to Wacken documentary / live

opinioni autore

 
Crying Steel: Il passato e il recente presente in cofanetto 2016-08-29 09:30:12 Corrado Franceschini
voto 
 
4.0
Opinione inserita da Corrado Franceschini    29 Agosto, 2016
Ultimo aggiornamento: 29 Agosto, 2016
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C’è un motivo se i ritornelli di canzoni come “Running Like a Wolf” dall’E.P. “Crying Steel” del 1985, e “No One’s Crying” dall’L.P. “On The Prowl” del 1987, si sono stampati a forza nella mia mente molti anni fa e da lì non se ne sono più andati. Il motivo è che quei ritornelli e i relativi brani funzionano: erano e rimangono tuttora sinonimo di un Heavy Metal puro, diretto e libero. Ho avuto la fortuna di vedere i Crying Steel nel 1987 di supporto a Paul Chain e, pur ricordando poco di quella serata in generale, ho comunque in mente la buona impressione che mi fece la band dal vivo con un Alberto Simonini che, se non erro, scese a suonare in mezzo al pubblico e un Luca Bonzagni degno emulo di Rob Halford (innegabile l’influenza del Metal God nel cantato e nel look). Diversa impressione mi hanno fatto i Cryintg Steel al British Steel Fest del novembre 2010, ma questa è un’altra storia. Venendo da un’epoca nella quale le cassette registrate erano di routine e i dischi non erano così facili da trovare: arrivavano in poche copie e chi prima le trovava se le prendeva, ho trovato interessante questa ristampa dell’etichetta greca No Remorse (si; il riferimento ai Motorhead è voluto visto il logo della label) con tiratura di 500 esemplari dato che, appunto, le mie cassette si sono usurate con il tempo. Ai due dischi ristampati su un unico supporto è stato aggiunto un DVD Registrato al Wacken che vede all’opera la formazione odierna (il cantante è cambiato durante la scrittura di questa recensione N.D.A.). Dovrei prendere in considerazione “alla leggera” il C.D. con i due dischi citati ma penso che una rinfrescata di memoria ai più “vecchi” di età e una presentazione ai più “giovani” sia obbligatoria. I primi cinque pezzi dell’E.P. ci mostrano una band infatuata della N.W.O.B.H.M. e fedele ai suoni di band blasonate e all’epoca, anno 1985, già note, come Judas Priest, Saxon e Tygers Of Pan Tang. D’altra parte noi italiani siamo sempre arrivati in ritardo musicalmente parlando. C’è però da dire che le mazzate che vi arriveranno tra capo e collo durante l’ascolto di “Ivory Stages”: un bell’Heavy Metal potente con una voce superba e due chitarre che viaggiano alla grande sia da sole che all’unisono, fanno riflettere su cosa eravamo, e siamo tutt’oggi, in grado di proporre noi italiani quando ci mettiamo di buzzo buono. Il suono, poi, pur rispecchiando quello dell’epoca e degli studi nostrani, sembra non subire il colpo ed ha una forza che si sente e come. Se “You Have Changed” mantiene alto il livello di “creazione” un poco deficitarie risultano le seguenti “Hero” e “Where The Rainbows Die”: dico ciò perché di riffs e canzoni così ne uscivano tante all’epoca e il suono, in questo caso, è un poco più “artigianale”. Il finale con la potente “Running Like a Wolf” però, risolleva il tutto e fa ritenere indispensabile il mini E.P. L’L.P. del 1987 conteneva nove pezzi e basterebbero l’esplosione e la potenza che scaturiscono da “No One’s Crying” per finire stremati dal’l headbanging. In “Changing The Direction” fanno la comparsa le tastiere suonate da Stefano Minni e portano in dote sogno ammantando il pezzo con melodia. La voce di Luca, poi, si adatta benissimo e porta l’ascoltatore a livello “astrale” mentre il ritornello, “ruffiano” al punto giusto completa un brano perfetto tranne che per una lieve imprecisione in fase di mix a ridosso dei soli. Marcia tipica e progressioni in crescendo sono gli ingredienti di “Struggling Alone”. I voli pindarici delle chitarre ed una voce che ricorda Geoff Tate dei Queensryche (gruppo quasi coetaneo dei Crying Steel) portano in alto il livello del pezzo.Le chitarre di Simonini e Nipoti scorazzano in lungo e in largo durante “fly Away”: un puro Heavy Metal con ritornello catchy. “Upright Smile” passa dal classico Heavy attraverso un solo camaleontico che ne cambia l’aspetto. “The Song Of Evening” ha una batteria terremotante, due chitarre che tagliano come rasoi e procede come un treno in corsa. “Alone Again” è basata per lo più sulla melodia ma non rinuncia alla cadenza e a una voce che vola altissima. “Thundergods” è un anthem possente e veloce dotato di un solo furioso ma è palese l’aggiunta in fase di mixaggio delle chitarre. Gli amanti del suono di John Sykes e dei Blue Murder apprezzeranno la dolcezza che traspare in “Shining”. Ho detto traspare perché il pezzo, nel prosieguo, cambia ritmo e diventa più duro. Dopo avere esaminato l’ottimo dischetto sonoro passo al D.V.D. video. Dopo il viaggio e arrivo in terra tedesca documentato in bianco e nero con sottotitoli in italiano e inglese, a seconda di che lingua viene usata, cosa di per se fastidiosa a mio avviso, ci sono delle belle foto a colori che ci fanno entrare nella atmosfera giusta. Subito dopo si parte con gli spezzoni del Wacken ed ecco che scappa fuori qualche cosa che non mi torna e che, purtroppo, mi impedirà di seguire il resto del D.V.D con serenità. Non parlo di riprese/immagini e canzoni come “Defender”che sono di ottima qualità ma parlo della realizzazione che, a mio modesto avviso, è stata ritoccata fortemente in fase di produzione. Non si può negare che le immagini tra soli e cori con ciò che vediamo sono per lo meno fuori sincrono se non ritoccate, appunto. Suono pulito, anche troppo. Solo la voce di Rock Ramon pare intatta e sempre in fase, cioè dal vivo con un timbro che a me ricorda il già citato Geoff Tate. Peccato perché, come detto, i brani, le immagini dal Wacken, i “siparietti” e le restanti foto sono gradevoli ma poi guardo “Raptor” e mi tornano i dubbi. Forse era meglio proporre immagini tratte anche da altri concerti invece che fare un vero e proprio spot per l’album “Time Stands” Still”. Poco importa che ci siano il making of del video di “Defender” o le immagini tratte da un festival fatto a Bondeno, avrei preferito vedere quel concerto, come avete capito mi aspettavo una cosa diversa. Io le mie sensazioni le ho dette fuori dai denti. Se la cosa vi incuriosisce potete sempre valutare da soli il contenuto del cofanetto che, in se stesso, è una bella trovata. Male che vada avrete due dischi (rimasterizzati) che rappresentano un pezzo di storia dell’Heavy Metal italiano.

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