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Un monolitico (ma breve) lavoro per i portoghesi Colosso, ma non convince del tutto l'uso di quattro diversi cantanti Un monolitico (ma breve) lavoro per i portoghesi Colosso, ma non convince del tutto l'uso di quattro diversi cantanti Hot

Un monolitico (ma breve) lavoro per i portoghesi Colosso, ma non convince del tutto l'uso di quattro diversi cantanti

recensioni

gruppo
titolo
Apocalypse
etichetta
Transcending Obscurity Records
Anno

PROVENIENZA: Portogallo 

GENERE: Death Metal 

FFO: Gorguts, Ulcerate, Immolation, Meshuggah, Gojira 

LINE UP: 
Max Tomé - guitars, keyboards, vocals on track 3 
Alexandre Ribeiro (Fungus, ex-Bleeding Display) - bass (session) 
Robin Stone (Norse, Ashen Horde, ex-The Amenta) - drums (session) 

GUESTS: 
Guillherme Henriques (Oak) - vocals on track 1 
Sérgio Alfonso (Bleeding Display) - vocals on track 2 
Diogo Santana (ex-Analepsy) - vocals on track 4 

TRACKLIST: 
1. Pestilence [08:13] =ASCOLTA= 
2. War [04:07] =ASCOLTA= 
3. Death [04:11] =ASCOLTA= 
4. Famine [04:13] 

Running time: 20:44 

opinioni autore

 
Un monolitico (ma breve) lavoro per i portoghesi Colosso, ma non convince del tutto l'uso di quattro diversi cantanti 2020-01-24 20:07:54 Daniele Ogre
voto 
 
3.5
Opinione inserita da Daniele Ogre    24 Gennaio, 2020
#1 recensione  -   Guarda tutte le mie opinioni

E' passata un po' troppo sottotraccia la carriera dei Colosso, band Death Metal portoghese fondata nel 2011 dal cantante/chitarrista Max Tomé che pubblica oggi l'EP "Apocalypse" per Transcending Obscurity Records, ma che ha all'attivo già altri due EP e, soprattutto, ben quattro album. Una band fino ad oggi solo per fini intenditori dell'underground europeo dunque, ed è servito il passaggio sotto lo stendardo della sempre attenta label indiana per far finalmente risaltare a dovere la band lusitana. Eppure, per quanto possiamo ascoltare in questo loro "Apocalypse", i Colosso sembrano essere un progetto molto più interessanti di tanti altri loro colleghi, vuoi anche perché non si sono standardizzati su di un solo stile: un sound pastoso e monolitico à la Immolation si unisce a follie avanguardistiche che molto ricordano pazzoidi del calibro di Ulcerate e Gorguts, in un EP che lungo i suoi venti minuti di durata riesce a catturare l'attenzione dell'ascoltatore sin dai primissimi istanti. In questo, Max Tomé è aiutato dai session che l'accompagnano in questo lavoro, a partire dal bassista Alexandre Ribeiro (Fungus, ex-Bleeding Display) e dal batterista australiano Robin Stone (Norse, Ashen Horde, ex-The Amenta); a convincere un po' meno è l'uso di quattro cantanti differenti per i quattro brani qui compresi, ossia lo stesso Max Tomé in "Death", Guillherme Henriques (Oak) in "Pestilence", Sérgio Alfonso (Bleeding Display) in "War" e Diogo Santana (ex-Analepsy) in "Famine": questa cosa tende infatti a "disperdere", in un certo senso.
Focus primario di "Apocalypse", comunque, è che nessuno dei quattro brani è simile ad un altro. La partenza è affidata alla monolitica "Pestilence" che, vuoi anche per la presenza di Henriques alla voce, ha sonorità più vicine al Death/Doom, creando insomma un vero e proprio colossale monolite sonoro; segue "War", quello che per chi vi scrive è la perfetta sintesi di cosa siano capaci i Colosso, un perfetto connubio tra gli Immolation più pesanti e le sferzate tecniche dei neozelandesi Ulcerate; convince un po' meno il brano in cui troviamo alla voce il mastermind della band, "Death", pezzo più arioso grazie all'uso di clean vocals e di sinistre melodie, ma proprio per questo va a discostarsi rispetto al discorso portato avanti dal resto della tracklist; infine, chiude il lavoro "Famine", il pezzo più brutale dell'intero lotto, vuoi perché il comparto strumentale sembra adattarsi al cavernoso growl di Diogo Santana, cantante appena ventitreenne, ma che può vantare nel proprio curriculum l'aver fatto parte sin dagli esordi in quella che ad oggi è la più rinomata band della scena Death portoghese, gli Analepsy.
Con "Apocalypse" i Colosso mettono sul piatto un EP che sa catturare l'attenzione, come dicevamo, e che accende non poca curiosità su di un futuro lavoro su lunga distanza, con la speranza ora che la band lusitana riesca ad avere la visibilità che merita. E che stilisticamente, riparta dal sound che possiamo ascoltare nell'ottima "War".

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