Tracklist:
1. Calm in Ire of Hurricane
2. Bridge of Spasms
3. The Artifex
4. Harvest Pyre
5. Land of Khem
6. Outstrider
7. Scythewinder
8. Hecate
9. Pace Till Death (Bathory Cover)
Tracklist:
1. Calm in Ire of Hurricane
2. Bridge of Spasms
3. The Artifex
4. Harvest Pyre
5. Land of Khem
6. Outstrider
7. Scythewinder
8. Hecate
9. Pace Till Death (Bathory Cover)
Ok, devo ammettere che in un certo qual modo ho avuto dei grossi problemi con questo lavoro di Abbath. Le presentazioni son da lasciare perdere, visto il personaggio in questione e la sua importanza a livello mondiale per quanto riguarda il mondo della musica estrema.
Eppure in un certo qual modo, tolto il box-set che includeva il makeup (???) ed il disprezzo proprio per quel fenomeno da circo che l'artista in questione é diventato, questo "Outstrider" risulta essere un lavoro che effettivamente ha in sé aspetti positivi e negativi, in cui le parti belle son davvero belle, mentre quelle noiose e pigre lascian davvero il tempo che trovano. Da qui viene la difficoltá nel recensire questo lavoro solido ma, allo stesso tempo, "lame" come gli inglesi lo definirebbero.
Si parte da una produzione che gode di un budget comunque alto rispetto alla media mondiale e quindi di un sound perfetto per quella che é la proposta in sé. A livello di mix/mastering il tutto é assolutamente eccelso! Non ci si puó che inchinare davanti al muro di suono che questo lavoro riesce a creare.
Il problema, se cosí si puó chiamare, é il lato compositivo. Il tutto é perfettamente congegnato per creare veri e propri macigni che, una volta suonati dal vivo, sian in grado di annichilire l'ascoltatore. Eppure, proprio da questo punto di vista, il tutto perde a mio modo di vedere proprio quell'aura "primordiale" e "selvaggia" che invece proprio una proposta come questa avrebbe potuto promuovere.
Un bene o un male, purtroppo, non é facile da dirsi. Il disco é uno schiacciasassi in cui il drumming, tecnicamente superiore, ed il riffing (forse migliore rispetto al precedente omonimo "Abbath") riescon a creare un vortice che difficilmente lascia spazio a qualcosa di differente se non un headbanging sfrenato.
Eppure, dopo un ascolto, il tutto suona pacchiano, ed il progetto gioca forte su brani che possan essere facilmente assimilati e che possan catturare ascoltatori piú o meno giovani che si avvicinano al genere, anziché vecchi canuti che ancora rimpiangono "Pure Holocaust" o "Battles In The North".
Le ritmiche si fanno catchy, il riffing orecchiabile, gli assoli cercan di mettere in luce un lato "tecnico" che possa a suo modo far risplendere i brani non solo dal punto di vista della violenza fine a sé stessa. La voce, il vero trademark, offre una prestazione senza precedenti.
Eppure, brano dopo brano, il tutto inizia a risultare monotono, uguale nella sostanza e privo di ispirazione. Basti pensare a "Outstrider" ed a quanto il tutto sembri troppo simile a "Sons Of Northern Darkness" o come il tutto, in fin dei conti, sembri una copia di ció che proprio l'artista in questione ha continuato a creare sin dagli anni '90.
Un buon lavoro? Senza ombra di dubbio. Un disco fondamentale nel mondo del metal estremo? Tutt'altro.
Non basta la cover di "Pace Till Death" dei Bathory a risollevare le sorti del disco che alla lunga non ha né alti né bassi, ma si adagia su un'immagine, piuttosto che sulla sostanza.
In questo 2019 ci son giá stati album che han positivamente rapito la mia attenzione, le sovraproduzioni in casa Season Of Mist son state dirette, ultimamente, ad un pubblico giovane e che possa avvicinarsi al mondo metal. In questo contesto il nuovo lavoro di Abbath riesce pienamente nell'intento. Per chi invece ascolta il genere da tanto, come il sottoscritto, e che ha visto lavori ben superiori stampati proprio da SOM, si tratta di un lavoro commerciale che non riesce, ancora una volta, a colpire nel segno.