Ci sono dischi che, per quanto siano molto belli, sono di difficilissimo assimilazione. Mi viene in mente, come primo esempio, quel capolavoro assoluto che è "Si Reqvires Monvmentvm, Circvmspicie" dei Deathspell Omega, ma di altri esempi ce ne potrebbero essere tanti altri; e tra questi è da inserire di certo "Seven! Sirens! To a Lost Archetype", primo lavoro su lunga distanza della one man band Black/Ambient tedesca Temple Koludra. Licenziato da Transcending Obscurity Records, l'album in questione è un vero e proprio viaggio, spirituale e non, nella mente di M:W, mastermind del progetto teutonico: un artista capace di riversare tutto sé stesso nell'ora accompagnata dall'ascolto del disco, in cui possiamo trovare sonorità vicine sì anche ai già citati Deathspell Omega, ma soprattutto a gruppi come Mgła, Svartidaudi e Gaerea. Feroce ed atmosferico, "Seven! Sirens!..." è un album che sa come accattivare l'ascoltatore, specie se avvezzo ad un sound più 'aureo' rispetto ad un più classico Black Metal (stra)canonico. Ma è anche un album che, come detto, può essere di difficile assimilazione in primis proprio per l'enorme durata, sia di buona parte dei brani (fa eccezione la sola "Grey Apparition" con i suoi 5 minuti) sia in generale dell'intera opera, cosa che porta spesso ad avere all'interno delle canzoni dei momenti filler che tendono ad allungare forse un po' troppo il brodo. E non funzionano a volte anche gli 'scambi stilistici' che troviamo all'interno di uno stesso brano, con stacchi troppo netti che sembrano quasi tagliare in tronconi diversi le canzoni spezzandone la fluidità.
Abbiamo per le mani, con questo debutto targato Temple Koludra, un album dal potenziale enorme ma che, allo stesso tempo, potrebbe non piacere proprio a tutti (e penso ad esempio a pezzi come "Namarupa"). "Seven! Sirens!..." è, insomma, uno di quei lavori da maneggiare con le pinze a cui comunque una chance è doverosa darla: ognuno reagirà all'ascolto a proprio modo: chi lo riterrà un album grandioso, chi arrivato nemmeno a metà potrà sentirsi terribilmente annoiato, senza mezze misure.