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Burning Shadows bisogna da migliorare Burning Shadows bisogna da migliorare Hot

Burning Shadows bisogna da migliorare

recensioni

titolo
“Truth in legend”
etichetta
Autoproduzione
Anno

 

TRACKLIST:

1.Day of darkness

2.Southwind

3.Sworn to victory

4.From the stars

5.The last one to fall

6.Truth in legend

7.The blessed

8.Deathstone rider

 

 

LINE-UP:

Tim Regan – Rhythm Guitar, Vocals

Tom Davy – Lead Vocals

Chris Malerich – Lead Guitar

The Spencehammer – Drums

opinioni autore

 
Burning Shadows bisogna da migliorare 2017-07-11 19:36:54 Ninni Cangiano
voto 
 
2.0
Opinione inserita da Ninni Cangiano    11 Luglio, 2017
Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 2017
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E’ la prima volta che sento parlare degli americani Burning Shadows (dal Maryland), band attiva addirittura dal 2000, con alle spalle 4 EP e 2 full-lenghts, prima di questo “Truth in legend”, album autoprodotto uscito a maggio 2017 e dotato di piacevole copertina, ricca dei soliti cliché iper-abusati come teschio, spadone, dragone e montagne innevate. Del resto cliché ci sono anche nel nome della band, dato che ho perso il conto delle bands che hanno un “burning” o “burn” nel loro nome, come anche “shadow” o “shadows”.... ma non sono questi i problemi di questo disco che mi hanno portato alla bocciatura. Il principale punto a sfavore sta nella registrazione, anche se spero tale difetto possa essere magari imputabile alla scarsa qualità dei files avuti a disposizione: la batteria è davvero registrata male ed è troppo in risalto rispetto agli altri strumenti, tanto da far sparire il basso (sempre se c’è, visto che nella line-up non compare un bassista....), anche la voce del singer è messa troppo in evidenza.... ecco, altro problema: la voce. Tom Davy ha un’ugola troppo sporca e monotona per i miei gusti; con l’heavy/power suonato dai Burning Shadows ci vorrebbe un cantante più espressivo e più pulito, qualcosa si intravede nella lenta “The blessed”, ma è troppo poco rispetto al resto del disco. Un altro problema è individuabile proprio nel songwriting e nell’economia dei singoli pezzi che durano troppo ed avrebbero maggiore efficacia se spogliati da inutili orpelli che “allungano il brodo” in maniera esagerata, tanto che spesso, nei vari ascolti dell’album, ho avuto voglia di skippare al brano successivo; solo un pezzo su otto dura meno di cinque minuti ed i Burning Shadows non sono gli Iron Maiden capaci di mantenere comunque l’attenzione viva anche in pezzi lunghi.... Qualche nota biografica, infine, avrebbe giovato a questo misero recensore (e meno male che esiste sempre la mitica Encyclopaedia Metallum ad aiutare!). Ciò nonostante, vedo margini di miglioramento nell’heavy/power di questi quattro americani; le parti di chitarra sono spesso molto belle e Chris Malerich ci sa fare con gli assoli. Con pezzi più concisi ed un cantante migliore (oltre ad una registrazione al passo coi tempi), sicuramente i Burning Shadows potranno realizzare qualcosa di meglio in futuro! Per ora “Truth in legend” è ben al di sotto della sufficienza.

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