A distanza di tre anni dall’ottimo “Unfold”, tornano gli Almah di Edu Falaschi con un nuovo disco, il quinto della loro carriera, intitolato “E.V.O.”, dotato di una copertina molto piacevole. E’ anche il primo disco con i nuovi innesti in formazione, Pedro Tinello alla batteria e Diogo Mafra come secondo chitarrista. L’album è composto da 11 pezzi, praticamente tutti molto belli ed orecchiabili, per un power metal che potrebbe essere accostabile allo stile degli Angra di “Rebirth”, il primo disco in cui cantava proprio lo stesso Falaschi. In questo caso, però, il singer sfrutta molto meglio le proprie capacità, rispetto a quanto fatto su “Rebirth”, perchè modula molto meglio la propria voce, alternando momenti acuti ad altri molto più bassi e caldi, facendo dell’espressività e dell’interpretazione le armi vincenti. L’album parte in maniera eccelsa con la splendida suite “Age of Aquarius”, song veloce e frizzante che, almeno nella sua parte iniziale mi ha fatto pensare agli Stratovarius dei bei tempi (quelli di “Episode” o “Visions” per capirci). Si sviluppa poi passando per altri brani che sono davvero godibili ed, ascolto dopo ascolto, conquistano, affascinano e convincono; mi riferisco all’elegante “Speranza”, alle ruffiane “Higher” ed “Infatuated” che entrano in testa immediatamente per non andar più via, ma anche all’oscura “Indigo” ed all’ottima conclusiva “Capital punishment”, altra canzone con un coretto da urlare tutti assieme durante i concerti. “E.V.O.” è un disco vario e indubbiamente valido, seppur con qualche brano un gradino sotto agli altri (“Final warning” non mi ha conquistato del tutto e forse avrebbe avuto bisogno di più ritmo, mentre “Innocence” è un po’ ripetitiva), che conferma gli Almah come una delle migliori bands di power metal che ci sono in giro. Acquisto obbligato per ogni fan dello specifico genere musicale.