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Congiura: quando la fenice rinasce dalle sue ceneri Congiura: quando la fenice rinasce dalle sue ceneri Hot

Congiura: quando la fenice rinasce dalle sue ceneri

recensioni

gruppo
titolo
Requiem
etichetta
Autoproduzione
Anno

PROVENIENZA: Italia

GENERE: Melodic Death

TRACKLIST:
1. Bloodforge =LYRIC VIDEO=
2. Dead Oak
3. Requiem For Humanity =VIDEO=
4. No Cure For This Wounds
5. Suffocated In Blood
6. Nightmare Is This World
7. The Last Conspiracy
8. Where The Wind Can't Blow
9. Taste Of Cold Soil

LINE-UP:
Stefano Lorenzetti - Vocals
Valerio Pietrunti - Lead Guitar
Fabrizio Tartaglini - Rhythm Guitar
Michele Mastracci - Bass Guitar
Stefano Lepidi - Drums
Michele Melchiorre - Live Drums

GUEST/SESSION MUSICIANS:
Alessio Pacifici (Dr. Gore) in Dead Oak
Marco Mastrobuono (Hour Of Penance/Buffalo Grillz) in Requiem For Humanity and backing vocals in Taste Of Cold Soil

opinioni autore

 
Congiura: quando la fenice rinasce dalle sue ceneri 2020-01-13 19:37:09 Luigi Macera Mascitelli
voto 
 
4.5
Opinione inserita da Luigi Macera Mascitelli    13 Gennaio, 2020
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Quella che sto per scrivere è una delle recensioni a me più care. Il motivo è di natura doppia: parleremo della mia terra, l'Abruzzo, e di una band che, come suggerito dal titolo stesso, è letteralmente rinata dalle proprie ceneri. Signori, con immenso piacere ho l'onore di presentarvi "Requiem", secondo album per gli aquilani Congiura che inaugurano con il botto il loro settimo anno di vita. Ma andiamo con ordine.

La storia della band inizia nel 2013 e si ferma, se così si può dire, nel 2015, anno in cui i nostri pubblicano il loro primissimo "IBlood" per Sliptrick Records: un buon lavoro, a tratti interessante, ma fin troppo ispirato al sound degli Insomnium, tanto da non riuscire a dare quel tocco di personalità al quintetto. Per farla breve: ci si attestò su quello scontato quanto odiosissimo "bravi ma non si applicano". Di qui non si seppe più nulla, salvo qualche sporadica data, fino al 2019, l'anno della svolta. Con sommo stupore del sottoscritto ecco che esce fuori il lyric video di "Bloodforge", un brano che segna un nuovo inizio per i Congiura: nuova line-up con Valerio Pietrunti alla chitarra solista e, soprattutto, nuovo sound. Ragazzi, un brano esponenzialmente diverso dal sound precedente, molto più feroce, diretto come una manganellata sulle gengive e maledettamente funzionante. E finalmente arriviamo all'11 gennaio 2020 con il qui presente "Requiem", la fenice di cui sopra, che fa entrare di diritto la band aquilana nell'artiglieria delle band death metal italiane.

Ragazzi, c'è davvero poco da dire: l'album spacca come se non ci fosse un domani e giustifica completamente questi 5 anni di silenzio. Produzione sublime -ricordo che dietro c'è il celebre Marco Mastrobuono degli Hour Of Penance- e brani di una personalità e cattiveria davvero notevoli. Come accennato prima, in passato la facevano -fin troppo- da padroni gli Insomnium, mentre ora c'è molto ma molto di più nel calderone: un melodic death feroce e primordiale influenzato dalla vena death dei nostrani Coffin Birth e dal tipico sound di Göteborg. Il risultato sono nove tracce che sapranno prendervi a calci in faccia da inizio a fine. Prendete la micidiale opening, oppure la successiva "Dead Oak" -traccia che adoro per il forte rimando agli Amon Amarth- e capirete subito di cosa sto parlando: riffoni cadenzati e micidiali, ritmica serratissima da farvi uscire l'osso del collo ma per nulla prolissa o strabordante di orpelli ed inutili ghirigori. Semplici, dritti come spade ed imponenti come colonne; questi gli attributi dei nove inni che troverete in "Requiem". Il tutto condito dall'ottima performance del vocalist Stefano, forse una delle più grandi rivelazioni dai tempi di "IBlood". Strozzata, quasi debole e gracchiante prima, potente, ruvida come carta vetrata e piena dopo. Non oso immaginare quanto lavoro abbia fatto per passare da un flebile miagolio ad un atipico quanto personalissimo ruggito. "Taste Of Cold Soil" o l'assassina "Suffocated In Blood" -questa dal sapore hardcore che in live farà uscire i morti- sono l'esempio perfetto di cosa voglia dire distruggere il microfono!
Tutto ciò va a finire su quello che considero il più grande punto di forza del nostro quintetto: il coraggio e la voglia di spaccare. Non è facile fare tesoro di una sconfitta per poi trasformala nella rivalsa. Ebbene, i Congiura ci sono riusciti maledettamente bene. Non si sono inventati nulla di nuovo, ma come lo hanno fatto loro difficilmente qualcun'altro potrebbe farlo. Grinta, potenza, rabbia... l'urlo disperato e liberatorio che grida: "QUESTI siamo noi". Ecco la linfa vitale di "Requiem. Ecco perché l'album è due spanne sopra a tanti altri lavori molto più tecnici e virtuosi. Ricordate che il saper fare non è sinonimo di qualità: senza il sentimento rimane solo uno sterile lavoro autoreferenziale. Qui, invece, di sentimento ce n'è eccome ed arriva maledettamente puro e travolgente come un pugno in faccia: i brani sanno emozionare, entri nel vivo del genere, respiri quella fredda aria del nord e ti senti vivo. Complimenti ragazzi! Siete rinati dalle vostre ceneri con una piccola grande perla.
Mi raccomando, assicuratevi una copia di "Requiem", non ve ne pentirete!

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